“Tramite sforzo, concentrazione, tensione e stress da paura, l’arrampicatore non diventa un maniaco in preda all’estasi, ma si fa sempre più attento e desto nel suo panorama in continua espansione. Vede le cose in un’ottica nuova, con una lucidità e vivacità mentale simile a quella che si raggiunge nella meditazione. Ma soprattutto vede se stesso in un nuovo rapporto con il mondo, e per un tempo limitato raggiunge uno stato di visione allargata, che modifica la sua concezione di “impossibile”. Queste esperienze diventano accessibili all’arrampicatore soprattutto in riferimento ai propri limiti di performance. Questo non significa che tali condizioni siano prerogativa esclusiva dell’estremo, niente affatto: ognuno, che operi nel secondo o nel sesto grado, può vivere questo tipo di esperienza”
Quando Ivan Guerini dice una cosa simile i benpensanti dell’arrampicata storcono il naso: “…è un milanese che parla di yoga, di meditazione e cibo vegetariano: uno hippy che è diventato famoso facendosi il 68 sulle placchette della Val di Mello.” Quando ho conosciuto Ivan ero stupito, stupito e disorientato di come e quanto infondate siano le maldicenze che girano sul suo conto. Non era affatto la persona che mi ero preparato ad incontrare e questo mi ha fatto riflettere ed ulteriormente allontanare dal “pensiero comune” che sembra permeare e dominare il mondo dell’arrampicata. Certo, strambo è strambo, ed io forse anche per questo mi sono affezionato, ma per quanto sia una fonte inesauribile di difetti non ne possiede nessuno di quelli che gli contestano: anzi, i suoi difetti sono molti di più e persino più pittoreschi!! (così come preziose sono le sue qualità).
Questa volta però Ivan non centra, questa volta parliamo di idee simili, forse coincidenti, ma interpretate da caratteri e personalità diverse. La frase con cui apre questo mio piccolo scritto è tratta da un libro del 2003 di Reinhold Messner. Già, vorrei proprio vederli i benpensanti dare del fricchettone ad uno come Messner! Sai le risate mentre li fa correre a gambe levate!!
In questi giorni ricorrono i 30 anni della conquista di tutti gli ottomila da parte di Reinhold Messner: confesso che per me è sempre stato l’uomo delle grandi montagne, sapevo poco e nulla delle sue grandi arrampicate e del suo vero punto di vista. Grazie ai suggerimenti di Ivan e Gianni sto scoprendo un mondo nuovo ed un Messner distante chilometri dalla figura che siamo abituati a conoscere. Forse anche nel suo caso le maldicenze oscurano gli aspetti più preziosi: forse è davvero necessario uno sforzo, un atto di volontà, per comprendere le persone che si sono spinte tanto oltre nei reami dell’impossibile.
Davide “Birillo” Valsecchi
“Al passaggio chiave del diedro Philipp pensai:”Adesso volo”, ma poi riuscii a sostenermi a delle minuscole asperità della roccia. Alcuni anni dopo, durante una solitaria su questa stessa via, in quello stesso punto ho trovato un chiodo ad espansione e altri tre chiodi di troppo. Il tiro che in origine era stato il più difficile, adesso è uno dei più facili e sicuri” Reinhold Messner