Era un po’ di tempo che Ivan voleva andare ad arrampicare da solo con me. Ultimamente i BADGERS più attivi sono alle prese ognuno con i propri problemi, con le proprie vite e con il fattore ferie, per cui riuscire a fare qualcosa insieme risulta un attimo incasinato da organizzare.
La scorsa settimana un nutrito (nel senso che ci nutriamo per bene) gruppo formato da Veronica, Daniela, Andrea, Ale, Mav ed io (guidati da Fabrizio Pina) è riuscito comunque a mettere insieme una giornata di canyoning nella spaziale Val Bodengo; ringrazio ancora tutti per la magnifica giornata, ci siamo divertiti come dei bambini in un grande parco giochi acquatico!
Josef è occupato con la sua splendida famiglia, Nicky già lavora, Keko organizza party selvaggi in piscina (ahahah), Bruna è ancora infortunata (ma sempre molto attiva e propositiva) e Birillo è alle prese con la scoperta delle Grigne e temo che per un bel pezzo per far qualcosa con lui, toccherà seguirlo nelle sue ravanate 😉
Quindi a me tocca “stare dietro” al vecchietto. Assicuro che non è cosa semplice, ma risulta essere sempre molto divertente ed istruttiva. Appuntamento mercoledì (17 Agosto 2016) alle 9.15 alla Stazione di Lecco. Puntuali partiamo ed in poco tempo, traffico pressoché inesistente, arriviamo a parcheggiare l’auto. Dividiamo il materiale ed iniziamo a salire. Condizioni meteo perfette, ci troviamo a ripercorrere per un breve tratto il sentiero che porta alla VIA DEI MAGNIFICI QUATTRO, ma la zona da esplorare è da tutt’altra parte e di tutt’altra fattura. Abbandoniamo il sentiero sicuro ed iniziamo a seguire le tracce degli animali che portano alla base di pareti praticamente identiche a quelle più famose dell’arco Dolomitico.
Lungo il cammino siamo circondati dalle marmotte che spuntano fuori da ogni roccia ed il silenzio totale di quel luogo magistrale viene a volte rotto solo dal loro classico richiamo; sembra di essere chissà dove ed invece laggiù in valle riesco quasi a scorgere la forma inconfondibile della montagnetta di casa. Iniziamo una ricognizione attorno alle pareti camminando su materiale di frana molto instabile e su paglioni non propriamente invitanti, il sole inizia a friggere la pelle e quindi decidiamo di cominciare da una parete completamente in ombra. Ivan sale con calma ed in silenzio, io allongiato ad una roccia con un cordino legato con un doppio inglese lo seguo assicurandolo, sì …ma dove se non mette mai niente!?!
Non ci fossi io salirebbe totalmente slegato come solo lui sa fare ed invece la sua ascensione è spesso interrotta perché attentamente mette e rimette friends e nuts per non creare troppa difficoltà a me che per secondo dovrò ripulire e riprendere il materiale. È incredibile come meticolosamente calcoli il punto esatto per assicurare la via e come sia in grado di vederla mentre la apre. Spende tempo per prepararmi l’uscita di un traverso non proprio rassicurante, dicendomi che preferisce perdere qualche momento in più di tempo ma evitare che nel caso di caduta io faccia un pauroso pendolo tra le due pareti. Paurosa è invece la tranquillità che ha a preparare il tutto in una posizione agghiacciante!
Nel frattempo inizio ad avere freddo (si lo so è incredibile) e mi scaldo le mani soffiandoci sopra e sfregandole, ma è arrivato il momento di partire. Salgo leggero col respiro tranquillo ed in poco tempo sono alle prese col primo friend che riesco a togliere velocemente recuperando il cordino, arrivo ad un kevlar infilato magistralmente in una clessidrina stupenda (quando Madre Natura ci si mette d’impegno crea cose stupefacenti) ma non riesco a fare abbastanza forza.
Cerco una posizione migliore ma la gravità si percepisce forte, lo strapiombo mi spinge fuori! Cerco il modo di trovare l’equilibrio ed incastro nel vero senso della parola la mano destra in una fessura e coi denti e la sinistra tento di sciogliere il nodo galleggiante del cordino. La fessura è bagnata e gelida e nel giro di pochissimo perdo completamente la sensibilità delle dita percependo un principio di congelamento, inoltre anche l’avambraccio comincia ad “inghisarsi” non poco.
Utilissima per imparare è stata l’ascesa fatta col buon Josef qualche tempo fa in Grignetta (Via Albertini 150m IV al primo Magnaghi, Via Lecco 140m IV+ al terzo Magnaghi, Via Chiappa-Mozzanica 50m V+ al terzo Magnaghi) dove spesso e volentieri mi lasciava materiale da recuperare nelle clessidre o nelle fessure per capire i movimenti giusti, per rimanere fermo in parete ed avere l’equilibrio sufficiente per tenere una mano libera da usare per recuperare cordini, moschettoni e rinvii.
Riesco a togliere tutto, ma non riesco a ripartire perché la destra è inutilizzabile, Ivan è dall’altra parte che mi assicura in sosta e non mi può vedere allora gli urlo di tenermi serrato perché devo far riprendere la circolazione alla mano, perché il passaggio chiave della via deve ancora arrivare.
Gentilissimo mi rassicura dicendomi che le prossime vie le faremo al sole, seguendomi perfettamente con la sicura. Ripresa la sensibilità salto fuori dal traverso e monto su un altro strapiombo e liberando l’ultimo cordino sono in cima. Ivan soddisfatto smonta la sosta e con il suo solito tono da presa in giro se ne esce con una delle sue: “Teo, girati! Perché quelle guglie ci stanno guardando?” Chi lo conosce non potrà non farsi che grassa risata immaginando il suo modo di parlare quando spara stupidate 🙂
Si comincia a scendere verso la parete esposta al sole, riusciremo poi a portare a casa altri tre tiri stupendi, sempre lasciando inalterata la Motagna e la difficoltà. Lasciamo solo un chiodo come testimonianza poco prima del passaggio chiave della via più stupenda della giornata. Un passaggio tecnico strapiombante valutato da lui in VIII+ ma che per la bellezza della salita non pensavo potesse essere di tale difficoltà; che poi, onestamente, questa cosa dei gradi non l’ho mai capita e mai la capirò: beata ignoranza!
Scendiamo pensando già alla prossima visita a quei luoghi e che a quanto pare sarà l’ultima in quanto in quella zona non c’è più altro da scoprire. In macchina giriamo cercando un bar aperto, ma alla fine ci ritroviamo a bere birra commerciale in bottiglia seduti all’ombra di una cartello segnaletico lungo la banchina della stazione di Lecco. Che disagio!
Una giornata stupenda, ricca di chiacchiere, racconti, risate e momenti di serietà (ben pochi) ma sopratutto di insegnamenti che solo la Montagna ed una persona che sta dedicando una vita intera a lei ti possono dare. Il treno per Milano arriva puntuale, il vecchietto sale sorridendo ed io me ne torno a casa con lo zaino carico di un’altra bellissima esperienza.
Matteo “TeoBrex” Bressan