[Krulak] E’ lunedì mattina, arrivo da una notte mezza insonne, persa in mezzo a mille pensieri: sono in ferie e dovrei essere a Berlino, con una persona speciale, ma… ma nulla, non dilunghiamoci sulle paturnie sentimentali di questo “tasso”. Guardo fuori dalla finestra, il Bolettone è offuscato dal fumo di alcuni focolai d’incendio alle sue pendici …un’altra giornata persa nei pensieri di questo periodo? Ma poco più a oriente scorgo il profilo delle montagne che chiamo casa. Butto tutto, ma proprio tutto nello zaino, viaggio verso “casa” per ritrovare una parte di me: è stata un’annata in cui mi sono dedicato poco a me ed alle nostre (di noi Badgers) montagne. Pochissime uscite, perso dietro a sogni ed utopie. Speravo di tornare qui, presto, con qualcuno. Non da solo: ma chissà, forse leggendo questo racconto, sentendosi chiamata in causa, forse un po’ si arrabbierà.
Non so ancora dove andrò, ma mezz’oretta e sono ad Oneda, pronto a partire. Scelgo la strada più veloce per portarmi in quota, il sole spunta a malapena dietro al Corno Centrale giocando con le ombre autunnali degli alberi spogli, donando colori a dir poco singolari, mentre la mia mente vaga in ricordi di ormai quattro anni fa. Quando un po’ per caso ho conosciuto il “Capo” della masnada dei Badgers! Due sconosciuti in montagna per la prima volta insieme a saggiare le abilità e le competenze dell’altro…
A tempo di record per il mio scarso allenamento di quest’anno sono al SEV, una breve sosta ad osservare il San Primo che ricorda un vulcano con quel pinnacolo di fumo per il vasto incendio che si sta propagando sopra Veleso. Incredibile come l’uomo sia capace di generare distruzione simile, un senso assurdo ed inconcepibile della psiche umana l’appiccare incendi. Spero che con l’aiuto del Canadair riescano a domarlo prima che si mangi ancora ettari di montagna. Immagino lo spavento negli occhi del piccolo capriolo, quella piccola creatura con cui mi sono quasi “scontrato” di notte, un anno fa: quelle fiamme, quel fumo, chissà quanta paura. Ma ormai sarà adulto, posso solo sperare sia nascosto, abbia trovato riparo…
Mi sposto rapido sfiorando il Pilastrello, ricordando la prima volta in cui Birillo mi mostrò la forra che si nasconde alle sue spalle, le pareti di quel mondo misterioso e segreto appeso sotto un sasso incastrato. Poi su al Corno Orientale, una rapida sosta ed una pronta risalita verso la vetta del Corno Centrale. Poi mi allontano dal sentiero, in cerca di una bella sosta dove godermi i colori autunnali: sotto i miei piedi la bianca roccia dei corni csi riscalda al caldo sole anomalo per questa fine di ottobre. Gioco a nascondino con una nuvola, non vuole saperne di farmi fare foto in pieno sole. Poi via, verso l’ultima tappa, il Corno Occidentale, teatro dei nostri auguri natalizi e di romantici tramonti… e intanto il vulcano San Primo erutta ancora…
Scendendo verso il SEV, per tornare all’auto, incontro il primo e unico essere umano della mia mattinata, un altro avventuriero dell’Isola Senza Nome con cui scambio giusto qualche parola sulla tranquillità di questa mattinata. Non vedo l’ora di tornare a fare un bel giro con i Badgers: cosa che manca ormai da troppo tempo!
Nicola “Krulak” Bargna