Due o più persone sono coinvolte in una relazione intensa che ha un alto valore di sopravvivenza fisica e/o psicologica per una di esse, per alcune, o per tutte. In un simile contesto viene dato un messaggio chè strutturato in modo tale che (a) asserisce qualcosa, (b) asserisce qualcosa sulla proria asserzione e (c) queste due asserzioni si escludono a vicenda. Quindi, se il messaggio è un ingiunzione, l’ingiunzione deve essere disubbidita per essere ubbidita; se è una definizione del Sè o dell’altro, la persona di cui è data la definizione è quel tipo di persona soltanto se non lo è, e non lo è se lo è.
Dunque anche se il messaggio è da un punto di vista logico privo di significato, è una realtà pragmatica; egli non può reagire ad esso, ma non può neppure reagire ad esso in modo adeguato (non paradossale), perchè il messaggio stesso è paradossale.
Questa situazione spesso si ha quando viene proibito in modo più o meno evidente di mostrare una qualsiasi consapevolezza della contraddizione o del vero problema in questione.
Una persona in una situazione simile è probabile che si trovi punita (o almeno che le si faccia provare un senso di colpa) per avere avuto percezioni corrette, e che venga definita “cattiva” o “folle” per aver insinuato che esiste una discrepanza tra ciò che vede e ciò che dovrebbe’ vedere.
Di fronte all’assurdità insostenibile della soluzione, è probabile che un individuo concluda che deve essersi lasciato sfuggire qualche elemento di importanza vitale che era inerente alla situazione o che le persone che contano in quel contesto gli avevano offerto. Quest’ultima ipotesi sarebbe ulterioremente avvalorata dal fatto che agli altri la situazione pare del tutto logica e coerente.
Egli sarà ossessionato dal bisogno di scoprire questi elementi, di dare un significato a ciò che continua ad accadere intorno a lui, e alla fine sarà costretto ad estendere la sua ricerca a fenomeni più improbabili e senza alcuna attinenza con il significato e gli elementi che cerca di rintracciare.
La persona potrebbe anche decidere di prestare osservanza a tutte le ingiunzioni prendendole alla lettera, guardandosi bene dal mostrare di avere idee personali. In questo modo, anzichè impegnarsi in una ricerca interminabile di significati nascosti, scarterà a priori la possibilità che ci sia qualche altro aspetto delle relazioni umane che non sia il più letterale e superficiale o che un messaggio possa essere più significativo di un altro.
La terza reazione possibile potrebbe essere quella di ritirarsi dalle complicazioni della vita. Per mettere in atto una simile ‘soluzione’ occorre isolarsi quanto più possibile e inoltre bloccare l’ingresso di canali di comunicazione (difesa percettiva).
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Questo è un passaggio di “Pragmatica della Comunicazione”, un testo che ho avuto modo di studiare quando svolgevo ricerche sulla teoria dei linguaggi, sulla ciberentica e più in là sull’ingegneria sociale.
In questo passaggio è descritto il “doppio legame”, una situazione tra due o più individui che scaturisce da un’incongruenza nella comunicazione. E’ una situazione che può essersi originata in modo spontaneo, e che quindi potrebbe essere la causa di una patologia o quantomeno di un disturbo, oppure può essere indotta, ed è quindi parte di una manipolazione.
Solo recentemente ho scoperto che Watzlawick ed Erikson non solo si conoscevano ma hanno persino collaborato attivamente insieme. Questo mi ha fatto molto piacere perchè unisce i pezzi del puzzle.
Vi racconto tutto questo perchè qualche giorno fa una coppia di psicologi discuteva del Doppio Legame. Io mi sono avvicinato ed ho chiesto gentilmente cosa intendessero. Purtroppo i due mi hanno risposto che per loro era troppo lungo e troppo complesso spiegarmelo ed hanno continuato a parlare come sei io non fossi in grado di comprenderli (probabilmente “vedevano” solo un montagnino che porta a spasso i pazienti).
La cosa, confesso, mi ha irritato ma anche divertito: il loro modo di fare mi ha infatti permesso di scoprire un sacco di cose su di loro senza dovere rivelare niente di me stesso.
Tuttavia vi è da riflettere: «La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni». Chiudendosi si sono scoperti, credendosi forti si sono dimostrati deboli: chissà però, può l’illusionista restare vittima delle proprie illusioni?
Davide Valsecchi
Ps: No, non credo mi serva lo scarababbeo. Sì, sono incuriosito all’idea di scoprire se qualcuno di loro legge quello che scrivo.