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Racconti di un pellegrinaggio Tibetano

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Riti di iniziazione: Barber Shop

Riti di iniziazione: Barber Shop

Perchè? Non so il perchè. Deve essere colpa di Angelo, è stato lui a mettere in piedi questa tradizione. Io non mi rado mai nemmeno a casa!!!

Ma le tradizioni vanno rispettate, se questo è il tuo primo viaggio tra le montagne di questa parte di mondo ti tocca un giro dal Barber Shop locale, giusto per dare prova di coraggio e spericolatezza.

Perchè diciamocelo, per quale altro diavolo di motivo dovrei entrare in un bugigattolo dove si mischia unto, sporcizia, pessima schiuma da barba e rasoi rischiando di rimetterci la faccia? Sono le tradizioni, di certo avranno un loro perchè.

Una volta ho fatto la barba da uno dei barbieri della nostra zona, non aveva una gran mano ma tutti i ferri del mestiere erano puliti, gli asciugamani nuovi ed il locale era quanto di meglio l’igene occidentale potesse offrire. Qui invece c’è una sola regola: fagli cambiare la lametta e spera che sia bravo.

Questa volta toccava ad Enzo provare l’esperienza ed è stato divertente, per me, vederlo seduto su quella poltrona con l’esperessione tesa mentre gli passava la lama sulla faccia. In realtà questi barberi hanno una mano incredibile e difficilmente sbagliano, la loro tencnica ed i disinfettanti tradizionali sopperiscono alla promiscuità e racapricciante mancanza di igene di questi posti.

Come lo so? Statisticamente sarebbero tutti morti se cosi non fosse. Almeno credo. Comunque sia per un occidentale è quarto d’ora parecchio interessante sebbene alla fine sia la miglior rasatura della propria vita.

Credete che Birillo sia un pavido? Che avrebbe lasciato solo il suo compagno d’avventura? Nossignore, via un giro di barbiere anche per me!!

Io che non mi rado mai sono finto di nuovo su quella poltrona su cui avevo trascinato Enzo con la scusa della tradizione. Un quarto d’ora di brivido a testa ed ora siamo sbarbati come due ragazzini!

by Davide “Birillo” Valsecchi on Cima-Asso.it

Si parte per il Marka!!!

Si parte per il Marka!!!

I giorni spesi a Leh e nei suoi dintorni sono stati proficui:  abbiamo avuto l’occcasione di scattare buone foto, registrare preghiere e suoni di culture e lingue diverse, abbiamo completato l’acclimatazione e la preparazione. In dieci giorni ci siamo lasciati alle spalle i mal di testa, i problemi alimentari ed il fiato corto. Le valli si sono liberate dalla neve ed il tempo si è stabilizzato. Si parte per il primo obbiettivo della nostra spedizione: la Marka Valley.

La valle del fiume Marka è una delle più conosciute del Ladakh ed una delle più caratteristiche e ricche di vita della regione. Durante il nostro viaggio incontreremo diversi villaggi d’alta quota, monasteri e supereremo tre valichi attorno ai cinquemila metri.

Il tempo speso a Leh è servito anche ad instaurare buone relazioni con la gente locale e ci ha permesso di conoscere Tsering, un rifugiato tibetano che vive a Stok, un paesino nei pressi di Leh. In realtà Tsering ce lo ha presentato la nostra Zia Tibetana, una robusta signora che gestisce una piccola taverna tibetana al secondo piano di una casa nella via dei Bazar.

La taverna è molto modesta ma è il punto di ritrovo di tutti i profughi tibetani della zona, “la Zia” è fuggita dal Tibet all’età di quattro anni e da allora vive qui in Ladakh. La maggior parte delle attività commerciali di Leh sono gestite da munsulmani e quello ci è subito sembrato un buon posto per entrare in contatto con la comunità tibetana. Nei giorni in cui siamo rimasti a Leh abbiamo bazzicato il suo locale per mangiare qualcosa o semplicemente per bere un the, farci vedere e fare quattro chiacchiere con i locali di cultura buddista. Le “zie” sono uguali in tutto il mondo, ormai mi aspetto che entrando mi urli “Nani!! Trovati posto e mangia senza fare casino!!” come fa la nostra Giusy ad Asso.

