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Flaghéé150: Risorgimento in viaggio su 24 cime

Flaghéé150: Risorgimento in viaggio su 24 cime

bloggiornalismo.scuoleasso.it è nuovamente in viaggio. Con i Flaghéé e i Pensieri Dipinti, ventiquattro stoffe scritte dalla terza C della scuola media di Asso. Un viaggio che è iniziato l’ultimo sabato di maggio, per oltre 250 chilometri e quindici-ventigiorni di cammino, e che ci sta portando sul tetto del Lario, sull’alto delle sue cime.

Le gambe sono quelle di Davide Valsecchi (cima-asso.it) e di Lele, ma stanno camminando per noi. Loro hanno nei loro zaini i nostri Pensieri Dipinti e li stanno posizionando su ventiquattro cime del nostro territorio.

È possibile seguirli sui nostri blog: cima-asso.it e anche su bloggiornalismo.scuoleasso.it. Su ogni stoffa c’è un pensiero di un personaggio del Risorgimento. Abbiamo deciso di ripensarlo a 150 dall’unità d’Italia attraverso @Gioventù Ribelle, un progetto che passa in rassegna la vita di un gruppo di persone, da Cesare Balbo alla contessa di Castiglione a Maria Sofia di Borbone, dai fratelli Cairoli a Carlo Cattaneo, che spese la propria esistenza nel tentativo di veder realizzato un ideale.

I loro pensieri riuscirono comunque, anche nel caso in cui le loro imprese furono destinate al fallimento, ad imprimere dei segni profondi nella vita del Paese. Questo ci aiuta a capire che il presente è frutto di una scelta e ci fa capire che ognuno di noi può contribuire a far cambiare il mondo.

È proprio una bella storia. Stiamo vivendo dei legami, con le cime e con le persone, che ci stanno aiutando a crescere. Ciao Davide!Ciao Lele!

Tratto da La Provincia di Como del 7 Giugno 2011 e redatto da Aurora P., Christian, Daniel, Eleonora, Piercarlo [link articolo]

Flaghéé150: gli scarponi del capo

Flaghéé150: gli scarponi del capo


C’è una storia nella storia, all’interno del nostro viaggio, di cui qualcosa è trapelato ma che in parte ancora è poco nota e riguarda i miei scarponi.

Qualche giorno fa Chiara, dopo averci incontrato in cima alla Grignetta, ha pubblicato sul web le foto delle mie povere calzature ormai ridotte ai minimi termini.

Sì, purtroppo i miei più fidati compagni d’avventura hanno raggiunto il loro punto di non ritorno. Il mio rapporto con le cose spesso è particolare, “Le cose che possiedi alla fine ti possiedono”, ma gli scarponi sono qualcosa per me più di un oggetto: in 10 anni mi hanno accompagnato attraverso i momenti più intensi della vita.

Erano con me a 6130 metri sullo Stok Kangri, hanno attraversato il Ladakh, il Kashmir e mezza India. Erano con me quando ho risalito il Lambro e quando sono andato in bicicletta in cima al San Primo. Li avevo ai piedi sulle spiaggie di Zanzibar tanto quanto attraverso la shamba della Tanzania o quando sono salito sul vulcano Hanang o ancora lungo le sponde del Tanganika. Erano con me ogni volta che andavo in montagna, quando ero con i ragazzi dell’alpinismo giovanile o quando ero a spasso con il mio nipotino.

Sì, erano ridotti maluccio, ma questo voleva essere il loro ultimo viaggio, il mio tributo per il tempo speso insieme, il loro degno funerale. La Grignetta ha inferto loro il colpo finale:  con una torsione sulle rocce ne ha dilaniato la suola in un profondo squarcio. Un colpo mortale che solo in parte potevo arginare con “medicazioni” d’ermergenza: una gloriosa fine.

“Come partire per un lungo viaggio con le gomme lisce! Solo tu puoi farlo!!” mi ha detto qualcuno conoscendomi bene. Mi ha fatto sorridere perchè il viaggio dei Flaghéé ha un valore  simbolico e non ha certo la pretesa di essere un’impresa alpinistica. Non siamo nè in Africa nè in Tibet, per sostiutire gli scarponi è bastato telefonare al Tino del Taurus e dirgli marca, modello e numero per averne un paio nuovo nel giro di un’oretta. No, non c’era incoscenza ma solo un grande affetto.

Io credo che difficilmente quello che ci accade avvenga per caso. Mentre camminavo con i miei scarponi ormai distrutti avevo molto da riflettere: scendavamo dalla Grigna lungo i sentieri che commemorano i partigiani della seconda guerra mondiale ed i Cacciatori delle Alpi guidati da Garibaldi nella seconda guerra di Indipendenza. Guardando i mei scarponi mi è tornata alla mente una massima popolare: “Mi batto con ciò che ho, mi batto per ciò che sono”.

