Lago di Spluga da Civo (Val Masino)
Il cartello indica perentorio “Lago di Spluga – 5 ore”. Non è un inizio incoraggiante ma la verità è che ci aspettano 1700 metri di dislivello positivo e quasi 15 km tra andata e ritorno. Tuttavia la giornata è bella e la Valle di Spluga, tributaria della Val Masino e da non confondere con l’omonima Valle Spluga (o Valle san Giacomo), appare verdeggiante e ricca d’acqua. Lasciata la macchina poco più avanti del “Ponte del Baffo” ci dirigiamo verso l’acquedotto ed iniziamo a salire. Il sentiero, che corre a ridosso dell’omonimo torrente Spluga, sale ripido ma curiosamente piacevole. L’ambiente e gli odori sono decisamente alpini: superati i 2000 metri di quota si esce dal bosco e lo scenario si allarga, si impenna, si riempie di roccia, di granito. Sulla valle troneggia il Monte Calvo (2.845m) affiancato dai passi che portano verso la val dei Ratti (passo di Talamuca e passo Prealpia) e la Val Merdarola (passo del Calvo). Poi, finalmente si raggiungono i primi laghi più piccoli e quindi il grande lago di Spluga. Via gli scarponi infiliamo i piedi a mollo nel lago prima di mangiare un boccone. Ci godiamo un po’ il sole di inizio Giugno e poi giù, di ritorno sui nostri passi. Alla fine, tra andare, tornare e guardarsi intorno abbiamo impiegato 8 ore. Non male. Poco traffico sulla strada di ritorno lungo la 36. La serata si è felicemente conclusa con una bella cena insieme ai Consiglieri del CAI Asso all’agriturismo di Crezzo. Davvero non male come giornata.
Moregallo – Sentiero Giallo
[𝗘𝘀𝗰𝘂𝗿𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗘𝘀𝗽𝗹𝗼𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼] A Settembre ho intenzione di proporre un corso di “𝘌𝘴𝘤𝘶𝘳𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪𝘴𝘮𝘰 𝘌𝘴𝘱𝘭𝘰𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘰”. Un percorso formativo, sia pratico che teorico, che permetta ai partecipanti di approcciare itinerari di tipo T4: “𝘐𝘵𝘪𝘯𝘦𝘳𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘢𝘭𝘱𝘪𝘯𝘰 – 𝘚𝘦𝘯𝘵𝘪𝘦𝘳𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘥𝘶𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦, 𝘪𝘵𝘪𝘯𝘦𝘳𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘢 𝘵𝘳𝘢𝘵𝘵𝘪 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘵𝘳𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢𝘵𝘰, 𝘵𝘢𝘭𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘣𝘪𝘴𝘰𝘨𝘯𝘢 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘪𝘳𝘴𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘮𝘢𝘯𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘳𝘦𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦. 𝘛𝘦𝘳𝘳𝘦𝘯𝘰 𝘢𝘣𝘣𝘢𝘴𝘵𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘦𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘰, 𝘱𝘦𝘯𝘥𝘪𝘪 𝘦𝘳𝘣𝘰𝘴𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘪𝘤𝘢𝘵𝘪, 𝘷𝘦𝘳𝘴𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘦𝘳𝘣𝘰𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘴𝘱𝘢𝘳𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝘳𝘰𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘦.” Un corso che mira a sviluppare le capacità necessarie a pianificare ed affrontare un’escursione anche al di fuori della rete sentieristica, per molti aspetti oggi “𝘱𝘳𝘦𝘤𝘰𝘯𝘧𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘵𝘢”. Un’esplorazione che è soprattutto un confronto interiore con l’ignoto, con tutto ciò che non è tracciato o prevedibile, ma che può essere conosciuto solo grazie al confronto diretto, con una onesta e completa immersione nell’ambiente naturale. Un corso a numero chiuso, dedicato a chi ha possiede adeguata esperienza e preparazione per compiere un ulteriore passo in avanti. Un corso che richiede da parte mia un’attenta pianificazione ed un significativo numero di sopralluoghi per valutare gli scenari più idonei. Uno di questi sarà probabilmente il “ Sentiero Giallo” del Moregallo. Un vecchio itinerario che non troverete nelle carte, salvo quelle piuttosto vecchie, che risale la Valle delle Moregge tra Corni di Canzo e Moregallo, una delle valli più selvatiche del Lario Orientale. Il percorso un tempo partiva da una vecchia scaletta di servizio nei pressi tra l’uscita nord della vecchia galleria ed il Nautilus, purtroppo oggi la scala è inaccessibile per via dei cancelli e dei blocchi. Per questo, sempre sfruttando vecchi itinerari, si utilizza il primo tratto del Sentiero 50° Osa raccordarsi al “Sentiero Giallo” – così chiamato per