Qualche giorno fa ci si è piantata davanti al tavolo ed in inglese ci ha semplicente detto: “So che andate nel Marka, ho una persona da presentarvi che può accompagnarvi”. Le zie non vanno mai per il sottile ma è per questo che sono speciali.

Alle sue spalle, seduto ad un tavolo vicino, c’era Tsering, un ragazzo sulla trentina con la pelle cotta dal sole ed un grande sorriso timido con cui ci guardava tenendo tra le mani il berretto. Probabilmente voleva presentarsi da un pezzo ma senza la spinta della zia non avrebbe osato farsi avanti.

Mi è sembrato subito simpatico e lo abbiamo invitato al nostro tavolo per conoscerlo. Ci siamo presentati ed abbiamo parlato per un po’. Lui conosce bene la valle e si  offerto di seguirci facendoci da interprete e da guida lungo il nostro viaggio. In tutta onestà ha chiesto talmente pochi soldi che mi sarebbe sembrato ingiusto non accettare la sua offerta.

Ho guardato la zia, che se ne stava appollaiata in ascolto in giro per la piccola sala da pranzo, e le ho chiesto: “Posso fidarmi di questo ragazzo?”. Conoscevo già  la risposta ma adoro rispettare la forma.

Lei,  piazzandosi seria davanti al mio tavolo, mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: “Io conosco Tsering, è un bravo ragazzo. Vai nel Marka con lui e poi torna qui a dirmi come è andata”. Le ho fatto un grosso sorriso: “Okeay, Tu-che-che”. Grazie in Ladaki. Mi sono girato verso Tsering e gli ho allungato la mano: “Done”. Andata. Poi in italiano, ridendo, verso Enzo: “Bene Capo, caccia i soldi per l’anticipo e paga la nostra guida, si parte Martedì!!”

By Davide “Birillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it

Tanti Auguri Cristiana!!

Tanti Auguri Cristiana!!

Questa mattina, ancora acciaccati per i 45 km in “cabriolet” di ieri, ci siamo alzati presto e ci siamo diretti nel centro di Leh. Enzo voleva a tutti i costi riuscire ad ottenere una preghiera buddista da registrare e dedicare a Cristiana, sua sorella, che ha compiuto gli anni il 13 di questo mese. Con questo intento ci siamo diretti al monastero di Leh per parlare con i monaci prima che dessero inizio alle preghiere del mattino.

Con nostra grande sorpresa abbiamo trovato il monastero in piena agitazione: il piazzale straripava di monaci nei loro caratterstici colori rosso e giallo mentre nel prato dietrostante erano stati accessi grand fuochi da campo e diverse donne si affaccendavano dietro pentoloni e pignatte preparando acqua calda e focacce.

La fiumana di monaci non sembrava fermarsi e via via che passavano le porte del monastero si sistemavano all’interno del tempio o sulle gradinate circostanti. Unici stranieri in quel fiume di teste di rasate ci siamo appostati in un lato delle gradinate aspettando di capire che cosa stesse succedendo.

Senza alcun preavviso un piccolo gruppo di orchestrali formato da trombe, flauti e tamburi attacca una specie di marcia mentre tutti i monaci scattano in piedi con la mani giunte protesi in un inchino verso di noi. Una marea di monaci rasati che ti fà l’inchino fa una certa impressione!!

Ancora mezzo addormentato mi rendo conto che siamo seduti su un muriciolo a lato della porta principale ed i miei due neuroni fanno appena in tempo a coordinare una manata ad Enzo ed un mezzo ringhio: “Oh cazzo!! Tirati su!!”.

Scattiamo in piedi, cappello tra le mani quasi sull’attenti, appena in tempo per l’ingresso di una piccola parata di incensi e campanelli tra cui spicca la figura anziana di un monaco che ha tutta l’aria di essere uno che conta. Solo qualche minuto dopo scopriremo che quel monaco è il più anziano ed importante di tutto il Ladakh e che è arrivato a Leh per presenziare una celebrazione di cinque giorni che coinvolgerà tutti i monasteri della regione.

