Vi siete mai chiesti che differenza ci sia tra Viaggio, Avventura ed Esplorazione? Tra Esplorato ed Inesplorato? Personalmente non avevo mai avuto motivo di chiedermelo fino al momento in cui questa domanda si fece per me così importante da diventare un balcone da cui osservare un panorama del tutto sconosciuto.
Solitamente quando si pensa all’Esplorazione degli spazi sconosciuti balzano alla mente gli ostacoli principali che li contraddistinguono: solitudine in isolamento, fatiche spropositate, rischi, pericoli, tentativi ed anche tragedie.
In trent’anni d’attività esplorativa di tanto in tanto mi sono domandato come mai escursionisti, alpinisti e arrampicatori così difficilmente si recano in un bosco, lungo una valle, sul fianco d’un monte in mancanza del sentiero. Ed abbiano sempre bisogno del sentiero o di un itinerario attrezzato come incentivo.
Pensandoci bene l’idea d’Esplorare è oggi più che mai “fuori percorso” dalla maggioranza dei punti di vista. Costeggiata dal pensiero meditativo dei Viandanti non interessa nemmeno ai Pellegrini un tempo impegnati a seguire un percorso lastricato dalla certezza d’una Fede. La stessa certezza che staccatasi per Laicismo da essa è diventata prima Escursionismo e poi Trekking. Tutte forme di cammino che persino gli Atei eseguono in maniera inconsapevolmente religiosa ben sapendo che, pur senza necessità d’espiazione ed avendo fiducia nel sacrificio della fatica, essa li condurrà a una qualsiasi Mèta. Tale cerchio ideologico ha occorso da sempre a chiudere l’individuo di là da una comprensione percezione più universale della Natura in cui agisce.
La memoria che lega i più all’Esplorare è rinchiusa nell’immagine di uomini sudati, che procedono a fatica con abiti lisi in un punto imprecisato d’una foresta, tormentati dai moscerini di innumerevoli disagi, sprofondati fino alla cintola in situazioni scomode, ed ovunque ammaccati dalle insidie.
Per la maggioranza d’oggi la parola Esplorare [in senso stretto] non ha valore poiché associa l’esser “fuori sentiero” alla pratica del Survivor, la pratica di chi si avventura fuori sentiero non per conoscere ma per provare a sopravvivere testando la propria autonomia nei disagi, il più delle volte contenuti dai mezzi.
Certo un tempo Esplorazione ed Avventura erano come le due parti della stessa medaglia. Invece ora chi si Avventura, pur trovandosi fuori sentiero, vive il Mondo in cui agisce in funzione all’accumulo di sensazioni della propria esperienza personale, e lo fa trovandosi suo malgrado sulla fatidica pista che combatte ostacoli perseguendo una Prova. Mentre invece, quando si Esplora, ci si inoltra per addentrarsi senza certezza di Scoprire.
Una cosa è Esplorare per conoscere il Mondo, altra cosa è Avventurarsi rispecchiando nel Mondo l’orgoglio della proprie Esperienze. Purtroppo, se questo inapparente frainteso non decade nel secondo caso il Mondo lo si calpesta ma non lo si percorre, e ci si realizza ma non lo si conosce. Al traguardo d’ogni risultato si è premiati dalla statuetta d’una Gioia caduta e andata nei mille pezzi di una felicità irraggiungibile. Frantumi di soddisfazioni e meriti a brandelli.
Cosa caratterizza i due intenti? Se è vero che “il falegname ed il poeta non vedono un bosco allo stesso modo” (Galimberti) affrontare la propria insensibilità è d’importanza fondamentale per vivere un’esperienza non circoscritta a se stessa che chiuda l’individuo fuori dalla percezione sovraterritoriale del luogo in cui agisce.
Cercando di individuare il senso dell’Esplorazione, le intenzioni che spingono a praticarla ed i punti di contatto sostanziali tra i differenti punti di vista dei modi d’intenderla, si evidenziano le discrepanze etiche che muovono a considerare l’Esplorazione (delle zone effettivamente sconosciute) stessa cosa dell’Avventura (del servirsi dei luoghi per provarsi).
Ciò che differenzia l’Esplorare dall’avventurarsi, è il fatto che quando ci si Avventura si affronta una situazione soggettivamente sconosciuta (che un individuo prova in se e identifica in quello che fa) mentre invece quando si Esplora ci si addentra in una condizione oggettivamente sconosciuta ed (uguale per tutti) che caratterizza le zone realmente Inesplorate.
Ecco perché praticare una propria esperienza in un qualsiasi luogo o la salita di un itinerario attrezzato può essere un’Avventura interiormente grandiosa ma non è detto che ciò corrisponda all’Esplorazione grandiosa del Mondo.
Ciò fa subito considerare che l’Esplorazione esula dal concetto di itinerario, e quindi Inesplorato è soprattutto un luogo mai percorso più in relazione al Territorio che alla Geografia.
E’ anche vero che non molto si è detto a proposito del valore che ha l’inesplorato che da sempre precede ogni forma d’avanzamento esplorativo: un territorio inesplorato è caratterizzato dalla mancanza di definizione geografica e di precedenti storici, altrimenti non sarebbe tale, lambito dal mondo conosciuto è oggi scrutato dai rilevamenti della geografia satellitare.
Lo si comprende bene quando si affronta un territorio, magari non complesso, ma effettivamente privo di riferimenti storici e geografici, dove ci si addentra in una terra che sconosciuta-incognita lo è per davvero poiché ciò che un individuo di se non conosce entra in relazione con ciò che del luogo non conosce.
Ciò che oggi s’intende per Inesplorato è paragonabile ad un marchio DOC citato soprattutto dai VIP del grande alpinismo e delle grandi traversate quasi fosse un plusvalore, che fa da contenuto aggiuntivo ad un’impresa per caricare il vuoto geografico di segretezza, ma il più delle volte non aggiunge granché a proposito del suo significato. Se non ai giornalisti che, dopo una conferenza stampa, riportano pareri nei corrispettivi quotidiani.
Eppure, colui che Esplora (se anche ha una mèta iniziale che lo spinge a partire state sicuri che la perderà strada facendo, distratto a prestare attenzione all’evento che lo decentrerà) davvero inspira l’aroma di spiragli celati, ode l’essenza delle sostanze in essi contenuti, avverte in anticipo il cambiamento delle condizioni che sta per incontrare. Se non avvenisse in lui questa sconnessione sensoriale difficilmente sarebbe in grado di continuare ad Esplorare.
Certo è che Esplorare è una cosa pure diversa dal viaggiare, col Viaggio ci si porta ai margini dei luoghi Inesplorati, e tramite essi si raggiunge l’orlo di qualcosa di tremendo e grandioso che andremo in seguito a considerare: l’Ignoto che li contiene.
Ciò che provo oggi dopo molteplici esperienze è di sentirmi baciato in fronte dalla fortuna, grazie anche al fatto che dopo anni di fatiche sulla mia fronte c’è più spazio di prima, ma soprattutto perché pur non avendo girato il mondo, per salire tutti gli 8000, per scalare le grandi pareti inesplorate, per traversare catene non percorse più da decenni o per traversare zone dove sperimentare cose che spesso chi le ha vissute non è in grado di spiegare, forse ho capito cose che muovendosi in lungo e in largo non è detto possano esser focalizzate.
Ivan Guerini
(Tratto da “Il Senso dell’Esplorazione” di Ivan Guerini, pubblicato integralmente su “Rivista della Montagna” nei primi anni ’90 – anno XXXI°– n°247)