La cultura Sikh è una delle più affascinanti che abbia incontrato durante questo nostro viaggio in India, Amristar è la città in cui mi sono sentito più a mio agio nonostante il caldo torrido. Ciò che più colpisce entrando nel tempio è la grande struttura laminata che custodisce il libro sacro al centro del lago artificiale, ma per capire questo mondo affascinante è necessario entrare più in profonità e visitare la meraviglia e l’orgoglio del popolo Sikh: le cucine del tempio.
Il tempio ha quattro porte, una su ogni lato come la tenda di Abramo, affinché sia possibile entrare da ogni direzione. Le porte sono sempre aperte, giorno e notte, chiunque può attraversarle ed essere accolto all’interno del tempio. Schiacciati tra il mondo Indù, diviso nelle terribili caste, ed il mondo Islamico, un tempo in aggressiva espansione dall’Afganistan, i Sikh introdussero, cinquecento anni fa, concetti nuovi per l’India come l’uguaglianza e la democrazia nel loro modo di vivere.
Non importa di che colore sia la tua pelle o quale sia la tua religione, nel tempio Sikh sarai sempre ben accolto e a qualsiasi ora troverai da mangiare gratuitamente. Migliaia di volontari ogni giorno lavorano nelle cucine e chiunque è libero di aiutare come meglio crede, per i pellegrini aiutare nel tempio fa parte della loro credo. Grazie alle donazioni e ai volontari il tempio è in grado di servire la straordinaria cifra di 20.000 pasti gratuiti all’ora!!
Quando me l’hanno detto non potevo crederci e sono andato a vedere. I Sikh conoscono un solo modo per far le cose, il modo giusto.
Prendiamo il nostro vassoio in metallo e ci accodiamo a tutti gli altri pellegrini davanti a grosse porte in legno che danno su due ampie sale. La gente all’interno della sala piano piano esce dalle porte sull’altro lato e finalemente anche le nostre si aprono. Una folla allegra si riversa e prende posto seduta in fila sulle stuoie disposte a terra. Una serie di volontari passa velocemente riempiendo i piatti con zuppe, semolino e chapati. La cucina è strettamente vegetariana in modo che tutti possano magiare senza infrangere le regole della propria religione, qualunque essa sia. Nessuno tocca i piatti fino a che tutti non hanno il proprio pieno. Su ogni fila si sono sistemate oltre cento persone, la mia sala contiene più di dodici file e così anche quella adiacente. Tutti insime gridano qualcosa nella propria lingua per dare il via al pasto e si mettono a mangiare sorridendo. Da quel momento abbiamo tre minuti per consumare il nostro cibo e lasciare la sala con le nostre vettovaglie. Quando usciamo altre duemila persone aspettano il proprio turno, questo ciclo interrotto va avanti 24 su 24 da oltre 500 anni!!
Lasciamo i nostri piatti dove i volontari li raccolgono e cominciano i 5 lavaggi che dovrà sostenere ogni piatto prima di essere rimesso nella pila. Come ho detto chiunque può aiutare, ti avvicini, ti spiegano cosa fare e fai la tua parte fino a quando ne hai voglia. Io ed Enzo abbiamo fatto un giro per tutte le cucine visitando ogni fase della preparazione del cibo che è preparato con la massima cura e qualità. Il burro, ad esempio, viene utilizzato solo in forma liquida solo dopo essere stato depurato e bollito affinché nessuno nel tempio si senta male per il cibo. Lo stesso vale per l’acqua che anche noi abbiamo bevuto senza preoccupazione. I sikh sono aperti alla conoscenza e al progresso, anche nelle cucine si affiancano i metodi tradizionali con quelli moderni e meccanicizzati.
In ogni sala veniamo accolti dai sorrisi e dai saluti dei presenti, è impossibile non essere trascinati dal loro entusiasmo. Io sono finito ad impastare il chapati in mezzo alla farina mentre Enzo si aggirava tra i pentoloni dei contorni. E’ meravigliosa questa parte del tempio. Qualsia cosa tu possa avere bisogno, dal cibo alle medicine, è disponibile gratuitamente per chiunque.
Ora però voglio spiegarvi chi siano i SIkh e come sia possibile realizzare qualcosa di così strepitoso. I Sikh portano il turbante per proteggere i capelli che portano lunghi, i Sikh credono nel mito originario di Sansone, comune a più religioni, secondo il quale la forza spirituale risieda proprio nei i capelli. Io con la “criniera” bionda lungha ormai oltre le spalle non ho fatto fatica a diventare simpatico ai Sikh e farmi spiegare meglio la loro cultura: non credono in un dio antropomorfo ma bensì in una forza cosmica con cui aspirano ricongungersi dopo la morte. Se in vita non saranno in grado di liberarsi dell’attaccamento alle cose e dall’egoismo si reincarneranno. Per questo motivo credono fermemente nell’uguaglianza tra gli uomini e nella solidarietà tra gli uomini. Sono votati al bene perchè “aiutare gli altri è il modo migliore per aiutare se stessi” e sono persone per cui i fatti contano molto più delle parole, sono magnificamente “pratici” e diretti!!