Più di duecento monaci ad attenderlo ed i primi in cui si imbatte sono Birillo ed Enzo da Asso. Credo sia rimasto stupito quanto noi!!

Il “grande monaco” fa il suo ingresso trionfale all’nterno del tempio e la situazione all’esterno torna abbastanza tranquilla mentre i monaci cominciano a distribuire the e focacce ai compagni che sono appena giunti nel monastero.

Enzo, che non è uno che si lascia impressionare, comincia a scattare polaroid e la cosa sembra divertire parecchio i monaci che lo lasciano fare sorridenti per nula disturbati. Uno di loro, che parlava perfettamente inglese, lo invita ad immortalare i più anziani ed Enzo si sbizzarrisce impressionando tutti con il miracolo della fotografia istantanea.

Enzo si mette a fotgrafare un gruppetto di monaci bambini e, dopo lo scatto, li chiama a raccolta affinchè soffino sulla polaroid velocizzandone lo sviluppo. Quella piccola magia collettiva rapisce completamente i piccoli monaci che soffiano concentrati e scoppiano in grandi risate quando l’immagine appare. Enzo, in ginocchio, è letteralemente sommerso da quella giovane folla distratta dalle grandi celebrazioni che sgomita allegra per vedere il mago straniero.

Poi la piccola orchestra suona ancora un’allegra marcia fino a quando dal cuore del tempio non ci giunge la voce profonda e ritmata della preghiera che, raccolta da tutti i monaci all’interno del monastero, risuona vibrante ed intensa. Tutti i presenti si ricompongono e si calano nella profondità della loro meditazione. Anche noi ci tiriamo da parte ascoltando stupefatti il suono di quella preghiera collettiva.

Alcuni fedeli cominciano a prostrarsi ritmicamente durante la preghiera che sembra infinita e sempre uguale.  Credo recitino una specie di rosario ripetendo le stesse preghiere in un lunghissimo ciclo. Tra un ciclo ed il successivo si rilassano in grandi sorrisi mangiando e bevendo the. Da quello che ho potuto capire continueranno in questo modo per altri cinque giorni vivendo tutti assieme all’interno monastero.

Eravamo venuti per registrare una preghiera per Cristiana e siamo finiti al centro della cerimonia d’apertura di uno tra i più importanti eventi della regione dove le delegazioni di tutti i monasteri si incontrano nella capitale.

Tanti auguri Cristiana, quelsto è un pezzo della preghiera che abbiamo registrato per te:

Recorded by a Edirol R-09HR

 

Brazil Adventure: Chemrey monastery

Brazil Adventure: Chemrey monastery

La situzione è questa:  Brasiliana, 36 anni, lunghissimi capelli biondi fino al sedere, inguianata in un paio di pantaloni da trekking ed in giro per il Ladakh da sola da tre settimane. Questo per farvi capire il guaio che ci è presentato all’orizzonte nel mezzo di un bazar. Con un grande sorriso ci ha chiesto se ci andava di accompagnarla per 45km con un pulman pubblico a visitare un monastero piuttosto isolato nella zona a nord est di Leh. Voi, nei nostri panni, cosa avreste risposto?

Prima ancora che il sole fosse alto mi ritrovo su un pulman sgangherato in mezzo a saccchi di riso e ridenti faccie tibetane arrostite dal sole. Piano piano il pulman arranca lungo la strada verso Chemrey e dopo un’ ora di viaggio e mille fermate ci ritroviamo nel mezzo del nulla ai piedi di una collina sovrastata da un monostero bellissimo. Marina, Enzo ed Io ci incamminiamo lungo la strada polverosa salendo la scalinata che porta all’ingresso del Gompa.

Il monastero è quasi deserto ed incontriamo solo monaci felici di ospitare il nostro gruppetto. Enzo si sbizzarisce con le sue polaroid e Marina esplora ogni angolo del monastero. Io, da bravo sherpa, mi ammazzo sotto il peso dell’attrezzatura su per i gradini. La vista dall’alto valeva la fatica ed il cuore del monastero è adornato di magnifici disegni dove demoni e santi si confrontano e  scontrano ( e, secondo me,  in alcuni casi pure si accoppiano!!)

