Nicola ha in affitto un appartamento a Lanzada, uno dei paesini nei pressi di Chiesa Valmalenco. Lo scorso week-end ci ha invitato lassù: io, Bruna e la Nanerottola. Il piano era salire in valle il Venerdì sera, andare io e lui a camminare il Sabato e rientrare la Domenica prima del traffico. L’idea mi è subito piaciuta, soprattutto perchè Bruna e la Nanerottola avrebbero trascorso la giornata all’aria aperta, lontano dal caldo. Le mete proposte da Niky per la nostra uscita era tutte molto interessanti: Sasso Nero, Monte del Forno, Valle Scerscen, Cima Fontana. Alla fine abbiamo optato per un giro ad anello attraverso il Vallone dello Scerscen. L’ultima volta che ero stato da quelle parti era per salire il Bernina: Carati, Marinelli, Marco e Rosa, cima e ritorno pancia a terra. Francamente non ho mai avuto tanta paura in montagna come in quei due giorni: c’era uno sproposito di gente che voleva salire alla vetta ed erano tutti intenzionati a commettere i peggio disastri: due cecoslovacchi mi hanno quasi ammazzato buttando giù sassi (enormi!) lungo la ferrata, uno svizzero è passato di sotto nel canalone Est perché gli si era sfilato un capo della corda durante una doppia(!!!), un’altro straniero ha perso lo zaino che, rotolando sulla neve, ha centrato e travolto un bergamasco (riconoscibile dalle imprecazioni!). Mi sentivo prigioniero di una zona di guerra, probabilmente è per questo che ho deciso che nel futuro avrei disertato come la peste le “mete prestigiose”. Tuttavia, ora insieme a Nicola, avevo la possibilità di godermi con calma e serenità la bellezza di quelle valli glaciali. Nicola, poi, è estremamente disponibile e mi sta aiutando ad “aggiustare”, una volta per tutte, le mie caviglie. La cura è semplice: macinare passi in totale relax, ascoltare i messaggi del corpo, far girare le gambe, il fiato, la testa.
La valle dello Scerscen è molto bella e mi intriga particolarmente andare a curiosare nella parte alta della Vedretta Inferiore di Scerscen. Certamente è impressionante osservare come il ghiacciaio si sia spaventosamente ritirato, tuttavia quello scenario in trasformazione, tra il ghiaccio che arretra, la roccia che riemerge dopo un tempo infinito, la natura “viva” che guadagna terreno, è qualcosa di misterioso ed affascinante.
La sera siamo rientrati abbastanza presto, in tempo per andare tutti insieme a festeggiare alla Sagra di Vetto. Posso dire che il week-end prima del mio 43° compleanno è andato piuttosto bene!
Davide “Birillo” Valsecchi
Vedrétta s. f. [der. (di area ladina) del lat. vetus -tĕris «vecchio», propr. «campo di neve vecchia»; altri propongono una derivazione dal lat. vĭtrum «vetro»]. – In geografia fisica, ghiacciaio minore o di second’ordine, circoscritto entro la conca di un circo, senza una lingua ghiacciata vera e propria (ghiacciaio di circo), o che si presenta sotto forma di una falda o lamina ghiacciata che ricopre un versante (ghiacciaio di pendio).
Ecco qualche foto realizzate da Nicola: