La neve ed il tempo instabile rende difficile organizzarsi per arrampicare e Mattia, che in questo periodo smania, mi aveva prospettato due alternative per venerdì: la “Bonatti” o la “Brianzi” in Medale. Ovviamente il mio “adorabile integralista” e capo cordata era intenzionato a percorrere le linee originali ed integrali passando per lo “zoccolo”, un tratto di via ormai abbandonato e ritenuto inutilmente pericoloso che la maggior parte dei salitori aggira sfruttando la ferrata.
“Scusa, Mattia, ma non è la nostra zona. Non sono i Corni, perchè dovremmo infliggergi una ravanata in trasferta?” Lo zoccolo era un’idea intrigante ma non certo allettante. Così, cercando di salvarmi da quel progetto potenzialmente scellerato, ho avuto un’illuminazione giocandomi un super-jolly: “Facciamo la via degli Asen! Quei ragazzi sanno il fatto loro e la via sta diventando conosciuta. Visto che è recente andiamo a vederla prima che i MaoMao la rendano unta!”
Gli AsenPark,dal mio punto di vista, sono il gruppo più interessante di tutta Lecco. Confesso che spesso sono rimasto affascinato ed ispirato dal loro modo di fare e dalle loro attività: “Pizzo Bernina senza mezzi a motore: cronaca di un massacro annunciato“ è a mio avviso una delle loro imprese più belle ed invidiabili!! (http://www.asenpark.it/home/alpinismo/138-pizzo-bernina-senza-mezzi-motore)
Oltre a questo alcuni degli Asen sono spesso venuti in trasferta ai Corni (Guerra, Davidino, Moretz e Tode) e ripercorrere la loro via mi sembrava quindi il giusto modo per ricambiare e consolidare questo nostro piccolo gemellaggio culturale.
Così alle nove del mattino io e Mattia siamo all’attacco della via degli Istruttori, via che si utilizza per salire all’attaco della Via Asen. Tanto per cambiare tiro io le prime due lunghezze poi, come di consuetudine, passo il lo “scettro” al più esperto e forte tra noi: “Ogni ofelè al fa el so mestè” e Mattia riprende il suo posto al comando della nostra squadra esplorativa.
Dalla seconda sosta della via degli Istruttori si piega e destra superando uno spigolo ed entrando in una cengia. Qui una catena risale indicando la strada. Alle nostre spalle una seconda cordata ci segue lungo la catena per attaccare “Sentieri Selvaggi”.
Finalmente siamo all’attacco della via vera e propria. Davanti a noi una serie di placche si fondono insieme formando un bellissimo tiro di una quarantina di metri. Roccia splendida, ricca di fessure e clessidre, che corre selvatica tra rami e roccie smosse. L’ambiente che ci circonda è un anfiteatro, quasi segreto, tra l’antimedale ed il pilastro Irene.
Ivo Ferrari, che ha inserito questa via nella sua raccolta, “Tra montagne e pareti d’Italia”, la descrive così: «Bellissimi movimenti per niente faticosi, chiodatura “giusta” rendono la progressione sicura quanto basta per essere sicuri. Una via anche per chi non è malato di “fanatismo” da prestazione. Un pezzo di roccia “scovato” da persone che avevano voglia di “scovare” e divertirsi, verso quel pezzo, unico pezzo libero tra prati verticali ricoperti di spine! Non un’alternativa ad altre vie ma è semplicemente la Via degli Asen.»
Pensare che sulla parete dell’antimedale, tra i nomi blasonati e le vie da falesia, si sia trovato lo spazio anche una via “Asen” è qualcosa di davvero rincuorante. La roccia accoglie e custodisce un “messaggio” prezioso visibile ovunque dalla città di Lecco.
La prima sosta è ben protetta al riparo di una nicchia ed il secondo tiro riparte con un piccolo traverso a sinistra per inpennarsi su una placca dura (passo chiave VII-/A0 chiodo con cordino). Mattia ha “annusato” gli spit che proteggono il passaggio, ma piazzando un friend lo ha aggirato sulla sinistra saltando il chiodo con cordino lungo una linea più naturale sebbene su roccia meno invitante. “Questa via porta il loro nome: I ragazzi volevano giustamente mostrare ciò di cui sono capaci: ci sta tutto un passaggio come questo”. Superata la placca parte una serie di fessure tutte da proteggere ma assolutamente godibili!
Anche il terzo tiro è di soddisfazione sfilando verso destra oltre uno stretto diedro e rimontando poi nuovamente verso sinistra per giungere alla sosta.
Roccia buona e pulita, ambiente selvatico, tiri logici e protezioni ben bilanciate. Sulle fessure del secondo tiro ero troppo “ingaggiato” per fare qualche foto ed il mio pensiero è stato “Accidenti che livello per passare di qui in apertura proteggendo tutto a friend! Davvero forti!”. Sono davvero contento di avere percorso questa via!
L’uscita finale ci riporta nell’oceano di sfasciume che è la porzione centrale dell’antimedale. Sassi ovunque e sotto di noi la cordata sull’ultimo tiro di “SentieriSelvaggi”: c’è da prestare davvero molta attenzione per non fare danni! Nonostante tutto siamo andati prima un po’ a zonzo sotto la seconda bastionata e poi, scesi nuovamente alla base, ci siamo sparati il primo tiro di “frecce perdute” giusto per chiudere la giornata e farci un giretto in doppia.
Per me farei complimenti agli AsenPark equivale a sfondare una porta aperta ma, ancora una volta e a ragion veduta, voglio complimentarmi per la loro “via”.
Come direbbero loro: MOS!
Daivde “Birillo” Valsecchi
Qui trovate la relazione ufficiale della via Asen in Antimedale:
http://www.asenpark.it/media/relazioni-asen/360-relazione-via-asen-antimedale-claudio-cendali-asenpa
Qui invece le nostre foto sulla via:
Qui un po’ di scatti su “frecce perdute”:
Qui il video che probabilmente i posteri ammireranno come uno straordinario manifesto alpinistico.
“Asino affamato non teme bastone”