Ma il servizio pubblico indiano è piuttosto “appossimativo” così  alle tre ci lanciamo giù di corsa dalla collina per piazzarci a quella che sembra una fermata del pulman. L’ultima corsa dovrebbe passare alle quattro del pomeriggio ma noi, in attesa dalle tre e mezza, non abbiamo visto passare ancora nulla. Un monaco ci fa capire di aspettare, prima o poi qualcosa arriverà. Alle cinque qualcosa compare all’orizzionte. Sembra un pulman ma c’è qualcosa di sbagliato in quel mezzo: le persone dobbero essere dentro e non appese fuori!!

Uno sgangherato pulmino ci si presenta davanti gremito in ogni suo posto con una quantità di gente sul tetto ed aggrappata alle porte. Marina ride allegra con quel suo modo brasiliano di fare mentre Enzo recita un “colorito” rosario che coinvolge tutte le divinità dei panteon conosciuti. Scuoto la testa, recito una silenziosa “preghierina” anche io ed isso bagagli su per la scaletta. Una volta in cima cerco posto sul tetto nel mezzo di una moltitudine di ragazzi in uniforme scolastica che sghignazzano allegri per l’inaspettata apparizione dei tre stranieri.

Il pulmino è da 30 posti ma siamo più di 30 solo su quel tetto! Allunghiamo a Marina una delle nostre giacche in goretex e prendiamo il viaggio come viene: il sole è ancora caldo ma  si alza il vento e comincia a fare un po’ freddo lassopra. Metto i piedi a penzoloni lungo la fiancata del pulman, Enzo si piazza con la macchina fotografica e Marina si mette a far cantare i ragazzi, come ci resca non mi è chiaro.

Non è male quassù, il vento taglia un po’ la pelle del viso quando arrivano le folate ma non si sta male. Il panorama dei monti al tramonto è spettacolare, anche se il pulman sembra volersi ribaltare ad ogni curva alla fine ci si rilassa e ci si gode la magnifica vista e l’allegria di questa gente.

Dopo 45km ed un ora e mezza di scossoni e vento su quel tetto siamo di nuovo a Leh e , tutti assieme, ci si fionda a mangiare i momo, ravioli tibetani, in trattoria “dalle zie” himalayane.

Ritorno a Leh

Ritorno a Leh

Siamo di nuovo a Leh ma la situazione della neve non è cambiata. Il passo verso Manali è ancora chiuso mentre quello per la Numbra Valley è aperto ma con molte difficoltà. La nostra spedizione ha a propria disposizione molto tempo ed una delle prime cose che mi hanno insegnato ad avere in montagna è la pazienza, spesso evita i guai.

La mia preoccupazione non è la neve di per sè, ma bensì come si scioglierà. Se dovesse sciogliersi in gran quantità per via di queste giornate di sole c’e’ il rischio che i fiumi della valle vadano in piena e si riempia di fango ogni cosa. Parlando con i locali mi hanno detto che in passato quando questo è avvenuto parecchi trekkers si sono ritrovati in guai seri uscendone letteralemente con “le ossa rotte” .

Se la neve regge e si lascia andare piano piano non dovremmo avere problemi e potremmo fare foto ammantate di bianco. Nel frattempo ci teniamo in forma facendo piccoli trekking attorno a Leh e cercando di conoscere quanto più possibile della cultura locale.

Davide  Valsecchi

Sono passati solo 10 dei 90 giorni a nostra disposizione ed è ncredibile quante cose siamo riusciti a vedere di questo posto straordinario. Ecco un po’ di foto delle nostre ultime escursioni:

 

I due Assesi finiscono sul giornale del Kashmir

I due Assesi finiscono sul giornale del Kashmir

Intervista per il Kashmir Greater
Intervista per il Kashmir Greater

Ieri, durante la nostra  visita nella città di Srinagar, siamo stati contattati da un reporter del Greater Kahsmir,  il giornale più importante e bilingue della capitale.