il colore degli sbiaditi bolli presenti – inoltrandosi nella valle lungo la destra idrografica del torrente Moregge. L’itinerario inizia a 200 metri di quota e termina in vetta al Moregallo, dopo 6 km ed oltre mille intensi metri di dislivello. Una traccia a volte evidente, a volte tutt’altro che intuitiva anche per chi vi è stato più volte. Uno scenario autenticamente selvaggio che non ha reticenze nel mostrare tanto la propria bellezza quanto la propria scarsa attitudine alla frequentazione turistica. Uno scenario che spiega chiaramente come funzionino davvero le cose in montagna. Le escursioni T4 maggiormente candidate per il corso sono, al momento, il Sentiero Giallo al Moregallo, il Cornell Bus sul Grignone, la cresta Sud-Ovest dello Zucco di Cam …e qualcosa un po’ più a nord, un’idea ancora tutta da valutare. Eccovi qualche immagini dal recente sopralluogo:
La Montagna dei Papà
Nel Week-end un’escursione piacevolmente atipica: i partecipanti erano infatti tutti Papà e tutti abitavano nello stesso condominio milanese! Le mamme ed i figli avevano organizzato un pick-nick al parco, così i papà ne hanno approfittato per dare vita ad un uscita sulle montagne del Triangolo Lariano. Partiti da Caglio ci siamo incamminati alla volta della Dorsale Lariana per raggiungere la cima del Palanzone ed il rifugio Riella. Di origini siciliane, pugliesi e calabresi avevano poca dimestichezza con la montagna, ma erano mossi da un grande entusiasmo e da un attenta curiosità. Spesso diamo ciò che ci circonda come scontato, abituale, ma osservare il loro stupore per i nostri panorami mi ha ricordato quanto sia speciale, e forse unica, la nostra penisola incastonata tra lago e montagne. Il loro equipaggiamento, come spesso accade ai principianti, qua e là aveva qualche pecca, ma questo può solo rimarcare il loro impegno e la loro tenacia. I complimenti vanno in particolare a Fabio che, tradito dalla suola dei propri scarponi (che si è letteralmente sbriciolata!), ha comunque portato a termine la salita ed il rientro con stoica caparbietà. Un’escursione apparentemente semplice, che la buona compagnia ha saputo rendere speciale!
Caglio-Asso via Lasnigo
Il programma prevedeva una salita piuttosto alternativa ed impegnativa al Monte San Primo. Le previsioni però rimarcavano pioggia e così, nonostante la delusione per il gruppo, ho preferito annullare l’uscita. La pioggia però, domenica mattina, sembrava tardare ad arrivare. Solo in casa, Bruna e la bimbe erano dalla nonna, ammazzavo pigramente il tempo. Poi, visto che nel pomeriggio intendevo scendere ad Asso per festeggiare una mia nipotina, mi sono detto: “Forza Birillo, facciamo due passi: andiamo in valle a piedi”. Ho riposto nell’armadio i vestiti buoni da montagna, quelli da guida, quelli ben puliti e senza buchi, indossando invece i miei beneamati “stracci da ramingo”, quelli pieni di rammendi, con i buchi e gli strappi ma complici di mille viaggi. La pioggia, che iniziava a cadere, rendeva intensamente brillante il verde attorno a me, trasformando il mio cammino attraverso i sentieri del bosco in una piacevole immersione nell’equilibrio più ampio delle cose. Avevo voglia di girovagare e quindi non ho preso la strada più breve, anzi. Dalla Piazza di Caglio sono sceso a Rezzago, alla chiesa romanica di Cosma e Damiano. Qui ho preso il sentiero che risale lungo il torrente Roncaglia verso Rezzago, deviando poi per Brazzova, frazione di Asso, proseguendo poi verso Gallegno, altra frazione di Asso al confine con Lasnigo. Attraversando la provinciale per Magreglio all’altezza della Casa Blue, poco prima della chiesa romanica di Sant’Alessandro, ho superato il centro storico di Lasnigo prima di attraversare i prati ed i boschi che conducono a Fraino, altra frazione di Asso. La pioggia si era fatta battente ma, giunto a Pagnano, sono stato sorpreso da una schiarita: “Bene, allora allunghiamo ancora un po’!!”. Aggirando il Dosso Deo sono risalito fino a Megna scendendo poi a Visino, frazione di Valbrona. Superato il fiume Foce, che sbocca nel Lambro dopo la Cascata della Vallategna, ho percorso la strada di Cranno fino alla casa dei miei. Rapido cambio di vestiti, ben asciutti dentro lo zaino, e mi sono unito alla festa. Il GPS segna 10 Km per una piacevole passeggiata sotto la pioggia di un paio d’ore attraverso il verde intenso di sentieri poco conosciuti, poco impegnativi ma decisamente appaganti. Anche in un’uggiosa giornata di pioggia.
