Guidando verso casa, ripensando a quanto ci siamo detti, ho cominciato a riflettere su come rispondere alle tante lettere che mi hai mandato. Quei fogli, scritti a mano e condensati di emozioni, ricordano le lettere che scrivevo al mio maestro ormai anni or sono: finalmente riesco a capire quali fossero i suoi pensieri nel leggerle.
C’è qualcosa di strano nel nostro essere, nell’inquietudine che ci accomuna e ci conduce spesso sullo stesso sentiero. Nei nostri occhi e nei nostri errori brilla una forza, una furia trascinante. Siamo consapevoli, spaventati ma allo stesso tempo tentati ed attratti della distruzione e dal potere che tale forza può offrire.
Non vi è molta differenza tra quello che tu sei ora e quello che avrei potuto essere io allora: solo il destino e la fortuna ci ha portato lungo strade diverse ed è la consapevolezza di questo che mi aiuta a comprenderti, a vedere in te una speranza che è anche mia.
Nella foto vi è un monaco che Enzo ha incontrato durante il suo viaggio in Birmania. Prima di indossare l’abito arancione era un soldato delle forze speciali del governo dittatoriale del Myanmar. Il suo corpo è coperto di tatuaggi e cicatrici così come la sua mente è colma di ricordi terribili.
In gioventù ha massacrato quasi tutti gli abitanti di un villaggio abbattendo uomini, donne e bambini ma neppure la droga, il denaro e l’onnipotenza sono state sufficienti a celare l’orrore, ad azzittire le voci.
Lasciò l’esercito e si ritirò in Ladakh, si chiuse in un monastero fuggendo dai suoi fantasmi e cercando consolazione nel buddismo tibetano. Lassù tra i monti lo hanno accolto, ne hanno compreso la furia ed il rimorso: hanno dato lui le cure e l’aiuto di cui aveva bisogno.
Quando è stato pronto, quando era finalmente riuscito a trovare un equilibrio, il suo maestro gli ha affidato un compito, qualcosa che solo lui avrebbe potuto fare in virtù di ciò che era e di ciò che ora era diventato: lo mandò a prendersi cura del villaggio che aveva attaccato, di coloro che erano sopravvissuti, dei parenti e degli amici delle sue vittime.
Gli abitanti del villaggio compresero e da allora, in mezzo alla giungla, lui è il monaco che si prende cura di quella comunità tra le mille insidie che affliggono quella terra. Quella foto ti fa comprendere perchè egli sia il monaco giusto e come tutto ciò che ha attraversato, tutto ciò che ha appreso, sia stato posto in un nuovo equilibrio.
Tu, per quanto giovane, hai alle spalle una vita densa di racconti ed ora sei alla fine di un percorso in cui hai lasciato alle spalle la furia, la criminalità, la droga e la violenza. Hai fatto una strada difficile ma è stato bello guardarti mentre la percorrevi sbandando qua e là ma andando comunque diritto.
Ora comincia una nuova parte del viaggio: non ti illudere, non sei guarito, non sei ancora pronto e l’inquietudine ed il dubbio che provi ne sono ancora la prova. Non vi è nulla di male in questo: sei caduto, ti sei ferito, ma ti stai alzando, stai riprendendo a camminare e non vi è niente che impedisca che tu torni a correre.
Non sbagliare però: è tempo di essere felice, è tempo di provare affetto, è tempo di lasciarsi aiutare. Credere di essere abbastanza eroico e stoico da cavartela da solo significa solo votarsi al martirio o alla sconfitta. E’ il tempo di prendere ciò che ti verrà offerto, prendere senza ricambiare, prendere con il cinismo di chi vuole guarire, di chi ha il dovere di guarire.
Guarire significa trovare l’equilibrio per un nuovo inizio. Quando avrai ottenuto questo potrai iniziare a ripagare ciò che hai preso. Chi ora deciderà di aiutarti in modo onesto ti darà quello che può e non vorrà nulla in cambio, credere che tu possa farcela è la speranza che ripaga i suoi sforzi. Prendi ciò che ti verrà dato, l’unico modo che hai per ricambiare è semplicemente farcela, farcela per davvero.
Hai molto da dare quando ne diverrai consapevole ed è questo ciò in cui io credo.
In bocca al lupo, pischello: Birillo e tutto ciò che ha imparato da coloro che sono stati prima di lui vegileranno su di te nel tuo cammino illuminato dalla luna.
Davide “Birillo” Valsecchi
PS. Enzo è stramaledettamente geloso delle sue foto ma so per certo che non avrà da obbiettare per l’uso che ho fatto di questa. Grazie, Santos..