La Via della Montagna

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«Provai gioie troppo grandi per poterle descrivere, e dolori tali che non ho ardito parlarne. Con questi sensi nell’anima io dico: salite i monti, ma ricordate coraggio e vigore nulla contano senza la prudenza; ricordate che la negligenza di un solo istante può distruggere la felicità di una vita. Non fate nulla con fretta, guardate bene ad ogni passo, e fin dal principio pensate quale può essere la fine» Edward Whymper

La passata settimana una tragedia con due morti sul Pizzo dei Tre Signori, nessuna novità sui tre italiani dispersi tra le alpi francesi mentre ieri, sulla cresta Piancaformia, ha perso la vita un’altro alpinista. Quest’ultima vittima, sul nostro Grignone, mi ha fatto molto riflettere.

Ogni volta che racconto qualcosa di montagna lo faccio con spensieratezza, con allegria, con lo scopo di condividere la bellezza che domina quei posti. La leggerezza dei miei scritti  è un atto obbligato di umiltà: oggi, che i tempi tragici ed eroici dell’alpinismo dovrebbero essere finiti, sarebbe ridicolo enfatizzare la sfida contro la montagna, contro il rischio, l’ignoto e la morte.

Tuttavia, se lo spirito ardito e fanatico del ‘900 è quasi del tutto scomparso, i pericoli della montagna sono però rimasti gli stessi: forse alleviati dalla tecnologia e dalle conoscenze, ma sempre presenti e terribili. Sarebbe sciocco enfatizzarli per vanità così come sarebbe altrettanto stupido sminuirli per pressapochismo.

Io spero che leggendo quello che scrivo su “cima” possiate avvicinarvi alla montagna, innamorarvi della sua bellezza, così come spero che possiate fare della “sfida con la montagna” una sfida onesta, tesa ad una conquista consapevole che abbia nella sicurezza un valore da enfatizzare.

Nel 2009 ho raggiunto la vetta dello Stok Kangri, una montagna innevata di 6130 metri sul confine Indo-cinese: quella è stata la salita più disorganizzata, improvvisata, approssimativa e scriteriata della mia vita. Sono arrivato in cima e sono tornato, certo, ma ho imparato quanto terribilmente conti il “come” in una salita. Ancora oggi i tanti errori commessi “prima” di iniziare quell’ascensione mi impediscono di esserne orgoglioso: non c’è gioia nel fare le cose in malo modo, non c’è nulla di eroico nel correre rischi inutili.

Pianificate le vostre salite, attrezzatevi in modo adeguato, allenatevi, istruitevi e durante la progressione, durante la salita, “proteggete” il vostro cammino e quello dei vostri compagni con ogni mezzo e conoscenza a vostra disposizione. Solo in questo modo, insieme alla vostra squadra, potrete godere della gioia della conquista oppure assaporare la bruciante sfida che rappresenta un’intelligente rinuncia.

«Tornate sani, tornate amici, arrivate in cima: in questo preciso ordine.» Giusto Gervasutti (detto il Fortissimo). «Raggiungere la cima è facoltativo, tornare indietro è obbligatorio.» Ed Viesturs

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