Remo Sordo, martire della libertà. Per non dimenticare.

Il soladato morente

La storia a volte si semplifica affinchè sia più facile da capire ed è cosi che a noi bambini l’hanno sempre spiegata: gli Alleati Americani, i buoni dei  vecchi film con Jhon Wayne, ci hanno liberato dai Fascisti e dai Nazisti che ci avevano invaso dopo  aver combattuto insieme una guerra che noi italiani non volevamo e che abbiamo perso l’8 Settembre .

Il 25 Aprile festiggiamo la vittoria dei valorosi partigiani sui tedeschi, un tempo nostri alleati, e sui fascisti, un tempo nostri connazionali.  Credo che ancora oggi spieghino così la storia a scuola.

I buoni vincono, i cattivi perdono e nasce la repubblica, la prima, quella che sarà uccisa in piazza a colpi di monetine contro un auto blu per questioni di mazzette. Ecco la storia.

Spero che vogliate perdonare il mio cinismo ma metà della mia famiglia parla tedesco ed è di quella nazionalità, non sono mai riuscito nè a sentirmi tra i buoni nè tra i cattivi, sono sempre rimasto nel mezzo, stritolato in un’ Italia di chi si vanta cantando “bella ciao” e tra chi mormora a mezza voce “faccetta nera”.

Provo un sano disprezzo per entrambi e non posso che commuovemi davanti alla tragedia che ha investito quegli anni, alla quantità di vite sprecate per ideali fasulli promossi da politici spregiudicati e visionari i cui eredi tutt’oggi si ostinano a strattonare la verità da una parte all’altra.

Il muro di Berlino, gli anni della guerra fredda e degli intrighi che seguirono sono la prova di quanto avvenne in quei giorni. L’Italia perse la guerra e gli italiani, nel tentativo di non perdere la faccia con i nuovi vincitori, si umiliarono in uno scontro fratricida, i clienti di una o dell’altra fazione contro chi non era in grado di accettare la sconfitta.

Abbattuto il Tiranno i Comunisti o gli Americani hanno salvato il mondo? Ci hanno veramente liberato? Come il mito dell’Idra ogni volta che mozzi una testa al mostro ne spuntano altre due? Probabilmente sarò criticato ed accusato solo per aver dubitato, per essermi posto questa domanda. Ecco la nostra libertà.

Ma ho una storia da raccontare, una che ho appreso da piccolo e che ho nel cuore da sempre perchè non ho mai avuto il coraggio di raccontarla. Per anni sono andato a scuola passando attraverso il viale alberato che costeggia il Lambro, il Viale Remo Sordo, Martire della Libertà, eroe partigiano fucilato in Valsassina.

Eroe, chissà cosa vuol dire eroe. Ogni volta che passavo davanti a quel monumento me lo chiedevo. Perchè in quel viale morì un ragazzo e la mano che impugnava la pistola che sparò alle sue spalle si racconta fosse proprio quella di Remo, a cui il viale è dedicato.

Il ragazzo era un giovane ufficiale tedesco, si dice fosse sceso dal treno e stesse andando a piedi ad Asso quando gli spararono. Moribondo restò su quel viale agonizzante e nessuno osò prestargli soccorso finchè mio nonno, che era stato ufficiale alpino in Friuli fino alla “rotta”, ed un signore di Canzo, di cui purtroppo non ricordo il nome, lo portarono di peso nello spaccio dell’Oltolina sostenendolo per le braccia e per le gambe.

La storia racconta che il soldato indossasse l’uniforme da ufficiale e che il poveretto, ogni volta che mio nonno tenendolo per i piedi inciampava nelle lunghe code del cappoto, urlasse dal dolore. Il soldato morì poco dopo e si dice che solo grazie all’intervento del Signor Oltolina si evitò che le SS effettuassero un rastrellamento punitivo ad Asso. Remo Sordo scappò in Valsassina ed anni dopo gli dedicarono il viale.

Nelle mie ricerche ancora non sono riuscito a capire chi fosse realmente Remo Sordo ma, dopo tanti anni, sò con certezza che la storia del viale è vera ma taciuta dai più.

Forse Remo era un vero eroe ma, perdonatemi, non riesco comunque a credere al mito dei martiri della libertà, a chi, illuminato dal senno di poi, ci racconta come andarono le cose tralasciando i dettagli stonanti. Credo che i veri martiri siano tutti quei poveri cristi morti al fronte, in ogni fronte, o nella propria casa sotto i bombardamenti, o nei campi di concentramento o di malattia nel proprio letto perchè non c’era nessuno che potesse curarli. Gli unici di cui non si fa menzione.

Ipocrisie cromatiche impediscono persino di portare il lutto per ciò che è stato ed oggi, sulle moderne macerie, si accalcano di nuovo i gradi leader per strattonare, come feticci, verità antiche per nuovi scontri. Parto per il Tibet mio povero paese, bastasse una preghiera di stoffa per aiutarti.

Ho riportato un passaggio di un film di Sergio Leone,«il Buono, il Brutto ed il Cattivo», è la scena in cui “il Biondo” offre la propria giacca ed un tiro di sigaro ad un giovane soldato morente. Mio nonno, che non ho mai incontrato, accompagnò mio Padre, che mi raccontò per primo la storia del viale, a vedere questo film quando era ancora bambino.

Credo possa aiutarvi a capire cosa provassi io passando ogni giorno davanti al momunento del Martire della Libertà e cosa pensi di chi, a distanza di cinquan’anni, si glorifica di battaglie che non ha combattuto e che forse furono meno nobili di quanto raccontino.

Questo, prima della mia partenza, è il monumento a tutte le tragedie che non vengono raccontate che spero sopravviva a quello di Remo. Dopo tanti anni anche io, seppur in piccolo, come mio nonno ho trovato il coraggio di raccogliere, contro il parere di tutti, un ragazzo che moriva solo in un viale alberato. Questa è la mia liberazione, ora posso partire sereno. Voi potete andare dove vi pare…

by Davide “Birillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it