L’ultima volta che ero stato sul Sigaro Dones era inverno, faceva un freddo terribile e le dita, al contatto con la roccia, erano rigide e spaventosamente insensibili. Però eravamo allenati, molto allenati. Anzi, arrampicare in quelle condizioni faceva parte del nostro allenamento: gradi bassi, difficoltà alte. Che coppia di sciroccati! Ma probabilmente questo ci ha salvato il pelo in passato, quando non contava essere forti quanto essere resistenti. Ieri sera invece c’era un piacevole caldo estivo, almeno fino a quando non si è alzato un gran vento e la maglietta a maniche corte ha lasciato posto ad un bel pile. Tuttavia nulla di paragonabile all’altra volta, si stava bene, anche se il sole correva all’orizzonte. Abbiamo attaccato alle sette, dal Canalone Porta, ed abbiamo seguito le orme di Fasana e Dones fin sù alla croce. Io sono abbastanza convinto che quà e là il percorso attuale differisca da quello originale, quei due erano forti ma soprattutto intelligenti ed in apertura nell’ignoto abbiano fatto scelte diverse, meno sportive e più spartane. Questione di metri probabilmente, ma ormai forse poco importa. Una doppia infinita nel vuoto e siamo di nuovo alla base: il buio è calato quando eravamo ormai già sul sentiero verso il bar. Questa per me è la prima via dell’anno e, forse, basterebbe questa riflessione sulla mia attuale preparazione. Se arrampichi poco, arrampichi male: probabilmente è vero, perchè non è questione di forma fisica quanto di sensibilità e propriocezione. Ma in fondo anche questo poco importa: io sono e resto tanto scarso quanto cocciuto. Va bene così. Comunque sia, dal buio delle grotte del San Primo siamo riemersi nel tramonto sulle guglie della Grignetta: non male come dopolavoro per due vecchietti con famiglia.