Davide “Birillo” Valsecchi
Giro lungo alla Croce Pizzallo
Il tempo era incerto ma la squadra ben determinata! Quindi, come spesso accade nelle giornate in cui la primavera si confonde con l’autunno, abbiamo “improvvisato” un escursione nei Monti di Sera navigando a vista e ripianificando i nostri obiettivi e la nostra rotta via via lungo il percorso. In giornate come questa il “gioco” è utilizzare il GPS per disegnare sulla mappa un ghirigoro colorato tanto improbabile quanto logico ed impegnativo. Così, lasciato il centro di Caglio, abbiamo raggiunto il castagneto di Rezzago seguendo sentieri quasi dimenticati e scorciatoie tracciate dagli animali. Poi giù, verso i Funghi di Terra ed il Lazzaretto. Poi sù, ad intercettare la mulattiera per Enco prima di scendere di nuovo puntando verso Valle Alta prima di risalire, dritto per dritto, verso Fiorana e la Sorgente del Pizzallo. Un goccio d’acqua – fredda e limpida – e poi ancora verso l’alto, verso Piazza Dorella e la Croce Pizzallo. Giunti in cima di nuovo giù, verso il Passo del Freddo allungandosi verso la Fontana Tre Sassi e l’alpe del Ginestrino. Lungo i prati incontriamo una bella lepre ed un maschio di capriolo. Giunti al Passo di Vallelunga ci concediamo un’altra stravaganza deviando nella valle tra la Ca Volta ed il Niombison, dove scorre l’affluente principale del Torrente Rezzago. La traccia che sembrava promettente purtroppo si disperde laddove il bosco si dirada lasciando spazio ad un’ampia radura di rovi ed erba alta. Mi infilo tra le spine in cerca di un passaggio tra gli ostacoli ma è quasi impossibile vedere sotto il metro e mezzo d’altezza. Il gruppo si muove piacevolmente in silenzio, ormai iniziano a capire ed imparare i trucchi! “Fermi… non siamo soli!” sussurro abbassando la testa. La sensazione si concretizza e davanti a noi, ad una ventina di metri, “sorprendiamo” quattro bei cinghiali: tre grossi ed un piccolo. L’ambiente è decisamente selvaggio e l’incontro elettrizzante. Il grosso davanti mi guarda, scocciato di non averci visto o sentito arrivare. Il gruppo resta immobile mentre io salgo in piedi su una ceppaia. Sono qui: lui mi vede, io lo vedo, lui decide di portare il suo gruppo verso l’alto della collina, senza fretta, senza agitazione. Io tengo fermo il mio. Ora, che la situazione è risolta, posso tentare una foto mentre si spostano nell’erba alta. Riprendiamo il traverso nella valle e scendiamo verso la Fornace evitando il Tennis e la Madonna di Campoè sfruttando la “mulattiera verde” lungo il fiume. 12 km, 700 metri di dislivello per quattro intense ore di cammino dietro casa, ai margini della società, sfiorando una natura selvaggia che ci è più vicina di quanto tendiamo a credere. Bella escursione!!
Davide “Birillo” Valsecchi