La testa e le gambe cominciano a fare il loro dovere ed anche il tempo sta cambiando volgendo al bello. Il sole ora risplende incontrastato e le nuvole sono sempre più rare anche grazie al vento forte che si alza regolarmente ogni pomeriggio.
Continuiamo il nostro acclimatamento esplorando i dintorni della cittadina di Leh. La mattina la impieghiamo risalendo le colline che la circondano, visitando lo Shanti Stupa e scattando qualche foto dall’alto al palazzo e ai gompa. Il cielo sereno ci mostra tutta la magnificenza dello Stok Kangri e delle montagne adiacenti. Pochi giorni prima del nostro arrivo ha nevicato forte lassù ed ora gran parte dello Zanskar Range è coperto di neve.
Il pomeriggio, dopo aver pranzato dalla “zia tibetana” con la solita scodella di Tsampa, una specie di zuppa di semolino con verdure, continuaimo il nostro giro per i mercati in cerca di qualche buona foto e qualche scoperta curiosa. La città è come sempre caotica ma la stagione turistica comincerà solo il mese prossimo, i turisti sono ancora pochissimi ed è impossibile passare inosservati. “Juleè, Juleè”. Il saluto in ladaki che ci rivolge ogni mercante al nostro passaggio.
Leh è sempre stata un crocevia ed ora vede nei due mesi di turismo estivo la principale fonte di sostentamento, non si può che comprendere ed accettare lo strano modo in cui la popolazione locale mischia la propria tradizione con il peggio degli echi d’occidente che giugono fin qui. Sono orgogliosi delle proprie tradizioni ma non sono immuni al fascino, forse distorto, delle “cose” occidentali. Aggirandomi tra i bazar mi accorgo di quanto questi posti stiano per cambiare e come realmente la cultura tibetana stia lentamente scomaprendo, contaminata e trasformata dal progresso e dalla lenta diffusione dell’islamismo che, anche in questa regione, sta diventando la principale tradizione.
“Panta rei” dicevano i greci, tutto scorre. Credo che anche il popolo tibetano e la piccola Leh si lasceranno trascinare placidi dallo scorrere del cambiamento. Mi guardo attorno e posso dirmi fortunato, sono alieno a questo modo ma testimone di un tramonto e di un alba. Mi piace osservare Enzo mentre cerca di cogliere nelle sue foto quest’attimo straordinario .
Ma torniamo al nostro viaggio: a causa della neve nello Zanskar sarebbe inutile iniziare il nostro trekking nella valle del Marka, tuttavia restare a Leh ad aspettare che “la venga buona” non è nei nostri piani. Così abbiamo trovato un fuori programma molto interessante: si va a Srinagar.
Srinagar è nota come la piccola Venezia dell’India, una città che vive galeggiando sul bacino idrico dell’Indo. La vita della città si basa sull’acqua che è la principale via di comunicazione. Le attività si svolgnono su canoe ed imbarcazioni ed anche le case, le HouseBoat, sono costruzioni galleggianti. Srinagar è sicuramente molto affascinante ma a causa della sua posizione nel cuore del kashmir, regione funestata dall’integralismo e dalle tensioni militari con il Pakistan, è fortemente sconsiglita agli stranieri.
Fortunatamente il nostro contatto qui a Leh, Dharma, è originario di Srinagar e si è offerto di farci da guida attraverso la città ospitanoci presso casa sua.In questo modo il rischio si riduce notevolmente ma sarà necessario, come sempre, tenere ben aperti gli occhi, sopratutto per godere della spettacolarità della città galleggiante.
Entro fine settimana andremo a Srinagar e ci tratteremo laggiù per 5 giorni. Al nostro ritorno a Leh la valle dovrebbe esseresi liberata a sufficienza dalla neve per cominciare il nostro viaggio lungo il Marka river.
Vi faremo sapere come andrà a finire.
Davide Valsecchi