Nel week end pubblicherò l’articolo e le foto della cena del Cai che, come di consueto, è stata una grande festa con oltre 80 partecipanti. In molti però mi scrivono chiedendomi del gagliardetto: nel gioioso clima della festa è stato l’unico aspetto amaro della serata.
Il sindaco ed il suo vice hanno accolto l’invito del Cai e, come promesso, ho consegnato loro il gagliardetto in un un gesto che voleva essere conciliante. Era tuttavia impossibile non prendere atto del disagio che la mia semplice presenza riusciva a creare e per questo ho cercato di evitare ogni clamore.
L’ho consegnato avvicinandomi al tavolo del sindaco con garbo, prima del caffé, dopo tutte le premiazioni e dopo il suo discorso in modo da non dare adito ad alcun tipo di polemica: come vi ho detto è stata un’esperienza deludente ed in parte sconsolante.
Mi sono trovato di fronte persone incapaci di sostenere il mio sguardo, persone che, con gli occhi sgranati nel vuoto, cercavano di non vedermi evitando di rispondere ad ogni saluto, incapaci di interagire anche solo nell’ambito della buona educazione o dell’etichetta. Al termine della cena, quando i commensali hanno cominciato ad alzarsi, sono stati i primi ad infilare la porta sottraendosi ad ogni chiacchiera di commiato. Non proprio ciò che mi sarei aspettato dalle due massime cariche alla guida di un paese.
Io con profonda tristezza, e lo dico con piena sincerità per il rapporto che c’era un tempo, ho interpretato tutto questo non come scortesia ma come una grande debolezza. Credo di essermi trovato di fronte a persone in grave difficoltà, persone che attribuiscono la responsabilità di tali difficoltà in buona parte anche a me.
Io non sono nessuno ed hanno pieno diritto di ignorarmi o evitarmi. Tuttavia una reazione, anche solo un gesto di orgoglio o di sfida oppure la volontà di ribadire le propri ragioni o la propria rabbia avrebbe potuto rianimare la fiducia persa in questi mesi nei loro confronti. Non è avvenuto nulla di tutto questo se non un breve ed insignificante momento di tristezza.
Il gagliardetto, il simbolo di Asso, voleva essere un pretesto d’incontro per superare le divergenze passate ed affrontare la vera sfida e la vera minaccia che ora grava su Asso: il processo amministrativo che vede il Sindaco ed il Comune chiamati in causa e che li vedrà costretti a difendersi e a difendere tutta la nostra comunità di fronte alle accuse presentate al TAR dai committenti del Supermercato della Vallategna.
L’amministrazione è responsabile delle vicende che hanno portato al ricorso e se verrà sconfitta tutto il paese ne subirà le conseguenze, sia sociali che economiche. Avrei voluto far fronte comune ma purtroppo le distanze sembrano incolmabili e solo il tempo ed il verdetto ci diranno cosa ci attende nel futuro di Asso.
Fermo sulle mie posizioni ora osservo solo come spettatore, consolandomi in parte con la frase di un amico: “…non l’avrei mai creduto dieci mesi fa, ma alla fine ci avevi visto lungo”. Purtroppo non abbastanza, amico mio, non abbastanza da evitare per tempo tutto questo …
Davide “Birillo” Valsecchi