Il pugnale Sikh che ognuno di loro deve portare sempre con sè simboleggia come ogni Sikh debba essere pronto a combattere per difendere la giustizia, “non acettano l’inaccettabile” perchè battersi per una causa giusta è la loro unica scelta possibile. I Sikh sono un popolo guerriero, le stesse regole che valgono per gli uomini valgono per le donne, anche loro indossano sempre il proprio pugnale!!
Mi sono seduto in riva alla piscina d’acqua sacra con un ragazzo di Dheli ed abbiamo cominciato a parlare: “Quando sei entrato nessuno ti ha perquisito” – mi diceva, ed in effetti è il primo tempio indiano che visito senza un presidio armato di militari a guardia dell’ingresso – “Il tempio è sempre stato aperto a chiunque e lo sarà per sempre. In questi anni già tre volte Al-qaeda ha cercato di colpire il nostro tempio ma li abbiamo sempre fermati. Ogni Sikh protegge il tempio e ne è a guardia, come vedi qui siamo in intanti e nessuno si tirerebbe indietro.Quello laggiù è il museo della mia gente, la nostra storia è piena di guerre. Siamo un popolo guerriero, il più fiero e forte del mondo. Noi non attacchiamo nessuno ma non siamo disposti a lasciar che distruggano la nostra pace.” Guardando il volto sorridente ma deciso di un Sikh non si stenta a crederlo. “Crediamo nell’ugualianza e nella condivisione ma sappiamo che dobbiamo difendere tutto ciò. In passato gli Indù ci odiavano perchè accoglievamo tra di noi anche i paria delle classi più inferiori mentre i munsulmani hanno più volte cercato di invaderci e di convertirci. Sono persino riusciti a conquistare il tempio e per spezzare la nostra volontà hanno riempito di sabbia la nostra piscina sacra, hanno messo taglie sulla testa di chiunque portasse un turbante, hanno ucciso la nostra gente, l’hanno fatta a pezzi e ne hanno dato il corpo in pasto ai familiari per sconfiggerci. Nessun Sikh si è convertito all’Islam ed abbiamo riconquistato il tempio e respinto i munsulmani in Afganistan. Nella storia solo i Sikh hanno saputo controllare l’Afganistan. In cinquecento anni sette re hann attacco il tempio e sono tutti morti, l’ottavo, Indira Ghandi, ha portato qui l’esercito indiano ed ha causato la morte di troppa gente in questo luogo sacro alla pace. Anche l’ottavo re è morto.“
Non era possibile per me non rimanere affascinato da questa cultura così orgogliosa e trovo consolante pensare che ad Oriente, nel cuore dell’India, vi sia un tempio d’oro, sempre aperto in cui chiunque possa entrare e trovare cibo e accoglienza. E’ bello pensare che a guardia di questo tempio vi sia un orgoglioso popolo guerriero completamente votato alla pace e all’ugualianza ma “pronto”. Questa gente mi piace, lotta e vive per quello in cui crede e ciò che ho visto mi è sembrato giusto.
Duemila anni fa Pietro estrasse la spada e mozzò l’orecchio ad uno dei soldati romani che era venuto a prendere Gesù, tutti “I Dodici” erano pronti morire per difendere il maestro ma Lui scelse diversamente, voleva mostrare con il proprio sacrificio, un gesto incredibilmente eroico, il valore delle sue idee e fece rinfoderare la spada. I successori di Pietro non sono stati altrettanto accorti nel trattenere la propria spada ed ancora più spesso l’hanno usata per gli ideali e gli scopi sbagliati. Da noi ho visto templi magnifici ma non altrettante cucine aperte, i fedeli hanno pagato pasti abbondanti e lussuosi ma non certo per tutti.
Gesù si fece uomo, non per essere come noi ma per mostrarci come anche noi potevamo essere come Lui: uomini in grado di compiere miracoli. Quando la folla venne da Lui compì il miracolo e moltiplicò i pani ed i pesci sfamando la moltitudine che si era presentata. In questo tempio d’oro, nel 2009, ho visto uomini e donne compiere lo stesso miracolo semplicemente con la volontà di restare uniti e di sentirsi uguali. A Gesù, che aveva cacciato i mercanti di false offerte dal tempio, sarebbero davvero piaciute quelle cucine piene d’allegria e speranza. Se Pietro poteva portare una spada per difendere i suoi ideali non credo che Lui avrebbe avuto da ridire sul pugnale dei Sikh.
Davide “Birillo” Valsecchi