La mattina di Ferragosto, più o meno alle sei, una serie di boati squarciano il cielo scatenando sui nostri piani una valanga di fulmini e secchiate d’acqua. Ad Oggiono le strade si riempiono di tanta grandine da richiedere l’intervento delle ruspe: “…e la chiamano estate”.
L’avanguardia della nostra truppa era già in posizione all’alpe di Monte allestendo, ormai già dalle quattro, il fuoco per la porchettata d’estate. I nostri eroi avrebbero saputo resistere alle intemperie continuando la loro missione nonostante i nove gradi e lo scrosciante acquazzone estivo?
Più o meno alle otto, grazie alle moderne tecnologie in nostro possesso, un’immagine giunge a tutti noi portando il seguente messaggio: “Nonostante il meteo il porco gira…”. Praticamente una chiamata al fronte!
Io, Bruna e mio fratello Keko infiliamo le mantelline e risaliamo da Valbrona raggiungendo il grosso della truppa che scendeva dalla Conca di Crezzo. La nostra eroica avanguardia non solo aveva “attaccato il porco” ma aveva allestisto un tendone sfruttando le piante e gli ancoraggi delle vie d’arrampicata sulla facciata dell’alpeggio.
Motoseghe, decespugliatori, cariole meccaniche, generatori a benzina: l’operazione “Porco di Ferragosto” gode di uno spiegamento ingente e massiccio di mezzi e risorse. Ogni membro della spedizione viene accolto con un mestolo di 220, una tipica e rigenerante bevanda indigena a base di campari, vino bianco e gin.
La pioggia, forse resasi conto di non essere più in alcun modo un deterrente, lascia campo ad un timido sole mentre la congrega inizia le attività ricreative e ludiche. Tra due piante compare una SlackLine e l’aperitivo si fa funanbolico mentre i “giovani” si dilettano a “rasparsi sù per il muro” coadiuvati da sghignazzanti figuri che allietano la salita con lunghe ed ilari sessioni di “asola e contro-asola”. In parete spunta anche un’amaca e quasi a turno tutti ci facciamo un giro di “lavatrice”.
Finalmente il grande momento ed i 10 kili di porchetta vengono adagiati e lentamente smembrati sulla grande tavola. Dopo la pioggia ed i fulmini, il baccano, le risate e gli strepiti della radio tutto tace per un istante e solo un lungo silenzio ritmato dalle mandibole domina la scena.
Dopo l’abbuffata il sole inizia a farsi finalmente caldo, la gente si accoccola dove può e tutto viene piacevolmente ottenbrato da un vasetto di “zuccherini all’anice” forti come non mai. La pace d’Agosto regna nonostante le bizze del tempo! Strepitoso…
Poi arriva il segnale e tutto si rianima freneticamente: inizia la ritirata! Si smontano tavoli e lavano piatti mentre le motoseghe cantano accorciando ed accatastando la legna avanzata. Il grande fuoco viene acquitato e tutto il materiale riammonticchiato sulla cariola a motore. In fila indiana tutta la compagnia si incammina nel viaggio di ritorno: l’operazione è conclusa con successo! Hurra!!
Un sentito ringraziamento al Cai Asso e a tutti i suoi soci che, con costanza e pazienza, hanno trasformato l’alpe di monte in una poliedrica “Club house” insegnandoci negli anni, e con l’esempio, a godere del genuino piacere di un “giorno di festa” tra amici. MOSS!
Davide “Birillo” Valsecchi