Il vecchio centro storico di Valbrona è un intrico di piccole viette dove spesso si riesce a passare solo a piedi. Candalino, una delle quattro frazioni che con Maisano, Osigo e Visino formano il paese, è stata costruita lungo una roggia che un tempo animava mulini e fornaci di calce. Ancora oggi sono presenti sia i piccoli ponticelli sulla roggia, sia le “grotte” attraverso cui il corso d’acqua scorre al di sotto delle case.
Quello che resta dell’enorme edificio, ormai in rovina, che era il Seminario di Villa Sant’Omobono ci offre la misura di quanto Valbrona fosse un’importante centro per i monaci: la tradizione, un misto di fatti e dicererie, racconta che in tempi antichi la valle fosse famosa proprio per la presenza dei monaci e delle loro coltivazioni di erbe medicinali lungo il fianco della montagna.
Alla ricerca di quelli che erano i “giardini dei monaci” mi sono incamminato lungo la strada che da Candalino supera il seminario e si infila nella Val Criariolo. Qui la strada ciotolata incontra un sentiero ed un piccolo ponticello che attraversa il corso d’acqua: lungo questo percorso ci si immerge nel bosco vagando da un radura erbosa alla successiva.
Seguendo il sentiero si risale fino a congiungersi con l’antica mulattiera che da Osigo porta ad Oneda proseguendo poi lungo il sentiero verso la Valcerrina. Nella valle, che pare addormentata in un mondo distante, fanno mostra di sè i grandi castagni che solitari troneggiano negli ampi prati.
Il “sasso della pecora”, un grosso blocco granitico giunto qui dalla Valtellina grazie al moto del ghiacciaio, indica l’inizio della discesa verso Piazzo e di nuovo verso Candalino dove è possibile chiudere ad anello il nostro percorso.
Una passeggiata nel verde di una porzione dei Corni di Canzo poco nota, ricca di acqua, prati e grandi alberi. Un percorso semplice che percorre le vecchie mulattiere della Valbrona vecchia.
Davide Birillo Valsecchi