Il Gruppo Over è una brigata di “ragazzacci sulla sessantina”, una ragguardevole squadra di “veterani della montagna” ancora intensamente attivi. Ex membri del soccorso alpino, istruttori di roccia, accompagnatori di montagna, ex guide alpine che ogni mercoledì si ritrovano dando l’assalto a qualche salita o invadendo qualche rifugio in quota.
Questa settimana avevano deciso di puntare alla cima dello Zuccone Campelli risalendo per la ferrata Mario Minozio e, per l’occasione, avevano invitato anche la mia Zia Cesy (ormai maschotte del gruppo!). La zia è una “tipa tosta” (quest’inverno ha fatto con me il Corno Centrale in invernale!) ma non ha una grande esperienza con le ferrate e così, oltre a fornirgli tutto l’equipaggiamento necessario, mi sono volentieri aggregato alla compagnia per vedere cosa avrebbe combinato.
Alle otto siamo sul piazzale della funivia dei Piani di Bobbio ed alle otto e un quarto ci imbarchiamo per la prima ed unica corsa del mattino. Stipati nella gabina, sospesi nel vuoto, sembra di essere in gita con una scolaresca di casinisti: il gruppo Over è terribilmente spassoso!
Tutto la squadra raggiunge il Rifugio Lecco, tappa obbligatoria di ogni salita nella zona, e si divide in due formazioni. Valentino e gli altri percorreranno il Sentiero degli Stradini mentre Renzo, Alberto, Agostino, la zia Cesy ed io risaliremo nell’anfiteatro di roccia fino all’attacco della ferrata.
Attrezziamo la zia ed iniziamo a salire lungo le catene. La ferrata nella prima parte è molto scorrevole e priva di particolari difficoltà. Una volta raggiunta la cresta diviene invece piuttosto interessante alternando verticali salite ad altrettante strapiombanti discese. Nulla di eccessivamente difficile ma sicuramente un “sali e scendi” insolito per chi è abituato a percorre le ferrate solo in salita. L’ambiente circostante, a tratti severo, è davvero godibile ed avvincente: un spazio in equilibrio tra le Grigne e le Alpi Orobiche.
Nel mio zaino (ma anche in quello di Renzo) uno spezzone di statica è pronto ad intervenire a supporto della Zia Cesy che, nonostante qualche esilarante passaggio, se l’è cavata alla grande anche senza. La zia Cesy è una persona davvero speciale, un’anima genuina e spontanea: qua e là, per aiutarla, è stato necessario un po’ di equilibrismi ma con il suo modo di fare ci ha fatto ridere tutto il tempo! Grande Zia Cesy!
Una volta in cima abbiamo scattato le consuete foto di rito ed iniziato la discesa lungo il Canalone dei Camosci. Il terreno qui è franoso e denso di sassi smossi ma, con un po’ di attenzione e stando ben vicini, è possibile discenderlo senza correre troppi rischi.
Nuovamente al Rifugio Lecco il Gruppo Over si è ricompattato attorno alla tavolata. Eugenia, la sempre gentilissima gestrice del Rifugio, si è presa cura di noi con tagliatelle fatte in casa e piattate di polenta innaffiate a boccali di rosso. Dopo lo strepitoso pranzo il tempo non accennava a migliorare e così, per aspettare la corsa pomeridiana delle cinque, gli Over hanno messo in piedi un partitone a scopa: il gioco delle carte è una questione tremendamente seria a qualsiasi quota!
Io mi appoggio ad una panca, reclino la testa e precipito nel mondo dei sogni placido come un bimbo. Quando un’ora più tardi riatterro sul pianeta terra gli Over stanno ancora giocando e discutendo animatamente sulle carte che non andavano scartate.
Ancora mezzo addormentato li osservo con gli occhi socchiusi. Qualcuno di loro ha le ginocchia messe male, qualcuno ha le mani che tengono poco, qualcuno ha il fiato corto, qualcuno è diventato metereopatico mentre qualcuno ha iniziato a soffrire le vertigini: sono i veterani, io metterei la firma per arrivare alla loro età con ancora tanto spirito e tanta voglia!
Conosco questi “vecchiacci” da quando io avevo otto anni e loro la mia età: quanta strada percorsa insieme, quanti passi, quanti ricordi. Un sorriso mi spunta sul viso, questa è una specie di famiglia allargata: lascio di nuovo cadere la testa indietro e mi godo quell’assoluto e completo relax.
Ancora grazie Team Over!
Davide “birillo” Valsecchi
PS: un saluto a Fedele: è stato divertente conoscerci così alla sprovvista