Finalmente Mattia è di nuovo con i piedi per terra, possiamo rilassarci e persino di scaldarci un poco. Sotto la grande Parete Nord-Est del Corno Orientale fa un sempre un freddo cane ed oggi il cielo è coperto e tira una gran aria. Seduti prendiamo fiato ascoltando i sassi sche rotolano lungo il ghiaione ed il vociare che li accompagna.
Ancora infreddolito mi alzo e da dietro il torrione spunta un ragazzo con un fedora sulla testa ed una chitarra sulle spalle, tutti traballanti, all’allegra brigata di coscritti. Stupito ci guarda: «Siete qui ad arrampicare? Accidenti, c’era una possibilità su cento di incontrare qualcuno passando di qui!» Mattia ghigna «Bhe, noi siamo quell’1%» Anche il ragazzo ride. «Giovani, da dove arrivate?» Chiedo «Dalla Sev, abbiamo festeggiato un addio al celibato!» Rido forte «Accidenti, dov’è il festeggiato?» Alle spalle di quello con la chitarra spunta un altro ragazzo: due profondi occhi azzurri, sgranati, sperduti e provati da una serata impegnativa ancora tutta da chiudere, delle buffe ghirlande rosa a modi banderuola, passo incerto ed un caschetto d’arrampicata pieno di scritte benauguranti a pennarello. Gli stringiamo la mano partecipando alla festa mentre alla spicciolata “rotolano” sul ghiaione. «Hey Giovani, avete visto Gianni? E’ questa domenica o la prossima che la scuola di Valmadrera sale ai Corni?» Uno di loro, quasi inciampando, mi risponde «No, anche io sono con la scuola: saliamo settimana prossima, con il freddo che fa oggi ci congelavano gli allievi sotto il pilastrello!».Ed in effetti ha ragione da vendere!
L’ultimo della fila ha in spalla una “dama” di vino rosso ormai esausta. Non ci conosciamo ma siamo ai Corni e se arrampichi da queste parti, qualsiasi sia il tuo versante, sei tra amici, specie dopo una notte brava! Ci salutiamo strillando auguri da lontano e, piano piano, torna la quiete assoluta. E’ stato bello incontrarli!!
Già, è stato bello ridere con loro, specie dopo due ore di battaglia con la “Stellina”. Il nostro secondo assalto al torrione, nonostante il freddo, ha dato qualche risultato ma la partita è tutt’altro che conclusa. Mattia ha risalito i chiodi piazzati la vostra precedente raggiungendo l’inizio della grande fessura che contraddistingue la seconda parte del tiro.
E’ riuscito a piazzare un chiodo abbastanza sicuro e poi è partito a friend attacando la fessura. Dando battaglia si è alzato di un paio di metri buoni piazzando due friend e raggiungendo la prima “spira” verso destra. Incastrando il piede destro nella fessura cercava una posizione stabile «Il secondo friend non è buono, devo cercare di piazzare qualcosa di solido». Prova a pizzare un chiodo sulla sinistra ma la roccia è compatta, dove cede il chiodo rompe senza tenere. «Questo chiodo è uno schifo, ha spaccato la roccia e non terrà mai!». Il momento è delicato e vampate di caldo sembrano vincere il freddo «Mattia, fai come dice Ivan: picchia dentro un mazzo di Friend, qualcuno sul numero terrà qualcosa!» Il mio non è un consiglio ma un rinforzo morale per il socio che in equilibrio già traffica con i friend!
Ne riesce a pizzare tre vicini, uno grosso (marrone) e due più piccoli, tuttavia appendersi anche solo per riposare è da escludere. Si volta nuovamente e cerca di piazzare un chiodo ad U morbido ma lavorando con una mano sola il chiodo cade dalla roccia precipitando nel vuoto. Osservo il pezzo di metallo cadere, consapevole che una cosa simile non è MAI successa con Mattia e che quello è un chiaro campanello d’allarme. Mattia prende dall’imbrago un altro chiodo a lama, lo appoggia con una mano in una fenditura, lo lascia in equilibrio e, sempre tenendosi all’orlo della fessura con l’altra mano, cerca di affarrare la mazzetta che pende alle sue spalle.
Quello è il momento, il momento in cui l’equilibrio si sposta e l’unico chiodo che abbiamo salta. Mattia sbandiera ma due dei tre friend che formano il “mazzo” lavorano bene e reggono, io blocco e lui resta appeso nel vuoto: quando si dice gli amici…
«Hey?! Okey?! Tengono o ti abbasso al primo chiodo?» «No, tutto bene. Il marrone lavora bene ed anche quello del Cervino tiene. Quello blu invece è saltato». Il chiodo a lama ha raggiunto a terra il chiodo precendete. Mattia, senza danno, prova a riposizionarsi e caparbiamente riesce a piazzare un chiodo legandolo con una ghirlanda di rinvii al “mazzo” di friend. Poi, trovando nuovi equilibri, si alza ancora raggiungendo la seconda “spira” della fessura che tende a sinistra.
«Qui la roccia inizia di nuovo a strapiombare. Butta in fuori. La fessura è rugosa ma, accidenti, senza nulla per i piedi è davvero tosta.» La situazione è ancora davvero complicata. Mattia deve superare almeno altri cinque metri di fessura al termine della quale deve riuscire ad alzarsi in piedi su una placca verticale e compatta per afferrare il terrazzino d’uscita. «E’ bellissima ma è tosta!»
Io Indosso una maglia a maniche lunghe, un maglione in pile, un gilet in pile ed una K-Way antivento. Nonostante tutto sto gelando dal freddo ed è mio compito, come secondo, suonare il gong della ripresa: «Hey Mattia, la vedo dura passare oltre con sto freddo. Organizziamo la ritirata!» «Okay, ho i piedi che sembrano due mattoni. Sistemo il tutto e poi mi cali».
Calare il socio su un paio di friend è un brivido leggero. Finalmente a terra restiamo con il naso all’insù. «Dovrei afferrare la fessura e tirarla tutta al volo: è quando mi fermo per mettere le protezioni che mi tiro posso. Il problema è che la placca finale è tutt’altro che banale e se arrivo lassù senza averne più e senza protezioni allora sì che diventano guai seri». Lo ascolto consapevole che la nostra “Stellina” si sta dimostrando meno docile del previsto. «Dai, è ora di tornare a casa o lo morose ci spennano. Facciamo in tempo giusto per una Birretta alla Sev».
Sfruttando delle belle clessidre traversiamo dall’alto e recuperiamo le nostre cose disarmando la via dai Friend. Riempiti gli zaini ci portiamo al rifugio. Sui prati di Pianezzo i ragazzi dell’alpinismo giovanile di Canzo si avventano allegri e felici sui loro panini. Nonostante il brutto tempo oggi ai Corni ci sono tutte le “contrade”, tutte le generazioni: qualcosa che scalda il cuore! Birra, gazzosa e due chiacchiere: «No, ho idea che senza un po’ di caldo quel passaggio non riusciamo a chiuderlo. Dobbiamo aspettare qualche settimana.» Quelle parole, prononciate da Mattia “IlTrattoreInarrestabile” Ricci, sono una mezza sorpresa. Rido e batto il mio boccale con il suo «Bhe, mentre aspettiamo ci toccherà andare in trasferta a fare qualche numero! In fondo gli esperti dicono che i Corni non fanno curriculum…» Gli strizzo l’occhio consapevole di essermi messo nei guai: siamo l’1%, dobbiamo farci onore!
Davide “Birillo” Valsecchi