Il giornalista, Faheem Aslam, aveva deciso di contattarci una volta saputo che due stranieri, un alpinista ed un artista fotografo dall’Italia,  erano in città ed erano riusciti a visitare e fotografare, con una vecchia macchina polaroid, alcuni dei luoghi più interessanti di Srinagar.

I due erano riusciti persino a farsi ricevere riprendendo alcune delle più vecchie moschee della città solitamente inacessibili agli stranieri e ai non munsulmani.

Noi siamo rimasti sorpresi dell’invito a vistare la redazione ma abbiamo accettato di buon grado trascorrendo  con il giornalista una buona oretta  raccontandogli il nostro progetto e le nostre impressioni sulla città. La nostra sorpresa è stata doppia quando abbiamo scoperto che la nostra intervista è stata pubblicata con tanto di foto in terza pagina del quotidiano di oggi .  Faheem Aslam mi ha inviato per email anche  l’indirizzo web dove è stato pubblicato l’articolo:  Greater Kashmir.

Intanto pubblico qui l’articolo in Inglese, spero che il buon Ivan mi aiuti a tradurlo perchè da qui ho pochissimo tempo per utilizzare la connessione ad Internet. I due assesi sono finiti sul giornale del Kashmir, quasi un primato!!

Foreigners find Kashmir safe, garbage irksome
Decry ‘wrong projection of Valley in media’
by FAHEEM ASLAM

Srinagar, May 11: Two European visitors on Monday decried the ‘wrong projection’ of Kashmir by media abroad, asserting that the Valley was safe for foreign tourists.
Mountaineer Davide Valsecchi and artist Enzo Santambrogio, both Italians, said their perception about Kashmir changed on their arrival here. “In newspapers and on internet, we are being told that Srinagar is not a safe place for foreigners. But we found there is nothing like that. We easily roamed across the city, stayed in houseboats, and found people very tourist friendly,” they told Greater Kashmir.
“In Italy we come to hear through media about Kashmir only when there is some trouble in the Valley. But we find that everything is normal here. You can enjoy life on the streets and water bodies, especially in Dal Lake.”
The duo arrived here three days back to “explore life in Srinagar, Leh and Himalayan mountains.” “We are visiting Ladakh soon to explore the place where different cultures exist together and share same land with peace,” said Davide, adding that on their return to Italy, they would write about Srinagar and its importance from the tourist perspective. “Srinagar is a really interesting city. The hustle bustle on the streets here is similar to that in Venice, but life in water bodies resembles that in the city of Ferrara, which is very cool and calm,” he added.
The duo, also freelance writers, said they found the garbage on the streets of Srinagar irksome. “Garbage on the streets gives a bad idea of the place. We don’t mean to criticize the place, but from tourists’ perspective, it is irksome as they don’t like garbage littered on the streets. It scares them because they are very conscious of health and hygiene. So the government should take appropriate measures in this regard,” said Enzo Santambrogio, who said the gardens in the Valley were similar to those in parts of Italy.
The duo said Kashmir had lot to offer. “Foreigners love flowers, gardens and mountains besides exploring different cultures. We think Kashmir has all that a foreign tourist demands,” they said.
Davide said they found the road from Ladakh to Srinagar very scary. “Actually Europeans are not used to traveling on high-altitude roads, and also the long distance ones. But the Valley and Ladakh have very good air connectivity. So we don’t think there is any reason for foreign tourists to stop visiting here,” he said. “The tourist agencies outside tell us that Kashmir is not safe place and we must visit there on our own risk and responsibility. But here we found people very friendly and open-minded. So we strongly decry wrong projection of the Valley by media,” they said.

Ciao dal Kashmir!!

Davide  Valsecchi

Srinagar: il mercato sull’acqua

Srinagar: il mercato sull’acqua

Sveglia alle 4:30. Usciamo dai nostri sacchi a pelo e ci vestiamo in fretta a bordo dell’houseboat. Sul lago Nageen è ancora buio e nell’acqua si specchia ancora la luna quasi piena. L’umidità rende ancora più fredda l’aria e quando arriva Kadir, il  nostro amico tra la gente del lago, siamo coperti con gran parte del nostro equipaggiamento da montagna.Saliamo a bordo della sua shikara, la canoa con cui faremo visita al famoso mercato sull’acqua di Srinagar.

