Si parte per il Marka!!!

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I giorni spesi a Leh e nei suoi dintorni sono stati proficui:  abbiamo avuto l’occcasione di scattare buone foto, registrare preghiere e suoni di culture e lingue diverse, abbiamo completato l’acclimatazione e la preparazione. In dieci giorni ci siamo lasciati alle spalle i mal di testa, i problemi alimentari ed il fiato corto. Le valli si sono liberate dalla neve ed il tempo si è stabilizzato. Si parte per il primo obbiettivo della nostra spedizione: la Marka Valley.

La valle del fiume Marka è una delle più conosciute del Ladakh ed una delle più caratteristiche e ricche di vita della regione. Durante il nostro viaggio incontreremo diversi villaggi d’alta quota, monasteri e supereremo tre valichi attorno ai cinquemila metri.

Il tempo speso a Leh è servito anche ad instaurare buone relazioni con la gente locale e ci ha permesso di conoscere Tsering, un rifugiato tibetano che vive a Stok, un paesino nei pressi di Leh. In realtà Tsering ce lo ha presentato la nostra Zia Tibetana, una robusta signora che gestisce una piccola taverna tibetana al secondo piano di una casa nella via dei Bazar.

La taverna è molto modesta ma è il punto di ritrovo di tutti i profughi tibetani della zona, “la Zia” è fuggita dal Tibet all’età di quattro anni e da allora vive qui in Ladakh. La maggior parte delle attività commerciali di Leh sono gestite da munsulmani e quello ci è subito sembrato un buon posto per entrare in contatto con la comunità tibetana. Nei giorni in cui siamo rimasti a Leh abbiamo bazzicato il suo locale per mangiare qualcosa o semplicemente per bere un the, farci vedere e fare quattro chiacchiere con i locali di cultura buddista. Le “zie” sono uguali in tutto il mondo, ormai mi aspetto che entrando mi urli “Nani!! Trovati posto e mangia senza fare casino!!” come fa la nostra Giusy ad Asso.

Qualche giorno fa ci si è piantata davanti al tavolo ed in inglese ci ha semplicente detto: “So che andate nel Marka, ho una persona da presentarvi che può accompagnarvi”. Le zie non vanno mai per il sottile ma è per questo che sono speciali.

Alle sue spalle, seduto ad un tavolo vicino, c’era Tsering, un ragazzo sulla trentina con la pelle cotta dal sole ed un grande sorriso timido con cui ci guardava tenendo tra le mani il berretto. Probabilmente voleva presentarsi da un pezzo ma senza la spinta della zia non avrebbe osato farsi avanti.

Mi è sembrato subito simpatico e lo abbiamo invitato al nostro tavolo per conoscerlo. Ci siamo presentati ed abbiamo parlato per un po’. Lui conosce bene la valle e si  offerto di seguirci facendoci da interprete e da guida lungo il nostro viaggio. In tutta onestà ha chiesto talmente pochi soldi che mi sarebbe sembrato ingiusto non accettare la sua offerta.

Ho guardato la zia, che se ne stava appollaiata in ascolto in giro per la piccola sala da pranzo, e le ho chiesto: “Posso fidarmi di questo ragazzo?”. Conoscevo già  la risposta ma adoro rispettare la forma.

Lei,  piazzandosi seria davanti al mio tavolo, mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: “Io conosco Tsering, è un bravo ragazzo. Vai nel Marka con lui e poi torna qui a dirmi come è andata”. Le ho fatto un grosso sorriso: “Okeay, Tu-che-che”. Grazie in Ladaki. Mi sono girato verso Tsering e gli ho allungato la mano: “Done”. Andata. Poi in italiano, ridendo, verso Enzo: “Bene Capo, caccia i soldi per l’anticipo e paga la nostra guida, si parte Martedì!!”

By Davide “Birillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it

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