Le nostre montagne oggi sono affollate dal meglio della moderna tecnologia alpinistica, materiali impensabili solo 50 o 60 anni fa. I miei scarponi stracciati mi davano il senso del tempo, la misura della forza di chi, in epoche diverse, ha vissuto, combattuto e sperato attraverso i nostri monti con ciò che aveva, con ciò che poteva: ribelli, spalloni, avventurieri e amanti della montagna.

Il passato racchiude una grande forza che spesso abbiamo dimenticato, cela una determinazione ed un caraggio che si rispecchia negli alti ideali di allora, vivi e brucianti, oggi spesso blanditi ed attenuati dalla comodità della vita moderna.

Grazie miei amati scarponi per tutti i passi battuti insieme…

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé: intervallo

Flaghéé: intervallo

Lele in Grignetta
Lele in Grignetta

Il Lele, il mio “socio” di viaggio, nonostante il taglio al dito, procurato dal fondo di una bottiglia sciaguratamente abbandonata nel bosco, ora non se la passa male: è davvero più ferito nell’orgoglio che nel corpo e ribolle di rabbia per aver dovuto momentaneamente interrompere il nostro cammino. Succede, nel dubbio è sempre la prudenza la migliore consigliera quindi va bene così.

Ora, per rincuorarlo, ho deciso di sfruttare il tempo a disposizione per pubblicare qualche foto e condividere quella parte di viaggio che i nostri mezzi tecnici non potevano mostrarvi.

Ecco un po’ di foto dalla mia piccola (ed ormai scassata) macchina digitale reduce di mille battaglie. In alcune foto la pioggia e la polvere hanno creato qualche macchia a cui ho ovviato con il bianco e nero. Non sono un fotografo professionista, non ho nè gli strumenti nè le conoscenze per esserlo. Quello che spero è che queste immagini possano offrirvi le stesse sensazioni che provavamo noi lassù.

A presto!!

Flaghéé150: bollettino medico

Flaghéé150: bollettino medico

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Mi va di scherzarci sopra perché fortunatamente va tuto bene. Ho portato Lele al pronto soccorso consegnandolo ad una bionda dottoressa. Quando me lo hanno reso aveva il ditone tutto fasciato ed il referto: il taglio, molto vicino all’articolazione della falange, era abbastanza profondo ma non c’é stata alcuna lesione ai tendini. Bene mi sono detto tirando un sospiro di solievo.
Lele ha raccontato a tutti in ospedale del curioso viaggio che stiamo compiendo e cosí gli hanno sistemato per bene il dito senza il bisogno di punti di sutura. Tra tre giorni deve rifare il bendaggio ed in meno di una settimana sarà di nuovo “abile ed arruolato”.
Sono molto contento che non fosse nulla di grave. Che questo sia da esempio di quanto sciocco sia abbandonare rifiuti nel bosco e di come sia importante la prudenza.
Il nostro viaggio é finito? Niente affatto!
Ci siamo fermati ai piedi del Legnone ed é da lì che ripartirá: settimana prossima l’Alpinismo Giovanile salirà proprio sul Legnone ed i Flaghéé porteranno la loro prossima bandiera accompagnando proprio i ragazzi del Cai Asso.
Quindi qualche giorno di riposo al “giovane”, ferito più nell’orgoglio che nel corpo, e saremo di nuovo in missione.
Spero che nessuno si sia preoccupato, il nostro viaggio deve essere una gioiosa scoperta e nessun piccolo incidente deve diventare un possibile problema.
Questa notte i Flaghéé dormono all’asciutto: a domani!

I Flaghéé sulla Coriera

I Flaghéé sulla Coriera

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Oggi non andava male, alla pioggia si alternavano schiarite di sole ed avevamo superato il Varrone pronti a salire lungo le pendici del Legnone puntando agli alpeggi in quota.
Poi il guaio: Lele, cammino nel bosco, é scivolato ed appoggiando la mano tra le foglie ha beccato un coccio di vetro lì da chissà quanto tempo.
Il risultato é un taglio abbastanza profondo nel dito anulare della mano sinistra.
Non credo sia nulla di grave ma non si sottovutano i tagli alle mani.
Dopo aver medicato il dito la decisione, tra le mille proteste di Lele, é stata presa: si va dal un dottore.l
Per colpa del solito incivile a cui far fischiare le orecchie il nostro viaggio fa uno stop forzato.
Con il nostro Lele “ferito” abbiamo ridosso la valle fino a Piazzo e Somadino acchiappando al volo la corietà per Bellano e da lí, con il treno, verso Lecco.
Brontola come un matto perché  avrebbe voluto continuare ma, visto che sono io il capo, la mia decisione é insindacabile. Nessuno dei “vecchi” che mi hanno insegnato quel poco che so sulle montagne approverebbe una decisione diversa. La montagna richiede prudenza e umiltà.
Alla fine abbiamo dato un “taglio” alla pioggia ma resta un conto aperto con il Legnone e gli altri monti.
Non preoccupatevi: a presto!

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