La Battaglia di Nora

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dsc09005Venerdì era il compleanno di Bruna. Questo forse non ha importanza o forse è la causa di tutto, sta di fatto che Sabato mattina, rientrando dalla spesa, la bella bergamasca mi si presenta con una sospetta scatola di scarpe in mano ed una storia da ascoltare.

Era entrata infatti nel negozio per animali a Canzo per comprare il cibo per Muji, il nostro anziano gatto che, all’alba dei diciotto anni, si comporta ormai come un cucciolo. In quel negozio Bruna ha incontrato Nora forse nel momento in cui Nora aveva più bisogno di lei.

Una signora di Valbrona aveva infatti trovato una piccola gattina appena nata. Era sola, abbandonata forse dalla madre, ed era nei guai seri: le mosche avevano depositato sul suo pelo migliaia di uova ed era quasi interamente coperta di piccoli vermetti bianchi e spesse croste.

La gattina era messa davvero male, le larve infatti stavano per introdursi attraverso il corpo, in particolare attraverso l’ano, per iniziare a divorarla viva dall’interno.

La signora, non sapendo dove andare, aveva chiesto consiglio al negozio ma ormai la situazione era troppo critica: serviva un veterinario. Bruna ascoltava il racconto osservando la gattina, quando la signora disse che non poteva andare dal veterinario è scattata quasi in automatico: “Ci vado io!”.

Così, dal negozio, è andata in tutta fretta dal veterinario di Canzo. Qui il dottore ha pulito la gattina ed ha cercato di estrarre tutti i vermi che erano già entrati. Molto gentilmente non ha chiesto nussun compenso a Bruna ma le ha spiegato che certamente, in quelle condizioni e senza aiuto, la gattina sarebbe morta in poche ore.

Ora si doveva aspettare e capire se eravamo arrivati in tempo per salvarla o “qualcosa” si era già spinto troppo in profondità. La gattina ha meno di sette giorni di vita. Troppo piccola per qualsiasi medicina o intervento. Tutto quello che si può fare è attendere e sperare.

Quando Bruna ha aperto la scatola, sull’uscio di casa, mi ha chiesto cosa ne pensassi, se potevamo tenerla con noi almeno il tempo di capire se sarebbe sopravvissuta. Io ho guardato nella scatola, ho dato un’occhiata alla piccola e mi sono limitato a dirle: “Da questo momento si chiama Nora.” e agitando solenne la mia tazza di caffè ho aggiunto “Portala dentro e vediamo cosa c’è da fare”.

E da fare ce ne era parecchio! Per prima cosa abbiamo disinfettato il pelo con acqua ed aceto per togliere tutte le uova. Poi è stato il momento di nutrirla con un piccolo biberon. Una mezza impresa visto che nè io nè Nora sapevamo come quell’aggeggio andasse usato.

Oltre a questo è importante fare ben attenzione a massaggiarle le pancia con un batuffolo di cotone inumidito per imitare la lingua di mamma gatto ed aiutarla a scaricarsi. Lo stesso “teatro” va in scena ogni tre ore ed ogni volta Nora, inesorabilmente, “battezza” una delle mie magliette.

Ora è qui, infilata tra i miei capelli, appena sotto il collo, mentre scrivo la sua storia. Dorme, forse sogna, stretta al caldo di due improvvisate mamme gatto che si danno il cambio. Ancora non si sa quale sarà il suo destino ma una speranza è qualcosa che la piccola Nora non aveva prima di incontrare Bruna.

La natura è crudele alle volte: meno di sette giorni di vita e rischi di essere divorato dall’interno da un’orda di vermi. Fa riflettere. Ma al contempo la realtà stessa è davvero insondabile nel suo intrico di eventi e situazioni: se Nora ce la farà sarà solo per un fortuito caso?

Io voglio credere che nel lancio di una monetina ci sia di più che un semplice calcolo delle probabilità. Questa è la storia di Nora, la sua monetina è ancora in aria e gira imperscrutabile mentre attendiamo il suo verdetto.

Noi le diamo il biberon ogni tre ore, voi provate a fare il tifo per lei.

Davide Valsecchi

[Aggiornamento: pare che la piccola Nora abbia superato la fase critica. Di vermi, che sono comunque aerobici ed avrebbero quindi dovuto uscire, non se ne sono visti altri. L’apetito da leone ed il carattere fiero sono di certo un buon segno. La piccola sa il fatto suo a quanto pare!]

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