La Funicolare di Santa Margherita
Oggi Enzo si è presentato in trattoria, centro culturale del paese, con un mazzo di foto in bianco e nero. Si è seduto ed ha cominciato a trafficare per sistemare la borsa e l’inseparabile macchina Polaroid prima di ordinare il pranzo alla Giusy.
Ormai lo conosco, l’ho squadrato serio e gli ho detto “coraggio racconta”. Lui si è aperto in un sorriso sornione: “Niente… sono andato alla Funicolare di Santa Margherita a fare degli scatti…”. La Zia ha scosso la testa, cominciava la conferenza, ed in un attimo eravamo nel passato di quell’angolo di montagna che si affaccia sul lago al confine tra Italia e Svizzera.
Santambrogio è salito lassù a fotrografare un pezzo di storia che vive in questi giorni il suo momento piu’ incerto, ma andiamo per ordine.
All’inizio del secolo, nel 1868, Lanzo d’Intelvi divenne famoso grazie alla scoperta delle fonti solfoferruginose del Paravisio, al Pian delle Noci, dando vita allo Stabilimento Idroterapico. Per l’inaugurazione del Grand Hotel Belvedere fu costruita una funicolare che univa il belvedere di Lanzo (885 m) con il paese sottostante di Santa Margherita, sul lago di Lugano, da dove partivano i battelli che permettevano ai turisti Italiani e Svizzeri di raggiungere la località turistica.
La funivia è rimasta in attività dal 1907 al 1977.
Da quando è stato interrotto il servizio la funicolare ha corso spesso il rischio di essere smantellata, questo nonostante lo sforzo del comitato locale che vuole non solo preservarla ma rimetterla in attività. Purtroppo le speranze sembrano affievolirsi, la regione Lombardia metterà in vendita la funicolare con un asta pubblica che si terrà il 24 settembre. Quelle di Enzo potrebbero essere le ultime foto.
L’aggravante che amareggia i vallintelvesi è che la regione mette all’asta le stazioni senza informarne il comitato promotore, che pochi anni fa vinse la causa per restituire alla regione la funicolare stessa, proprio quando stava per essere sottratta al Pirellone.
Nel 1992 nacque il comitato promotore per la funicolare che profuse impegno ed energia per richiamare l’attenzione della regione affinché si potesse riattivare l’impianto, prezioso mezzo di comunicazione fra lago e montagna. Il comitato si battè affinché due immobiliari, l’Alpina e la Diamante, non si accaparrassero le stazioni a valle e a monte, già destinate a diventare delle meravigliose ville.
Vi ho raccontato questa storia perchè Santambrogio è sempre a caccia di quei tesori della nostra zona che rischiano di scomparire. Riesce a scovare particolari sempre interessanti ma ammantati da una punta di nostalgia, spesso in pericolo di scomparire per volontà o incuria dell’uomo. Spero non debba mai fare foto simili alle meraviglie della nostra Vallassina.
Enzo è gelosissimo delle sue foto ma con le buone sono riuscito a farmene dare un paio, spero in questo modo di rendere omaggio ad un pezzetto di passato che forse scomparirà.
Davide “Birillo” Valsecchi