Bruna doveva uscire a bere un caffè con un’amica e così ho deciso di fare un giro dietro casa. In realtà volevo inseguire l’ultimo sole e salire in cima allo Scoglio dei Tassi prima del tramonto, tuttavia il sole sembrava correre molto più di me ed avevo bisogno di almeno un paio d’ore per salire fin lassù. Alla fine ho desistito, ho deviato ed ho trasformato una sgroppata violenta in una comoda passeggiata: l’ultima dell’anno.
Riflettevo sugli ultimi giorni, sugli ultimi anni. Sulla persona che sono, su quella che avrei voluto essere e quella che intendo diventare. Nel tramonto dell’ultimo sole dell’anno ero finalmente sereno: avevo lasciato che le emozioni mi travolgessero, che spezzassero gli argini inondando ogni cosa. Nel cuore dell’ultimo sole avevo abbandonato ogni certezza lasciando passione e speranza finalmente libere di guidare una volontà implacabile. Il tempo dell’uomo mite è finito, è tempo che Birillo riapra i suoi occhi, alzi la testa e faccia la sua “magia”. Coloro che mi amano soffrono la mia immobilità: non posso più inseguire l’equilibrio, devo tornare ad essere l’ago della bilancia. Tempo di riscrivere le regole.
Un tramonto rosso calava sul Resegone accarezzando i miei pensieri nella quiete che precede la furia dei giorni futuri. Che pace in questi prati silenziosi che precipitano nella notte. Senza meta ho ripreso a camminare, seguendo segni del tempo, tracce di animali, pieghe della terra. “Che bello sarebbe trovare un grande sasso, un luogo magico dove rifugiarsi…” La mia era una speranza vana, una silenziosa preghiera allo spirito della montagna. Quasi stentavo a crederci: forse i miei occhi hanno davvero ritrovato la luce, forse come un tempo torneranno davvero a brillare nelle tenebre mostrandomi il mondo invisibile. Davanti a me, inatteso, ecco il grande sasso, il ramingo di granito giunto al nostro appuntamento attraverso i millenni: “Ciao, amico mio, non pensavo di trovarti…”
Alla base del grande sasso un piccolo buco nascosto dalle foglie di pungitopo. “Sotto il granito il tasso del Moregallo fa la sua tana!”. I tassi sono l’animale totemico della nostra sgangherata squadra e non lo sono per caso. Nello zaino che Sguero ha regalato a Bruna avevo infilato la frontale, così mi sono steso a terra per curiosare meglio la tana del mio animaletto preferito. Il pungitopo però nascondeva una storia inaspettata: il buco era davvero piccolo ma al suo interno la luce illuminava uno spazio inspiegabilmente molto ampio “Hey Tassi, vi siete dati da fare nello scavare laddentro!” Facendo attenzione a non ritrovarmi faccia a faccia con gli inquilini mi sono infilato strisciando nel piccolo buco, ignorando le carezze del pungitopo. Disteso per terra, spingendomi in avanti sui gomiti e spingendo con i piedi, mi sono imbattuto in un nuovo segreto.
Oltre il piccolo ingresso vi era una camera decisamente più grande, molto larga ed alta abbastanza da raddrizzare la schiena stando in ginocchio. I lati di della “stanza” erano formati da un muro di sassi a secco, impilati con cura come nessun tasso saprebbe fare. “Il vagabondo nasconde una stanza segreta, che posto strano il Moregallo…”. Tra le tante casotte che ho incontrato quella era di certo la più misteriosa, forse quella più dimenticata, sicuramente quella più segreta anche se perfettamente conservata.
Strisciando fuori dal buco, lasciandomi alle spalle gli insetti ed i nidi di ragno di quel mondo nascosto, ero affascinato dalla strana scoperta fatta. Il grande sasso, poi, è lavorato e ricco di prese: il lato verso Est è un’intenso strapiombo, ma quello verso Ovest è arrampicabile. Sfruttando una pianta ed una bella lama obliqua ho tracciato la prima via attraverso un’avvincente passaggio in aderenza. L’ultimo giorno dell’anno mi aveva donato un’ultimo segreto, il fiocco con cui addobbare nuove speranze: il ritorno della Furia Azzurra è iniziato…
Davide “Birillo” Valsecchi