Boris è venuto a trovarci e quindi insieme a Bruna e Francesco siamo andati a Sormano a mangiare in pizzeria. «Forza, raccontatemi! Com’è allenarsi con Ivan Guerini?!» Il giorno prima abbiamo infatti incontrato Ivan alla Montagnetta di San Siro ed insieme abbiamo trascorso la giornata esercitandoci.
«E’ davvero un fuoriclasse!» inizia a raccontare Francesco «Io studio musica all’accademia e passo le mie giornate in mezzo a gente che sbanfa su quello che fa. Lui invece è come uno di quegli artisti che sono in grado di fare cose pazzesche, ma che riescono comunque ad entusiasmarsi anche per quelle quattro piccole cose che un principiante riesce a fare.» Infilandomi in bocca una fetta di pizza ascolto interessato il suo racconto. «Abbiamo parlato un po’ anche della scuola e mi ha stupito dicendomi che è importante imparare a relazionarsi con le persone, non con il loro ruolo».
Anche Bruna inizia a raccontare «E’ generoso, davvero tanto umile ed attento alle persone. lo vedi dalle piccole cose, dai dettagli. Ci aveva portato delle noci ed ha voluto regalarmi il suo storico zainetto. Piccoli gesti ma carichi di valore. Quando parla è un fiume in piena, ma riesce sempre a metterti a tuo agio dandoti un sacco di rinforzi positivi. Rende i tuoi limiti un’opportunità senza mai chiederti di spingerti oltre. Questo rende gratificante ogni piccola conquista».
Poi Bruna scoppia a ridere «Quando Davide ed Ivan parlano insieme si capisce al volo che sono due sociopatici immersi ognuno in un proprio universo. Non discutono tra loro: semplicemente intersecano il proprio pensiero. Da fuori a volte il loro discorso sembra assolutamente incomprensibile eppure, a quanto pare, loro si capisco benissimo, anzi, sembra che uno continui a stimolare l’altro».
Con una grossa sorsata cerco di nascondere il mezzo sorriso compiaciuto che mi è spuntato sulle labbra. Poi Boris fa l’unica domanda a cui non c’è risposta: «Ma vi racconta mai della Val di Mello?». Per un attimo tutti restano in silenzio, poi parte Bruna «Ivan parla di un sacco di cose ma quando parla della Valle parla di sua Nonna, dei suoi amici pastori e dei loro figli che arrampicavano scalzi con lui. Non parla quasi mai dell’arrampicata».
Per un istante una frase di un film scivola tra i miei pensieri “Noi samurai siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini.” Quando Ivan vuole farmi un complimento mi chiama “Divids”: mi ha infatti raccontato che quello era l’imperativo affettuoso con cui Nonno Giovanni Baraiolo reguardiva Davide, il più piccolo dei bambini della Val di Mello, quando insieme ai fratelli inseguivano scalzi le cordate di alpinisti atterriti alle soste.
Credo sia la nostra genuina ingenuità a renderci simpatici ad Ivan. Credo anche che sia il nostro essere estranei al mondo dell’arrampicata ciò che ci permette, come probabilmente è avvenuto per i “Melat”, di comprendere e gioire degli insegnamenti e delle sue idee.
Poi mi mio fratello dice qualcosa di assolutamente divertente ed azzeccato «E’ come suonare con Dave Grohl dei Foo Fighter, non puoi metterti a fargli domande sui Nirvana!!» Per un secondo mi sbilancio e lascio che i pensieri diventino parole: «Tempo fa hanno realizzato un film, Patabang, che vuole essere il manifesto della Val di Mello. Visto che il film ha vinto un sacco di premi ed è stato acclamato da tutti, Keko ed io siamo andati a vederlo in biblioteca. Quel film descrive la valle di Mello come il centro di una rivoluzione tanto culturale quanto alpinistica. Curiosamente tutto il racconto ruota attorno ad Ivan ed alle sue salite ma lui non compare mai, riesce ad essere il protagonista della storia senza mai essere presente. La cosa mi aveva piuttosto stupito ma dopo aver conosciuto Ivan di persona ho capito che quel film è una colossale vaccata, spaccia per autentica una filosofia che probabilmente è in assoluta antitesi con la visione di Ivan. Alle origini del mito della Val di Mello c’è una meravigliosa storia d’amore tra due persone immerse nella natura, qualcosa di troppo banale per competere con una sbanfata intrisa di falso eroismo, ribellione e magnesite.» Bruna e Keko non sono mai stati in Val di Mello ma mi guardano annuendo, Boris invece mi fissa stupito in silenzio. Sorrido: «Non ti preoccupare,Boris, ti farò conoscere Monica e comprenderai ogni cosa.»
In un’epoca in cui si è abituati a banalizzare l’estremo abbiamo “giocato” in un parco urbano con Ivan seguendo il secondo dei suoi consigli: «rendete estremo il banale». Appesi a testa in giù a qualche improbabile appiglio non abbiamo arrampicato, abbiamo esplorato le capacità del nostro corpo, la flessibilità dei nostri pensieri e la solidità delle nostre emozioni. In fondo cosa c’è di più estremo e banale di un istante trascorso in equilibrio con un buon amico, con una donna di cui sei innamorato, con uno dei tuoi fratelli?
Davide “Birillo” Valsecchi