Mobutu Sese Seko Kuku Ngbendu Wa Zabanga, letteralmente “Mobutu il guerriero che va di vittoria in vittoria senza che nessuno possa fermarlo”. Mobutu è un singolarità storica quasi unica: divenne Presidente della Repubblica Democratica del Congo nel 1965 tramite un colpo di stato, una volta raggiunto il potere cambiò il nome della nazione in Zaire.
Andiamo però con ordine: il Congo aveva da pochi anni ottenuto l’indipendenza dal Belgio ed eravamo in piena Guerra Fredda. Patrice Lubumba, Primo Ministro democraticamente eletto dal popolo conolese, sfidò l’autorità belga che ancora controllava buona parte del paese. Il Belgio rispose inviando truppe nel territorio del Katanga, ricco di miniere estrattive, sobbilandone la ribellione.
Come ho detto era il tempo della Guerra Fredda e l’Africa era un teatro strategico. Mentre Ernesto Che Guevara esaltava la figura di Lubumba la CIA armava i suoi oppositori, tra i quali sopratutto Mobuto. Lubumba fu ucciso nel 1961, il mandante era Mobuto appoggiato da Francia e USA. Per anni in Congo corse la voce, probabilmente infondanta, che Mubutu avesse perfino commesso cannibalismo con il cadavere di Lumumba.
«Ma la filosofia della depredazione non solo non è cessata, anzi continua più forte che mai e, per questo, le stesse forze che si servirono del nome delle Nazioni Unite per perpetrare l’assassinio di Lumumba, assassinano oggi migliaia di congolesi in nome della difesa della razza bianca. Come è possibile dimenticare il modo in cui fu tradita la speranza che Patrice Lumumba pose nelle Nazioni Unite? Come potremmo dimenticare gli intrighi e le manovre che seguirono all’occupazione di quel paese da parte delle truppe delle Nazioni Unite, sotto i cui auspici agirono impunemente gli assassini del grande patriota africano?» Questo fu il commento di Che Guevara nel suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU l’11 dicembre 1964.
Mubuto nel 1965 prese il potere con un colpo di Stato e nel 1971 cambiò il nome del paese in Zaire. Cleptocrazia, dal greco: κλέπτω “kleptō” e κράτος “kratos”, ovvero governo del furto. Una forma di governo che rappresenta il culmine della corruzione politica e che rappresenta una forma estrema dell’uso del governo per la ricerca della rendita: lo Zaire e Mubuto sono annoverati tra i più infausti esempi di questo tipo.
Mubuto governò per anni arricchendosi smisuratamente e trascinando il paese sempre più a fondo nella crisi economica e sociale. Nonostante questo Mobuto si proponeva alla comunità internazionale come un esempio della decolonizzazione africana. Fu invitato a tenere un discorso alla Casa Bianca ed organizzò, a fini propagandistici, il celebre “Rumble in the Jungle”, il più famoso incontro di Boxe della storia tra Muhammad Ali e George Foreman.
Gli USA sostenevano attivamente Mobuto sia per la sua funzione anti-URSS, sia per controllare la stabilità dello sfruttamento delle risorse africane da parte delle multinazionali straniere. Per anni Mobuto fu considerato dai paesi Occidentali il più rispettabile politico africano. Oggi, che i tempi sono cambiati, tutti sono propensi nel definirlo un “corrotto dittatore cleptomaniaco”.
La caduta del muro di Berlino fu per Mobuto l’inizio della fine. Il suo “regno” terminò quando nel 1996 Laurent Kabila, alla guida dei Tutsi in guerra contro gli Hutu, diede inizio alla Prima Guerra del Congo contro Mubuto. Nel 1997 Kabila entrò a Kinshasa diventando il nuovo leader delle riproclamata Repubblica Democratica del Congo. Nel conflitto furono coinvolti anche Burundi, Uganda e Ruanda. Mubuto fuggì dal paese per rifugiarsi in Marocco e morire di cancro.
Kabila si dichiarava marxista ma la sua politica fu un misto fra capitalismo e collettivismo, molti lo accusarono di non differire dal suo predecessore in termini di repressione, autoritarismo e indifferenza verso i diritti civili.
Al nord intanto, sul confine con il Ruanda ed l’Uganda, le tensioni interne tra le entie Tutsi iniziarono ad avere il sopravvanto e le spinte seccessioniste ed indipendentiste diedero il via alla Seconda Guerra del Congo. «La gente deve prendere un machete, una lancia, una freccia, una zappa, vanghe, rastrelli, chiodi, bastoni, ferri da stiro, filo spinato, pietre e roba simile, per poter, cari ascoltatori, uccidere i tutsi rwandesi.» Questo era il messaggio che trasmetteva la radio congolese incitando alla resistenza contro l’invasione da parte del Ruanda. In molti dicono che furono i diamanti ed il petrolio di quei territori contesi il vero motivo per cui i dittatori riacceso con tanto furore l’odio etnico di quella gente.
Nello scontro rimsero coinvolti sempre più nazioni destabilizzando tutto il centro Africa: Namibia, Angola, Zimbabwe, Ciad, Libia e Sudan presero parte agli scontri tra Congo, Ruanda ed Uganda. Lo scenario del conflitto si allargò in modo preoccupante e nel 2000 l’ONU decise di inviare una forza di 5.537 soldati, la “Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo”, conosciuta con l’acronimo francese MONUC.
Nel 2001 Laurent Kabila venne ucciso da un membro della sua scorta. Il parlamento votò all’unanimità che il figlio, Joseph Kabila, divenisse il nuovo presidente del paese. Il giovane Kabila aveva studiato a Dar Er Salam e a Mbeya, in Tanzania, aveva preso parte alla Prima Guerra del Congo e, raggiunta la maggiore età, aveva studiato per anni all’Università Nazionale di Difesa di Pechino, in Cina. Qualcuno, anche in base alle scarse informazioni sulla sua età e sul suo passato, ha messo in dubbio che Joseph sia realmente il figlio di Laurent ma, essendo egli tutt’oggi in carica, è un argomento che difficilmente può essere trattato, specie se c’è la Cina di mezzo.
Nel 2002 vennero firmati il Trattato di Pretoria e la Pace di Luanda: due trattati di pace che posero fine ai conflitti tra la repubblica democratica del Congo, Ruanda ed Uganda. Nel 2008 si stimò che la guerra avesse causato circa 5,4 milioni di morti, in gran parte dovute a malattia e fame: per questo motivo la seconda guerra del Congo è stata il conflitto più cruento svoltosi dopo la seconda guerra mondiale
Dal colpo di stato di Mubuto nel 1965 il Congo ha attraversato guerre, dittatori e scontri etnici, un paese conteso e stritolato da forze immani come gli USA, l’URSS ed oggi anche la Cina. Nessun paese al mondo avrebbe potuto prosperare in uno scenario tanto duro. Il futuro è ancora tutto da scrivere e le elezioni del 28 Novembre ce ne riveleranno una parte.
Davide Valsecchi