«La Vallassina nulla ha di comune colla città di Milano quanto ai pesi, né in essa possono esercitar giurisdizione il vicario e i dodici di provisione, nemmeno negli affari d’annona (Ndr- approvvigionamento alimentare delle città): perché ivi non hanno fona di legge gli stessi proclami degli eccellentissimi governatori, pubblicati in Milano, qualora non siano pubblicati specialmente in Vallassina . E’ fin diritto di sangue aveva il podestà, come indicano gli statuti: abbrugiando chi facesse moneta falsa, decapitando il violatore di donna, tagliando la mano ai falsi testimoni. Haac sunt stallila et ordinamento Communis et hominuiu Vallis Vallassinae, facta el compilala ad honorem SS. Jo. Baptist et Evangelista.»
Che la gente delle mia valle fosse dura, specie di comprendonio, l’avevo capito da un pezzo, quello che mi stupisce è scoprire con quanto orgoglio e determinazione ribadivano la propria indipendenza giuridica e politica in questo piccolo pezzo di terra affacciato tra i due rami del Lago di Como.
Questi brani appartengono a Storie Minori, uno dei volumi scritti da Cesare Cantù e pubblicati nel 1864. Dove li ho trovati? Facile a dirsi, tutto il testo è pubblicato integralmente e gratuitamente su GoogleBooks, la più grande biblioteca digitale del mondo. Sapete chi si è preoccupato di fornire, digitalizzare e tradurre l’originale? Niente meno che la prestigiosa Università di Harvard. A conferma che il mondo prova uno spasmodico interesse per una terra che gli “indigeni moderni” bistrattano come infelice e morente dando valida prova della propria ignoranza. Non temente, se siete su queste pagine probabilmente non siete tra gli stupidi che, arricchitosi con la cementificazione della valle, ora piangono a lutto per il territorio con lacrime di coccodrillo.
Quello che ho trovato la dice lunga sul carattere di Vallassinesi: «Moltissie pene sono pecuniarie anche per offese personali, come una ferita a sangue lire 25, il doppio se con arma proibita ; lire 20 se a mano nuda ; lire 6 se senz’armi né sangue : lire 3 a chi prende uno pei capelli : lire 4 a chi gli getta in terra il berretto e il cappello. Libere la delazione dell’armi e la caccia, esenzione conservata fin alla legge di Carlo VI nel 1714, col pretesto dei lupi che infestavan la valle.»
Dal clilindro della storia saltano fuori nomi illustri inspettati : «Il Marchese Giovan Pietro Locatelli di Asso, custode dell’Arcadia e del Museo Capitolino in Roma, valente letterato e conoscitore d’antichità, fu incaricato da Benedetto XIV d’aumentare il Museo Clementino.(1745)»
Per chi non lo sapesse l’Accademia dell’Arcadia è un’accademia letteraria fondata a Roma il 1690 mentre il Museo Capitolino è il museo pubblico più antico del mondo, fondato nel 1471 da Sisto IV con la donazione al popolo romano dei grandi bronzi lateranensi. Mentre il Museo Clementino è uno dei musei Vaticani e, per intenderci, quello che ospita la famosissima statua del Laoconte del 40 A.c. Mica male pensare che uno di Asso sia stato chiamato a gestire alcuni tra i principali fulcri della cultura mondiale. E’ tuttavia inquitante pensare alla quantità di stupidi che affolla oggi giorno il paese di Asso, opprimente il loro continuo lamentarsi di questa incredibile Asso: «Stupidi, ignoranti e beceri, smettetela di lamentarvi come oche. Rimboccatevi le mani oppure emigrate!!» (…opps, forse troppo brutalmente diretto!!)
Ma lo spirito della gente di Vallassina è questo: un po’ indomito, un pò sanguigno. Sempre in questo libro ritroviamo le mitiche contese tra i paesi di cui avevamo già parlato negli articoli Amori e sassate nella vecchia Valassina e Storie di zuffe tra i Valassinesi, articoli di questo sito che furono anche ripresi e citati da La Provincia Di Como: «Anche tra Sormano e Valbrona frequentavano sfide e mischie. Una notte d’inverno i Valbronesi mossero a saccheggiar le case di Sormano, mentre appunto gli uomini erano venuti per lo stesso fine sopra Valbrona, per strade insolite. Carichi di bottino gli uni e gli altri tornavano, quando scontraronsi là dove ora è un tabernacoletto della SS. Trinità. Fatto alto, deposte le spoglie, accingeansi al sangue, allorché un vecchio, trattosi in mezzo, propese che ciascuna parte lasciasse quel che aveva tolto, e cosi cessasser il mutuo danno. Fu accolto bene il consiglio, e mutata la collera in riso, tornarono più che presto gli uni e gli altri a consolare le desolate famiglie».
La storia ci insegna chi eravamo, il mondo moderno vuole spogliarci dell’orgoglio, vuole che ci si arrenda a vivere in paesi dormitorio e silenziosamente ci si si conformi ad una vita fatta di routine e mediocrità. Alza la testa Asso, non è più tempo di lasciarti soffocare da ignoranza e cemento!!
Davide “Birillo” Valsecchi