Credo, anzi sono sicuro, di essere la persona meno qualificata per parlare e descrivere nodi ed attrezzature da montagna, sono sempre stato un “pessimo” studente ai corsi d’arrampicata e tutt’oggi non brillo per conoscenze tecniche, soprattutto oggigiorno dove piastrine, bicchierini ed altre complesse invenzioni sembrano aver sostituito i presidi del passato. Chissà che un buon ripasso non aiuti?
Mi è venuta voglia di scrivere e credo non vi sia inizio migliore che descrivere un vecchio amico, qualcosa che unisce gli alpinisti del presente, i novizi ed i grandi scalatori del passato, forse il più semplice ma anche il più magico.
Signori vi presento quello che per me è il principe dei nodi: il Mezzo Barcaiolo.
Ho scoperto che in molti paesi e nella comunità alpinistica internazionale il mezzo barcaiolo è anche conosciuto come “italian hitch“, in onore al fatto che tale nodo è stato studiato e poi promosso per un suo utilizzo in montagna (venendo ufficialmente riconosciuto dalla UIAA verso la fine degli anni Sessanta), dal Club Alpino Italiano e, in particolare, dalla sua Commissione Centrale Materiali e Tecniche.
Il mezzo barcaiolo viene utilizzato per qualsiasi manovra o operazione con la corda che richieda un freno.
In alpinismo viene impiegato per assicurare, tramite uno scorrimento controllato della corda annodata in un apposito moschettone solitamente vincolato alla parete. In questo modo vengono ridotti gli eventuali traumi di una caduta dell’alpinista che sta salendo, l’alpinista, ovviamente, deve essere legato al capo della corda che viene assicurata tramite il mezzo barcaiolo. La manovra di assicurazione, se correttamente eseguita, garantisce un buon freno al cosiddetto capocordata, ossia colui che sale per primo e soffre di un potenziale ed effettivo rischio di caduta. Garantisce altresì un ottimo freno per il cosiddetto secondo di cordata che, in realtà, soffre di limitati rischi di caduta effettiva, perché la corda viene recuperata dall’alto, mano a mano che egli sale.
Ecco un video sul mezzo barcaiolo fatto “a due mani”:
Eccone un altro dove viene realizzato “ad un mano sola”:
Ed infine un video dove vine mostrato l’utilizzo del munter hitch (altro nome inglese del “mezzo”) ad un imbrago:
Come ricorda sempre Ginetto con il “mezzo” si deve fare attenzione alle dita (non tenere mai le mani troppo vicine al moschettone lavorando con il “mezzo”) e ai capelli (ma questo lo dice alle donne e lo tace quasi sempre ai capelloni maschi!!).
Il mezzo è un nodo che appare semplice ma per padroneggiarlo è necessario essere in grado di esguirlo in condizioni difficili, senza guardare la corda o il moschettone, con entrambe le mani ed in entrambe le direzioni. I piu’ esperti dicono che rovina le corde e tene ad irrigidire alcune situazioni non soddisfando alcuni requisiti tecnici in condizioni particolari. Probabilmente è vero ma è anche probabile che sia necessario un buon grado di preparazione e conoscenza per apprezzare tali limiti di questo nodo.
Il mezzo è qualcosa che appartiene alla tradizione e che può “salvare le chiappe” ai neofiti quanto agli esperti. E’ qualcosa che chi si avvicina alla montagna dovrebbe conoscere ed un pochino amare essendo uno dei valori nostrani della nostra cultura alpinistica.
Spero di aver reso il giusto onore ad un nodo tanto speciale, se i piu’ esperti vedranno lacune o mancanze sarò ben liento di aggiungere il loro suggerimenti ed osservazioni!!
Vai alla grande “Mezzo”!!
.Davide