[Articolo di TeoBrex] Il 27 dicembre Io, Lele Citterio e Stefano Bellomo ci ritroviamo puntuali alle 7.15 in Colma: dopo una colazione frugale partiamo col fuoristrada in direzione Monte Bül, sfruttando il permesso di transito. Giunti alla solita bocchetta lasciamo il mezzo, prepariamo sacche e zaini, ci avviamo verso l’ingresso dell’abisso. Alle 9 in punto entriamo: abbiamo appuntamento al Campo Base con Maurizio, Pier e Serena che sono entrati il 26 mattina.
Progressione tranquilla senza forzare troppo i ritmi, tenendo conto anche delle sacche belle cariche di provviste e materiale per passare una notte nel Mondo Di Sotto. Proseguiamo chiacchierando e ridacchiando tra un pozzo e l’altro. Questa grotta di pozzi ne ha parecchi, alcuni molto tecnici e con frazionamenti a pendolo non proprio banali, sopratutto sul Pozzo Gemelli (P40) e sul Pozzo Senza Fiato (P75).
Poco prima di mezzodì siamo alla partenza del P75 e sentiamo nettamente le voci degli altri che arrivano dal Campo che si trova tra la base del pozzo e la salita che porta al P15 prima alla Sala Dell’Oca. Come una squadra di muratori bergamaschi a mezzogiorno in punto siamo pronti a divorare il pranzo con gli altri.
Ci raccontano delle attività del giorno precedente, poco dopo Serena e Maurizio riprendono la strada di casa incominciando a risalire con calma il P75. Noi restiamo svaccati al Campo Base, il comfort ideale dell’interno ed il cibo ci mettono addosso una voglia di uscire che rientra nei numeri relativi, ma ci attendono parecchie cose da fare e mesti ci rinfiliamo le tute infangate e fredde per riprendere il nostro cammino. Ciò che resta del Bül per me ora è pura scoperta, perchè oltre il campo non sono mai stato e ciò che vedrò sarà qualcosa di inaspettato…
La sala Dell’Oca è un ambiente immenso, mi ha lasciato addosso quasi le stesse sensazioni che provai la prima volta che vidi il salone “Susan Boyler” in Terzo Mondo. Davvero senza parole davanti a tale maestosità, il Bül è ricco di ambienti imponenti ed affascinati, ma da qui in poi cambia volto e mostra il suo lato migliore, a parer mio. Giungiamo ad una “sala” densamente concrezionata, davvero una meraviglia inaspettata dopo ore ed ore di progressione su corda in pozzi e di lunghe camminate su frana. Mi fermo a scattare qualche foto con la mia povera vecchia compatta della Canon e mi avvio verso gli altri.
Eccoci arrivati al penultimo pozzo, bisogna armarlo.
Da sotto proviene un fortissimo fragore d’acqua , ma ancora non si vede nulla. Diamo uno sguardo al rilievo, una statica da 100m dovrebbe altroché bastare, Pier si lega la sacca con la corda e comincia a cercare la roccia sana sotto al fango. Armo doppio pronto e coniglio fatto: scende!
Qualche minuto e cominciano i dubbi… Siamo proprio sicuri che le misure del rilievo siano esatte?
Dopo tre frazionamenti Pier ci annuncia di aver armato un’altra partenza doppia, perché una volta superata si è completamente nel vuoto ed il fondo è quasi impercettibile nonostante la potenza della sua frontale!
Basterà la corda?
Io e Stefano lo rassicuriamo sul fatto di aver fatto un otto alla fine della matassa, magra consolazione!
Arriva in fondo e ci dà via libera per scendere, parte Lele e lo ascolto mentre descrive ciò che vede, attacco la mia longe all’armo di partenza e mi sporgo per osservare ciò che mi aspetta e ciò che vedo è solo buio, tenebre profonde… E’ libera, vado!
