Si conclude il ciclo dantesco del settimanale appuntamento con la letteratura offerto dalla Biblioteca Comunale di Asso e proposto dal Professor Nello Evangelisti.
Il testo esaminato Martedì 3 Febbraio 2009 sarà il XXII Canto dell’Inferno. Qui, nella quinta bolgia dell’ottavo cerchio dell’Inferno, immersi nella pece sono puniti quindi i barattieri, che nel lessico giuridico del Medioevo indicavano generalmente gli imbroglioni che arraffavano denaro sottobanco o ottenevano altri vantaggi con la furbizia e quindi, più nello specifico, anche i concussori o magistrati corrotti. Il contrappasso è piuttosto generico e consiste nel fatto che come in vita essi agirono al coperto, adesso sono immersi nel buio nero della pece. Ecco il suo incipit: « Canto XXII, nel quale abomina quelli di Sardigna e tratta alcuna cosa de la sagacitade de’ barattieri in persona d’uno navarrese, e de’ barattieri medesimi questo canta.»
In questo passaggio Dante e Virgilio attraversano la quinta bolgia dell’ottavo cerchio in compagnia di un’allegra brigata di dieci diavoli che marciano al suono della più famosa “trombetta” infernale.
Orbene, io confesso che Dante, il sommo poeta, non mi appassiona molto e per prudenza evito di esprimere il mio giudizio (…urlerei volentieri che il re è nudo!!). Tuttavia non posso che trovare divertente questo passaggio un pò ludico dove i goliardici demoni si azzuffano e si fanno prendere in giro dagli sfortunati “malversatori” che sono qui condananti.
Tema di questo “spettacolo” è una gara di astuzia fra diavoli e barattiere, entrambi fraudolenti per definizione, ma che entrambi finiscono sconfitti: i diavoli perché perdono la preda, il barattiere perché non guadagna altro che la sua pena, tornando nella pece dalla quale era uscito all’inizio per trovare un po’ di refrigerio.
Devo fare i mei complimenti al Professor Nello per la scelta dei canti che abbiamo letto durante il corso, è riuscito a trovare i passaggi dove anche il buon vecchio Dante “sputa-sentenze” mi diventa simpatico. Aspettando l’Ariosto e Durlindana ti guardo e passo, mio fiorentino nasone saccente…