Avvolti in una coperta di lana scivoliamo in silenzio sull’acqua ancora scura mentre risuona l’Asham, la preghiera del mattino dei munsulmani che scandisce la giorntata come le nostre campane. Da ogni piccolo canale compaiono come ombre i contadini portando sulle  lunghe canoe le proprie mercanzie.

Quando il sole cominca ad albeggiare raggiungiamo uno spiazzo nella laguna dove si svolge il mercato, qui già si affollano i compratori ed i mercanti, tutti rigorosamente a bordo delle proprie imbarcazioni. Chiamano a gran voce i propri prodotti urtandosi e spingendosi con i remi ed i fianchi delle barche tra un salamelecco ed una stretta di mano.

Ortaggi, verdure e fiori, mercanzie che passano da una canoa all’altra seguendo il vociare delle offerte. Qualcuno ci si avvicina offrendci spezie e semi dilungandosi in saluti e complimenti per il “bel paese”. In fondo al canale qualcuno si spinge, qualcuno alza la voce ed un mezzo teatrino anima una trattativa dove due compratori si contendono animatamente la stessa merce.

Ormai il mercato è pieno e in quello specchio d’acqua si affollano quasi 70 barche, un curioso spettacolo che si ripete ogni giorno a Srinagar e che ci ha spinto qui dai monti del Ladakh.

Alle sette è tutto finito. Le barche si allontano e dalle facce si capisce chi ha fatto buoni affari e chi non ha avuto fortuna. Un leggero vento si alza e ci dirigiamo verso la terra ferma per visitare i famosi giardini del Mugol ed immergerci nel caos incontrollato dei bazar del centro. Il traffico è incredibile e nessun europeo sarebbe in grado di afforntare la guida di un qualsiasi veicolo in quella bolgia di clacson e mezzi scassati.

“Where are yuo from Sir?!”, “Come to see my shop, Sir!!”. Ci è impossibile passare inosservati, mentre Enzo scatta le sue polaroid io mi preoccupo di fargli da guardia ma, ad ogni scatto, il miracolo della foto istantanea attira sempre più curiosi pronti a mettersi in posa intasando il già caotico flusso stradale e dando vita a concerti di clacson.
Ogni foto è una lotta dove devo applicare tutta la mia pazieza per spiegare loro che le Polaroid di Enzo le possono vedere ma, visto che è per questo che siamo venuti dall’Italia, non possono cercare di tensersela come ricordo. Anche se, ” Enzo-Baba “, a più di un bimbo non ha saputo dire di no .

Nel pomeriggio torniamo alla houseboat attraversando i canali formati dalle case galleggianti e le coltivazoni realizzate su instabili fazzoletti di terra rubati all’acqua dai contadini.

Questa è Srinagar, la capitale del Kashmir, una delle regioni munsulmane all’interno dell’India. E’ una città fatta di gradi contrasti, tra la quiete e la naturale bellezza del lago ed il caos e la cultura islamica della città, fatta di eccessi e contraddizioni forti. E’ uno spledido posto da vedere in questi terriori così vicini alle grandi montagne. Chiamato il giardino verde, il Kashmir, offre uno scenario completamente differente da quello arido e aspro dell’altopiano.

Non abbiamo avuto grosse difficoltà durante la nostra permanenza ma godevamo già di una discreta dimestichezza nel muoverci in simili ambienti, se è la prima volta che visitate una città musulmana in Oriente conviene trovare una guida locale che possa seguirvi e consigliarvi durante il viaggio. Non sono città da prendere alla leggera per la complessità dei sistemi che le governano, qui gli errori possono costare caro anche se la popolazione si è dimostrata amichevole ed aperta.

In Srinagar si trova una moschea antica di quasi ottocento anni e fu’ da questo luogo che l’Islam di diffuse in tutta la regione, in Pakistan e nel nord dell’India. Incredibilmente il primo religioso ad introdurre questa religione non proveniva dal mondo arabo ma bensì dal sud della Russia.

