«A detta degli apritori la via volle essere un invito a raggiungere, per tutti i frequentatori della valle, un felice equilibrio con la natura, libero da qualsiasi desiderio eroico, competitivo e di conquista». Questa nota è stata aggiunta dei Sass Baloss alla loro relazione della via “Alba del Nirvana”, aperta da Ivan Guerini e Patrizius Gossemberg nel 1976. Aprire una nuova via con Ivan significa soprattutto comprendere quanto quella frase rappresenti il suo modo di interpretare l’arrampicata e, onestamente, è davvero un grande privilegio!
Dove abbiamo aperto una nuova via? Questa è la parte più divertente: è un segreto! Già, seguendo Ivan e Paolo mi sono addentrato in una valle nuova, in cui non ero mai stato sebbene sia a due passi da Lecco. «Vedi, Davide, in quattro generazioni solo quattro cordate hanno aperto vie qui.» Ivan snocciola qualche nome e per un istante non mi pare vero essere entrato a far parte di quella piccola cerchia. «Per ora non dobbiamo raccontare dove sono queste pareti: non per gelosia ma per proteggerle fino a quando non sarà il momento giusto».
Mi guardo intorno osservando la roccia e quelle pareti che svettano più alte persino del Medale. «Ma non vorrai salire su quella bestia, spero?!» Chiedo un po’ preoccupato. Ivan e Paolo risalgono attraverso il bosco, si fermano, ridono e puntano il dito verso due grandi torrioni gemelli che si alzano sopra le piante: «Oggi saliamo quello di sinistra, magari la prossima volta facciamo la traversata dei due pilastri lungo la cresta».
Quando arriviamo alla base della parete i miei timori scompaiono. La roccia, sebbene a tratti fragile, è bellissima e tre grosse piante segnano la linea logica per il primo lungo tiro. «Che spettacolo!» Ivan parte da primo, si alza leggero ed elegante come sempre esplorando quella roccia vergine: protezioni lunghissime, friend e fettucce, mentre sale seguendo la sinuosità delle fessure.
Poi Ivan dice con leggerezza qualcosa di assolutamente esplosivo: «Che bella roccia! Sembra di essere tornati ai bei tempi dell’AntiMedale!». Forse nemmeno se rende conto dell’effetto di quella frase su di me. «Sto davvero aprendo una nuova via con Guerini su un’antimedale vergine? Davvero? Proprio io?».
Ivan, dopo 50 metri di corda, arriva in sosta appollaindosi tra i rami di un albero. Parto, ascolto i piedi, sento le dita ed inizio davvero a “vedere” la roccia. La corda piega a sinistra e per questo prendo una fessura parallela a quella di Ivan gustando tutta la libertà di arrampicare in quel modo. Rimonto un piccolo spalto e traverso di nuovo da sinistra a destra. Mi abbasso spacco con le gambe verso sinistra cercando solo prese solide. Leggero aggiro i tratti instabili e mi alzo. «Lo vedi che sei bravo!» Mi dice Ivan «Cerchi le prese più difficili ma solide» Rido divertito, la mano sinistra è ancorata con le falangi ad una piccola presa diagonale che mi riempie di soddisfazione mentre sposto il peso del bacino. «Le sole prese buone sono quelle che reggono» Sghignazzo di rimando.
Quando raggiungo Ivan è sdraiato su un ramo, sormione e divertito, come lo “stregatto”. Lo scavalco e mi siedo su un piccolo terrazzino. Anche Paolo inzia a salire mentre Ivan, sempre sdraiato a sbalzo nel vuoto, lo assicura con tranquillità ad un ramo.
Paolo ci raggiunge e tutti insieme restiamo sdraiati al sole godendoci il panorama. «La Valle Proibita? Sai che mi piace, Davide. Mi piace perchè, per contrasto, rende l’idea di come sia invece assolutamente libera»
Qualcosa da un po’ di tempo si agita nei pensieri di Ivan. Il momento storico è decisivo, anche più di quando scrisse “Dalla parte delle Pareti”. Sente l’obbligo di parlar chiaro, di raccontare a tutti come la “filosofia” originale dell’arrampicata libera rischi di essere soverchiata dall’invadenza dell’arrampicata sportiva, del trapano e del gesto atletico fino a se stesso. «Il futuro di questa valle deve essere diverso».
Ivan esplora le possibilità per il tiro successivo e poi attacca un diedro sulla destra:«Di qui è un po’ più difficile ma è davvero bello». Piano piano si alza mentre Paolo sorride «Scoprirai con il tempo che Ivan ha una sfrenata passione per i diedri». Osservarlo arrampicare è un piacere: si alza, si ferma, incrocia le braccia prendendo un friend dall’imbrago, lo piazza, rinvia e riparte. A guardarlo sembra una cosa semplice, un gesto squisitamente spontaneo.
Supera il diedro, riemerge alla sua sinistra e chiude il tiro di 20 metri su una pianta. Tocca a me, entro nel dietro ma la roccia al suo centro è “sconsigliabile”. Mi distendo, lavoro di opposizione ed in spaccata mi metto in equilibrio sui suoi bordi. Mi alzo, guadagno qualcosa ad ogni passaggio. Una piccola fiamma di roccia traballa instabile «Davide, toglila di mezzo». Provo a rimuoverla ma tutto intorno si muovono sassi «No, no. Paolo è sotto: io passo leggero via di qui e non tocco nulla». Poi un’altro passaggio stretto verso sinistra scavalcando roccia insidiosa e scivolando sotto un grosso masso. Un’altra presa buona e sono fuori. Scavalco nuovamente la pianta su cui è appollaiato Ivan e mi assicuro ad una più piccola appena sopra un cuscino di fiori.
Quando Paolo, risalendo, tocca la piccola fiamma di roccia scatta il finimondo: il rumore di un tripudio di sassi che crolla verso il basso irrompe nella valle. Ivan ride, anche Paolo ride ma con un’evidente punta di tensione. Paolo si muove ancora verso sinistra e scatta un altro pandemonio mentre resta quasi appeso. «Paolo!» sghignazza Ivan «Smettila di buttar giù sassi che cambi tutta la via!»
Paolo arrampica con Ivan ormai da molti anni e nonostante quel passaggio lo abbia “intesito” arriva in sosta con il consueto sorriso. Compiaciuto prendo atto che per una volta non sono stato io a far crollare la via!
Ivan riparte e copre gli ultimi dieci metri che ci separano dalla cresta lungo la quale, sempre legati attraverso le roccette, guadagniamo l’uscita. Felici ci abbracciamo stringendoci le mani: è davvero una gran soddisfazione arrampicare così!
Scendiamo nuovamente attraverso il bosco ripercorrendo tutta la valle fine alla macchina. Quando le birre arrivano sul nostro tavolo anche Bruna varca sorridente la porta del Pub: sì, ora possiamo davvero fare festa!
Davide “Birillo” Valsecchi
Via “Il Bastone e la Carota” (Valle Proibita)
28/03/2015 – 3 lunghezze: 50m, 20m, 10m + cresta d’uscita.
Ivan Guerini, Paolo, Birillo