Enzo stava disegnando con il gesso sul pavimento dell’officina mentre discuteva con gli architetti su come ancorare alle pareti la statua fatta da Vivide. Visto che non era richiesto l’intervento nè dell’interprete nè dell’aiutante (che poi sarei sempre io!!) ne ho approfittato per sgattaiolare fuori. Un ragazzo in cantiere mi ha aveva prestato una bicicletta, una sgangherata graziella, e così ho potuto lanciarmi sulla spiaggia pedalando sulla sabbia compatta del bagnasciuga. Non ero mai andato in bici così vicino al mare: si fila come missili!!
Dopo quasi cinque chilometri la spiaggia finiva e la costa diventava una frastagliata scogliera di corallo scuro. Ho legato la bicicletta ad una palma nascondendola alla meglio prima di proseguire a piedi lungo la roccia. Le mie “informazioni” erano giuste. Il mare da lì a poco cominciava a filtrare in piccoli canali attraverso gli scogli formando una piccola laguna interna avvolta dalla vegetazione e dalla penombra. Con “circospezione” mi sono infilato in quell’antro verde. Quello che realmente stavo cercano non lo avevo trovato ma, in copenso, mi sono ritrovato davanti un anziano africano con uno scolorito cappellino azzurro in testa e la barba bianca: Babu Amcha. Mi ha salutato con un grande sorriso mentre provavo a fargli capire cosa stessi cercando: “Mambo. I’m looking for turtles. Kobe, Kobe. Where are Kobe?”
Sì, avevo fatto tutta quella strada perchè ero curioso di vedere le tartarughe di mare ma non riuscivo a scorgerne nessuna nell’acqua. Il vecchio si è messo a ridere, “Kobe, Kobe” ripeteva insieme a mille altre parole in Swahili che non capivo. Poi si è infilato in acqua con un secchio pieno di alghe credo, o quantomeno una strana insalta inzuppata d’acqua. Si è messo a battere con le mani lanciando quella strana roba verde ed invitandomi ad entrare in acqua. Potevo dirgli di no?
Così, in pantaloncini corti e sandali, mi sono infilato in acqua fino alla vita. Da un piccolo canale, silenziosa, è apparsa una tartaruga: le “gambe” davanti sembravano le pinne dell’aliscafo di Como mentre avanzava verso il vecchio ingoiando quella strana insalata. Il solo guscio era lungo più di mezzo metro, il collo e la testa erano più grandi del mio braccio. Quando è stata vicina ho potuto vedere bene il becco, inaspettatamente frastagliato, e le strane unghie a metà delle pinne davanti. Dopo la prima ne sono arrivate altre e così, prima che potessi rendermene conto, ero circondato da 8 altre tartarughe!!
Nove becchi ad altezza palle: non è che fossi del tutto sereno!! Ma ecco che, quasi a spintoni, si è fatta strada un’ altra tartuga, la più grossa. Ho recuperato la macchina fotografica e fatto qualche foto mentre il vecchio si divertiva a giocare con le tartarughe sbatacchaindole un po’. Ne ha sollevata una, la più piccola, e me l’ha passata. Nonostante fossimo in acqua pesava come un accidente!! Visto che non sapevo bene come maneggiarla l’ho rimessa subito al suo posto tenendo d’occhio quel dannato becco!!
Sono animali strani: goffi e lenti fino a che, dopo aver preso la mira, muovono il collo diventando saette. Sarei stato curioso di vedere come nuotano in mare senza l’impedimento delle rocce e del fondale basso.
Quando il vecchio è uscito dall’acqua se ne sono state ancora un po’ nella pozza e poi, alla spicciolata, se ne sono andate attraverso i canali da cui erano venute. “Il genio delle tartarughe” continuava a sorridere e così, visto che ormai era chiaro, gli ho allungato un biglietto di scellini tanzani con l’elefante sopra. A quel punto sorrideva anche di più…
Visto che ormai si faceva tardi me ne sono tornato alla bicicletta con la speranza che nessuno se la fosse fregata ma, averla ritrovata, non mi ha facilitato molto il viaggio di ritorno. Se all’andata, con la bassa marea ed il vento a favore, me l’ero spassata al rientro, con il vento contro, l’alta marea ed il culo bagnato, non è stato altrettanto spassoso!!
Assante, Genio delle Tartarughe! Kame Hame Ha!!!
Davide Valsecchi