Il piazzale del Rifugio Sev è gremito dalle maglie gialle dell’Assalto ai Corni 2019. Noi, sui prati alle spalle del rifugio, abbiamo steso un ampio telo, all’ombra di una pianta su cui giocano ora i bambini del gruppo. In un angolo, tra gli zaini carichi di cibo, iniziano ad affollarsi le bottiglie vuote di vino bianco accanto a quelle, altrettanto vuote, di birra. Pezzi di pizza, focaccia ed affettato: unto dappertutto mentre i nanerottoli gozzovigliano tra gli adulti. Poi, verso l’una e mezza, si avvicina Mattia: “Andiamo?”. Guardo l’orologio: “Yep, ormai è ora!”. Mattia, Simone, io e Nicola ci incamminiamo sotto la grande muraglia della Parete Fasana verso la cima del Corno Orientale. Superiamo la Croce e, costeggiando il margine dell’abisso, ci avviamo verso l’uscita delle vie. Sotto di noi il grande vuoto dell’Orientale, della grande Onda. Quella mattina, uscendo dal Rifugio, ero sceso lungo il ghiaione fino all’attacco della via Dell’Oro. Qui, già alla prima sosta, avevo trovato Gabriele e Ruggero intenti nella salita. Una parte di me avrebbe voluto “corromperli”, convincerli a desistere optando per la festa, ma sapevo che sarebbe stato inutile quanto ingiusto. Le vie dei Corni sono qualcosa di particolare: le ripeti una volta, le ricordi per tutta la vita. Dubito ripeterò mai quella via, percorsa con Mattia in una giornata di Marzo anni fa, eppure ricordo a memoria quasi ogni dettaglio di quella salita. Probabilmente è proprio per quei ricordi che forse non la ripeterò! Una grande salita, la prima sul Corno Orientale, fatta di dubbi, incertezze ed incognite da affrontare e risolvere. Forse oggi, con più esperienza, le difficoltà non mi sembrerebbero così incalzanti o forse, oggi che sono meno allenato e determinato, potrebbero apparirmi anche maggiori. Ma questo non ha importanza: ogni via ai Corni ha il suo momento, unico, speciale, spesso irripetibile. Lasciandoli con un saluto avevo gridato loro le ultime indicazioni: “Dopo il primo tiro su per le linee delle capre. Alla seconda targhetta si risale lo scivolo verso destra, poi si taglia a sinistra sulla cengia con l’anello in mezzo ai piedi. A sinistra! Perchè a destra c’è l’altra via di Mandelli, che è un bastone! Okkio alla roccia appoggiata prima del diedro e poi via verso l’uscita!”. Ruggero e Gabriele: il giorno prima erano andati ai piani di Bobbio con Mattia. Avevano macinato una via dietro l’altra ed erano poi scesi in bicicletta. Se Mattia, vedendoli in azione, avesse avuto dubbi avrebbe di certo detto la sua. Ma i due sono giovani, allenati ed affiatati. Una parte di me li invidia molto, mentre l’altra, quella che ricorda cosa li aspetta, forse un po’ meno. Camminiamo sul bordo dell’abisso del Corno Orientale, verso l’uscita della vie: tre senatori ormai della vecchia guardia, in equilibrio sulla roccia a strapiombo, in cerca dei due più forti della nuova generazione. Cammino a testa bassa, per non mettere i piedi in fallo ma anche per non guardare oltre, per soffocare una punta d’ansia che inizio a non contenere. Chissà se anche Renzo e Pietro, vedendo me e Mattia trafficare sulle vie dei Corni, avevano provato qualcosa di simile. Poi una voce, un saluto, Rugguero in piedi alla sosta finale, sorridente mentre recupera la corda e Gabriele: è fatta, sono fuori! La vera festa può finalmente iniziare! Ci avviciniamo, incuranti del vuoto, e cominciamo a congratularci. A breve anche la voce di Gabriele e finalmente anche lui è in sosta. “Come è andata?!” Gli occhi scintillano in un sorriso trascinante. “Fenomenale! Ma che battaglia!”. Strette di mano, abbracci e pacche sulle spalle. Insacchiamo il materiale e torniamo tutti insieme alla festa. Arriverà il tempo per parlare di quei sassi appoggiati sopra le testa, di quel fittone con l’anello in mezzo ai piedi nel centro del traverso, della roccia buona e di quella cattiva, delle soste, delle ginocchia e dei gomiti incastrati in fessura, dei chiodi piantati alla cieca con le frasche in faccia. Arriverà il tempo per parlare e per riflettere, ma ora è tempo di festeggiare: ancora una volta c’è una nuova generazione ai Corni di Canzo.
Davide “Birillo” Valsecchi