«Dai, oggi andiamo in un posto spettacoloso che conoscono in pochi!» Ed è così che ieri Fabrizio ed io ci siamo messi in cammino alla volta dei Corni di Canzo. Fabrizio, con cui sempre più spesso vado in montagna, aveva da poco comprato tutto il necessario per affrontare le ferrate ma non aveva ancora avuto occasione di muovere i suoi primi passi sulla roccia: era decisamente il momento di cominciare!!
La giornata era ben soleggiata, la foschia velava le montagne ma il sole era caldo e gradevole. Partiti da Gajum abbiamo raggiunto l’attacco della ferrata del Venticinquesimo in un oretta e tre quarti. Indossato l’equipaggiamento ho spiegato le basi a Fabrizio ed abbiamo iniziato la nostra salita.
Fabrizio, siciliano d’origine e neofita di montagna, era letteralmente rapito da quell’esperienza per lui tanto nuova ed emozionante. Io e lui siamo curiosamente coscritti e per me era un vero spasso vederlo tanto contento mentre avanzava lungo la parete sud del Corno Occidentale.
Raggiunta la cima siamo poi scesi dal lato nord lungo il caminetto proseguendo attraverso la sella tra i due corni verso la cima del Corno Centrale. Da qui il sentiero prosegue lungo la cresta che domina la vertiginosa parete Fasana terminando poi, dopo alcuni tratti attrezzati con catene, al boschetto che conduce al Corno Orientale.
Nascosta tra gli alberi vi è uno degli angoli più suggestivi e sconosciuti dei Corni di Canzo: la Fessura al Pilastrello Gian Maria. Oltre la Parete Fasana, dietro l’alta guglia che prende il nome di Pilastrello, vi è infatti uno stretto canyon tra due alte e verticali pareti di roccia: un vero antro che si allunga per oltre 50 metri nel cuore della montagna.
La Fessura è davvero un luogo suggestivo: tra quelle pareti umide , fredde e lisce il sole filtra raramente anche in estate ed incute un certo timore entrarvi per la prima volta. Lo spazio tra le pareti è abbastanza ampio ma a metà del “canale” un grosso masso, precipitato chissà in che epoca remota, sbarra il passo ed è necessaria un po’ di perizia per proseguire oltre. Più in là, sopeso tra la roccia, un’altro grosso masso sovrasta minaccioso ma immobile il canale.
C0sì, per stemperare il clima austero di quel luogo, ho iniziato a mostrare a Fabrizio come arrampicare in opposizione ed abbiamo iniziato a “giocare” tra le pareti.
Tra quelle pareti vi sono molte delle storiche vie d’arrampicata dei Corni di Canzo tracciate nei tempi eroici del dopo guerra, sulla roccia sono ben leggibili le targhe poste a memoria delle salite. Una volta lasciata la fessura ci si ritrova, dopo un passaggio d’arrampicata in discesa piuttosto impegnativo, sul sentiero che porta al Rifugio SEV, al cospetto della magnificenza della Parete Fasana, il versante Nord del Corno Centrale.