In questi giorni son in atto le elezioni e presto si saprà se le tensioni che corrono sotto la superficie di questa città si scioglieranno o inesorabilmente cresceranno travolgendo tutto. Io spero che questa città ce la faccia, che sia in grado di aprirsi ai visitatori stranieri offrendo loro le proprie meraviglie. Purtroppo questo è qualcosa che avverrà solo se il Governo Indiano e la Comunità Islamica che risiede in Khasmir, ora diviso tra Pakistan ed India, sapranno trovare un punto d’incontro. La mia esperienza è troppo superficiale per capire appieno la natura di tali tensioni e posso augurare a questa gente solo buona fortuna.

Se decidete di visitare Srinagar accertatevi della situazione politica e trovatevi un buon accompagnatore locale, in questo modo non avrete problemi a godere di un magnifico viaggio. Come raccontato in un altro articolo lasciate stare la strada Leh-Srinagar: la Farnesina sconsiglia caldamente quella strada, noi l’abbiamo volua testare comunque ma non è un esperienza per tutti ed anche quei pochi farebbero meglio a lasciar perdere dato il rischio di ritrovarsi a fondo valle. Forse, tra qualche anno,  si potrà godere in sicurezza il magnfico panorama del Drass e del ghiacciaio.

Noi ripartiremo per Leh mercoledì tredici sperando che queste giornate di sole caldo abbiano liberato dalla neve la valle per il nostro trekking attraverso il Marka e lo Zangscar Range. Si torna tra i monti!!

Ciao dal Kashmir!!

Davide  Valsecchi

Luna piena sulla strada Leh-Srinagar

Luna piena sulla strada Leh-Srinagar

Lo ammetto, i consigli andrebbero ascoltati perchè spesso aiutano a non finire nei guai. In questo caso il nostro guaio si chiama: road to Srinagar.

Uno dei nostri referenti a Leh, Dharma, è originario di questa città nel cuore del Kashmir che ha la peculiarità di essere in gran parte galleggiante come una piccola Venezia. Visto che c’è ancora molta neve nella valle dello Zanscar abbiamo qualche giorno ancora d’attesa ed il matrimonio del fratello di Dharma ci ha offerto l’occasione di accompagnarlo a casa e di visitare la sua città.

Le vie per raggiungere Leh in auto sono due: da Manali e da Srinagar. La strada che proviene da Manali è ancora chiusa per neve mentre i passi per Scrinagar sono stati aperti propro in questi giorni. Tutte le coincidenze sembravano favoreli sennonchè la strada di Srinagar è una delle più caldamente sconsigliate per raggiungere Leh da tutte le guide..

Credevo che tale cattiva fama fosse legata alla situazione, a volte turbolenta, del kasmir ed invece mi sono dovuto ricredere: la strada che unisce Leh e Srinagar è sicuramente meravigliosa ma incredibilmente dura e pericolosa.

Partiamo la sera alle cinque a bordo di una piccola jeep unendoci ad una piccola comitiva di locali diretti appunto a Srinagar. Al volante l’autista e al suo fianco l’aiutante con cui si alternerà alla giuda durante il viaggio. Sotto una magnifica luna, quasi piena, impieghiamo però quasi 14 ore ininterrotte per compiere meno di 450 km su una strada quasi completamente sterrata attraverso il completo nulla!!!

Le prime due ore scorrono abbastanza traquille con i soliti scossoni, ci fermiamo a cenare in un rifugio per camionisti probabilmente dimenticato da ogni Dio. Sull’ingresso della taverna la scritta “genuine hygenic food” ci dà il ben venuto mentre il suo interno è illuminato solo dalle candele non essendoci corrente elettrica.Il cuoco, che vedo solo nella luce azzurra del gas da cucina, fa inquietanti versi mentre prego che la parte “genuina” dalla zuppa che mi sta preparando non siano i suoi scaracchi.

