Infatti, più la progressione si rallenta a causa degli ostacoli, più si sente l’ebbrezza ed è esattamente il contrario della corsa, di qualsiasi genere essa sia, dove il godimento aumenta in proporzione alla velocità. Quando si prosegue palmo a palmo, tracciando un itinerario sul sasso intatto, e per piantare un chiodo si fatica a lungo, il tempo adotta una diversa misura, i pensieri mutano, pare che l’universo assuma il ritmo dei nostri movimenti, o che i nostri movimenti si intonino a quelli dell’universo, poiché null’altro ormai più esiste oltre che la parete da scalare e la volontà di scalarla.
Riccardo Cassin