Il canalino, invaso dalla neve ghiacciata, risale ripido e stretto fiancheggiando un’ immensa voragine, un buio abisso che precipita nelle profondità della montagna. Sulla roccia, in parte nascosta dalla neve, una scritta in verde “W le Grotte”. Tutto fa supporre che sia questo l’inghiottitoio in cui è fatalmente precipitato, lo scorso anno, un giovane monzese dopo essere scivolato dalla Cresta Piancaformia.
La neve, la prima dell’inverno, non è né tanta né poca: è quella classica misura che porta solo rogne. Ramponi e piccozza abbiamo risalito il canale senza legarci ed ora non resta che superare una placca scoperta prima di rimontare sull’ultimo tratto di cresta.
«Stefano, tieni a mente che il mio socio siciliano è la seconda volta che mette i ramponi in vita sua: andiamoci cauti!» Fabrizio ha fatto un po’ di esperienza roccia ma pretendere che possa affrontare in sicurezza, con i ramponi ed in libera, una placca ghiacciata a monte di un interminabile scivolo di neve compatta è forse davvero pretendere troppo da lui.
«Okay, rimontare la placca è questione di un passo. Salto su e vedo come siamo messi sopra.» Mi dice Stefano mentre punta i ramponi sulla roccia e scavalca il passaggio. Risale un’altra decina di metri e poi mi da voce. «Io e te di qui passiamo, ma per Fabrizio è davvero spessa. O lo leghiamo o non conviene rischiare.» Negli zaini abbiamo imbraghi, corde e tutto il necessario per dare battaglia all’inverno ma, fino a quel punto, era bastato passo fermo e buon senso. «Tra l’altro» continua Stefano ridendo «Ora è tutta da vedere come farò io a scendere da qui!».
Fabrizio si mette al riparo in un terrazzino sotto una roccia. «Aspetta Ste! Qui c’è uno spit!» Dallo zaino estraggo un rinvio e la mia fidata 30 metri di statica del 10. Con un barcaiolo attacco il tutto ad un ancoraggio fisso posto appena sopra l’imbocco della grotta e lancio un capo a Stefano al di sopra della placca «Attaccati qui mentre scendi e aspetta che mi tolga che se pendoli mi butti dentro ‘sto buco!» Trattenendomi con la corda getto lo sguardo nel profondo di quell’infernale infinità: è grande abbastanza per infilarci una “smart” e nella sola parte visibile scende verticale ben oltre i trenta metri. «Sì, Sì! Spetta che mi tolgo dalle palle che qui la vedo grama!!»
Stefano, che si è ripreso egregiamente dall’intervento alla spalla di questa primavera, lavora con la punta dei ramponi e con delicatezza riscende la placca raggiungendo me ed il mio, forse un po’ spaesato, socio. Tutti e tre insieme, faccia alla montagna, scendiamo all’indietro il canale di neve cercando di abbassarci fino alla traccia della Normale che risale il canalone nord fino al Brioschi. «Fabrizio! Non mettere i piedi a papera! Pesta dentro le punte dei ramponi, tieni i piedi dritti e fai lavorare il peso. Pianta la becca della picozza ed usala appoggiata come una maniglia!! Muovi solo un appoggio alla volta quanto tutti gli altri sono sicuri! E, accidenti, vedi di non venirmi a basso!!» La neve è lucida e piacevolmente ghiacciata, la pendenza decisamente impegnativa per un neofita ma, come spesso accade, il buon Fabrizio mi da conferma della fiducia che ripongo in lui: «Bravo Fabrizio! Ora ti tocca offrirmi la birra al Brioschi!!»
La Piancaformia è una bellissima cresta, tremendamente panoramica ed esposta: quando però non è in condizione conviene avere la saggezza e la prudenza di ripiegare sulla sottostante via normale (che, tuttavia, non va assolutamente sottovalutata!!).
Su al Brioschi i “Capanat” ci stupiscono con degli strepitosi gnocchi di zucca (Grandi come sempre!) mentre l’orizzonte è una cortina bianca di nuvole da cui spuntano, come isole, le cime delle montagne circostanti. Fabrizio, quasi un pesce fuor d’acqua, si aggira a piedi nudi per il rifugio mentre con la stufa provo a far asciugare i suoi “scandalosi” scarponi fradici e “ravano” nello zaino in cerca di un paio di calze asciutte: «Amico mio, l’inverno sta arrivando: conviene andare a trovare il Tino ed iniziare a recuperare un po’ d’equipaggiamento decente se hai intenzione di arrivare a primavera con tutte le dita!!»
Davide “Birillo” Valsecchi