I nostri autisti sanno il fatto loro ma la strada da lì in poi si è dimostrata durissima attraversando scenari incredibili con precipizzi e burroni terribilmente magnifici. La strada, dopo essere scesa a picco per chilometri, si inerpica improvvsamente in serrati tornanti. E’ stato a quel punto che ha comincia a farmi male in mezzo agli occhi ed Enzo perdere sangue da naso. Una volta in cima al passo scopriamo dal cartellone sulla sommtà che siamo a 4100. Abbiamo fatto quasi 2000 metri di dislivello in meno di tre quarti d’ora ed ecco spiegato quegli improvvisi disturbi che accusavamo sui tornanti.

La strada qui si riempie di neve, fango e buche mentre attacca a nevicare. Ora siamo nella zona del Drass, una delle zone più fredde al mondo che fu teatro di un violento scontro durante il conflitto India-Pakistan tra il ’90 ed il ’99. Qui la neve è ormai tantissima ed il freddo intenso mi fa temere per il ghiaccio sulla strada mentre attraversiamo corrdoi di neve alti anche quattro metri sopra la nostra jeep. Mai visto nulla di simile. Enormi muraglie di neve ci circondano lasciando spazo qui e là all’increibile precipizio che dà sul ghiacciaio sottostante e sulla valle innevata che brilla sotto la luna.

Incotriamo un camion in panne e carichiamo il povero aiutista prestandogli soccorso e portandolo al più vicino blocco militare. Il tipo non la finisce più di ringraziare. Fa un freddo incredibile e la strada sembra una piscina piena di sassi e granita. “Assolutamente sconsigliata!!”. Mai ascoltare un buon consiglio, accidenti a me!!!

Dopo quasi 10 ore di botte e scossoni mi lascio cadere nel sonno seduto nel mio scomodo sedile con due ladaki appoggiati alle spalle (hanno dormito,appoggiati, praticamente tutto il viaggio!!). Sia quel che sia, non posso fare un granchè da passeggero guardando la strada, i sassi ed il precipizio. Buonanotte e speriamo di sveglarci!!

Ma dopo nemmeno mezz’ora mi sveglio letteralmente di botto con un paio di fanali puntati contro. La jeep, tutta di traaverso, non era riuscita a farsi strada sulla corsia tra un grosso camion che saliva verso il passo. Così siamo finiti con l’avantreno in un fosso a bordo della strada, fortunatamente distante dal ciglio dello strapiombo (se no non ero qui a scrivere!!). Tutti gli otto occupanti della jeep imprecano in una lingua diversa, l’autista in retromarcia con le ridotte ci tira fuori dalla buca mentre il suo aiutante attacca una mezza zuffa a sassate con il camionista che non aveva dato strada. “It’s normal” mi dice Dharma mentre guardo i due darsele.

Quando arriviamo a Srinagar sono le 7 e mezza del mattina e siamo a pezzi. Entriamo nella casa galleggiante che ci ospiterà per questi due giorni e crolliamo nel sacco a pelo distrutti. Quattrordici ore di botte e paura per vedere questa città: la fatica per arrivar qui è stata tantissima. ma la “venezia indiana” ed il famoso mercato sull’acqua sembrano valere lo sforzo. Per ora ci godiamo un po’ di riposto sull’houseboat nel lago di Nimsee aspettando di poter vedere domani mattina alle quattro il famso mercato delle verdura sulle canoe.

Il ritorno a Leh è tra quattro giorni, ma in aereo perchè la strada Srinagar-Leh è realmente magnifica ma assolutamente sconsgliabile. Il rischio di rimanere vittima di un incidente è realmente alto, sopratutto per il modo di guidare degli indiani e la difficoltà ed esposizione della strada.

Una mia amica tempo fà la fece a bordo di un camion inpiegando quasi un giorno e mezzo di viaggio ma godendosi il magnfico panorama. Ciao Arianna sappi che è colpa tua se ieri sera quasi ci ho rimesso la pelle!!! Da qui in poi si va a piedi anche se per ora si è in barca!!!

Davide Valsecchi

P.s. Auguri dall’Himalaya ai due novelli sposi amici del nostro Giulio!!! Promessa mantenuta!!

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