L’obbiettivo era fare tre giorni di visita a nostro cugino Marcus e a tutti gli amici della Riserva Svizzera nel Canton Turgovia, nella parte nord est della Svizzera sul confine con la Germania.
Compagno di questa piccola avventura mio padre, Paolo, che nostante l’età è ancora una dei migliori “pards” che si possa avere: resistente alla fatica e all’alcool è uno che ci sa fare con le persone. Una garanzia.
Ti accorgi di essere in Svizzera quando fuori nevica ed hai davanti uno di strudel alle mele che galleggia in un piatto di zabajone caldo con un’immancabile “mezza chiara” in mano.
Le cameriere svizzere sono un dono del cielo, non stento a credere che le crocerossine le abbiano inventate gli svizzeri!! Il tedesco, poi, è una lingua strana, incredibilmente affascinante e teatrale. Certo, grattano sulle “erre” come se cercassero di sputare per terra ma sapete come sono fatto, in una ragazza lo trovo anche intrigante.
Eccomi arrivato a Neuhausen am Rheinfall, le impressionanti Cascate sul Reno a poca distanza dalla città di Sciaffusa. Avevo scherzato nel paragonarle alla nostra Vallategna, ma mi sono dovuto ricredere.
Le cascate hanno un’ampiezza di 150 metri e un’altezza di 23 metri, con una portata d’acqua media sui 750 m³/s con punte di massima intorno ai 1200 m³/s.
Gli svizzeri hanno costruito alla base della cascata un piccolo terrazzino sospeso che si piazza coraggioso davanti al fronte della cascata, da quella posizione affronti una gicantesca montagna d’acqua bianca che senza fine precipita dall’alto; un incessante e brutale manifestazione d’energia impossibile da non percepire.
I giorni seguenti li ho passati nel Wald, la foresta, assieme ai piccoli cani svizzeri correndo dietro a Fuchs (volpi), Saur (cinghiali) e Roe (caprioli) tra i rovi del sottobosco e gli abeti mentre i corni riusonavano scandendo i ritmi della caccia. Una delle forme venatorie più rispettose della tradizione che conosca, fatta di piccoli gesti ed un grande rispetto per la selvaggina che si manifesta nella forma e nelle usanze.
La preghiera per gli aminali catturati è realmente un momento sacro: tutti i presenti, cacciatori e cagnari, si dispongono in cerchio, cappello in mano, in silenzio, ascoltano il ringraziamento al Wald che il capo gruppo pronuncia prima che i suonatori di corni di caccia intonino una breve canzone, una per ognuna delle razze di animali abbattuta durante la giornata. Fino al termine della preghiera, recitata nel bosco, illuminati solo dalla luce del fuoco, nessuno può far festa.
Attorno al fuoco si radunano quasi 30 uomini, di tutte le età e di tutte le lingue, che hanno speso la giornata camminando insieme al freddo a caccia nel fitto del Wald. Canti, cibo e fiumi di vino e grappa a condire le risate che si fanno sempre piu’ fragorose nel silenzio, dove la luce del fuoco non arriva.
Si dice che, in virtù del futuro trattato di libero scambio tra Svizzera ed Europa, un giovane italiano avesse al seguito un bottiglione da 5 litri di grappa veneta, diverse bottiglie di vino rosso e qualche salume tipico del Friuli. “Si dice” perchè di tutto questo ora pare non essercene piu’ traccia =)
Tra una canzone ed un brindisi, gli amici “cagnari” mi invitavano a prendere parte al rito dello “snuff”, il tabacco da naso; sul dorso della mano vengono sistemate due prese di tabacco aromatico in polvere e, con un piccolo teatrino che simula un brindisi tra le mani, si “tira sù” scoppiando poi in starnuti e risate; una legnata incredibile.
Stordito dall’alcool e dal tabacco da naso, con le gambe segnate dai rovi e dalla fatica mi sono allontanato nel Wald per un ultimo saluto ed una pisciata.
Che silenzio all’ombra di quella luna piena e di quelle stelle!
Nel rito, forse tragico, della caccia si nasconde molto della vera natura dell’uomo e della vita che lo circonda.
Spesso tocca sporcarsi le mani di sangue per capire la verità della vita, tocca vivere per poter morire.
Questa caccia è rimasta immutata, se non nei dettagli, da oltre trecento anni e ci parla di un mondo che non esiste più. Un mondo affascinante di cui non possiamo non sentire la nostaglia.
Nella mia giacca consumata sento addosso quasi palpabile lo sporco della giornata, sono come gli alberi, come il fango ed i piccoli insetti, sono parte della foresta per un attimo. Che tristezza provo per coloro che criticano ciò che con ignoranza non capiscono, coloro che non hanno mai avuto il coraggio di sporcarsi con la natura per prendervene parte.
Ultima nota finale: nel cuore della notte si fa tappa in un bar, appoggiato al bancone ordino con l’ultima lucidità che mi rimane tre “STUGS”, tre medie chiare. Decido di fare il grande ed estraggo dal portafogli una banconota da 100 franchi e con una sonora manata sul bancone strepito “Questo giro è mio”.
La cameriera mi si avvicina curiosa, chissa che avarà urlato questo arruffato biondino vestito di grigio-verde, poi guarda la mia banconota e scoppia e ridere. Nella mia esperessione seria e nel mio affabile sorriso qualcosa si rompe, diavolo se cominciano a ridermi in faccia anche le cameriere sono finito.
Lei afferra la banconata e fa il giro di tutti gli avventori mostrandola e scatenando le risate di tutti. Che diavolo hanno i mie soldi? Poi si avvicina e con un grande sorriso mi spiega: sono franchi fuori corso da oltre 15 anni, praticamente un pezzo da museo!! Mi regala un altro sorriso e mi offre da bere.
Era un da un po’ che non mi facevo vedere in Svizzera!