Scendendo trovo alla mia destra qualche interessante finestra che si apre sul pozzo, quella da cui sgorga una bella bocca d’acqua è magnificamente lavorata, un capolavoro della Natura!!! Arrivo all’armo doppio, doppia chiave sul discensore e longe attaccata. Smonto la chiave e la rifaccio sul tiro nel vuoto, ma prima di staccarla e lasciarmi andare giù mi giro a cercare le luci di Pier e Lele…
Le voci sono distorte dalla distanza e dal fragore della cascata, fatico a comprendere ciò che dicono e le loro illuminazioni sono piccoli bagliori in un buio così profondo che sembra vivo e toccabile. Basta pensare, stacco e scendo veloce, forse troppo perchè preso dall’adrenalina di scendere completamente nel vuoto mi accorgo che il discensore diventa bollente e comincia a fumare, meglio rallentare per non danneggiare la corda!
Mi tolgo, do a Stefano il segnale per partire e raggiungo gli altri. Squadra al completo manca l’ultimo pozzo e siamo al fondo!!! Un canion magnifico scavato dalla possente forza dell’acqua, ci regala uno splendido ambiente ricco di grosse vasche e laghetti in successione intervallati da piccole cascate d’acqua cristallina. Meraviglia!
Arriveranno alla partenza solo Pier e Stefano, perchè c’è parecchia acqua ed io e Lele non siamo attrezzati.
L’ora è tarda ed il materiale è agli sgoccioli, Pier ci racconta di qualcosa di ancora più maestoso di tutto il resto, qualcosa di tremendamente buio ed ampio, per oggi può bastare, siamo stanchi e sarebbe assurdo continuare, meglio riportare le ossa al Campo Base.
Tornando aiuto Lele facendogli da sicura, prova con Pier una piccola risalita su fango per visionare un ambiente alto. Stefano ed io ripartiamo e poco dopo le 23 siamo al caldo, Pier e Lele arriveranno verso la una dopo aver disarmato il penultimo pozzo sottodimensionato per non lasciare la corda in balia di tempo ed acqua. Risotto caldo, formaggi e dolci, poco dopo spegniamo tutto e ci infiliamo nei sacchi a pelo. Buona Notte!
Stefano e Lele partono in mattinata, io e Pier facciamo colazione e ci concediamo altro riposo. Pranziamo e decidiamo di partire. Insaccato e preparato tutto, mi avvicino mesto alla base del “Senza Fiato” (P75), attacco al bilancino dell’imbrago le due maledette e pesantissime sacche, osservo il Campo e guardo in su cercando inutilmente di scorgere la base del pozzo, un respiro: si torna fuori.
Demoliti giungiamo all’uscita dopo averci messo molto più della discesa, ad attenderci stagliato nel cielo e già visibile dall’interno del Bül, il grande cacciatore Orione ci osserva. Stiamo andandocene e già pensiamo a quando ci torneremo.
Il fondo è alla portata della prossima punta, ma ci sono finestroni, risalite e meandri che meritano esplorazioni approfondite ed in più bisognerà ripartire dal Pozzo Gemelli e portare a casa un nuovo rilievo completo fino al fondo, sperando che il Bül abbia voglia di mostrarci qualcosa di nuovo.Abbiamo parecchia strada da fare prima di essere alle auto e lo stramaledetto zaino da 20kg si fa sentire.
Giunti in Colma volgo lo sguardo verso La Grigna, uno strano bagliore sembrava provenirgli da dietro…
Sapendo cosa sarebbe accaduto da lì a poco urlo a Pier di girarsi e di aspettare qualche secondo: la Luna sorgeva silenziosa riempiendo di luce tutte le vette. Osserviamo lo spettacolo ed il regalo di bentornati che la Natura ci ha donato. In quei momenti apprezzo appieno il significato di un grande pezzo dei Depeche Mode, uno dei miei preferiti: words are very unnecessary…
Non si poteva concludere meglio un’avventura così straordinaria!
Grazie a tutto lo Speleo Club Erba
Alla Prossima
Teo Brex
Spelo Club Erba
BadgerTeam