Nel fine settimana le temperature sono precipitate e Domenica il brutto tempo ha imperversato sulle montagne portando la prima neve anche a bassa quota. Le previsioni però parlavano chiaro: Lunedì schiarite e sole. Così ieri sera, a cena a casa di mio padre, ho semplicemente chiesto: «Zia Cesy, ce ne andiamo in cima ai Corni domani?»
La zia Cezy è una che cammina, spesso è venuta con me per monti e se l’è sempre cavata egregiamente. Mercoledì scorso era in cima alla Grignetta con il Gruppo Over del Cai Asso e tutti si sono complimentati per la sua salita. Per questo avevo voglia di farle provare qualcosa di nuovo avventurandoci tra la neve.
Alle otto passa a prendermi e saliamo alla volta di Gajum. Imbocchiamo il sentiero geologico salendo lungo la val Ravella fino al Terz’Alpe: l’aria è fresca e tutto brilla mentre il sole inizia a splendere sui Corni.
Attraversiamo la valle fino alla Colma di Ravella e da lì iniziamo la nostra salita nel bosco verso la Forcella dei Corni. Nella neve solo le tracce di qualcuno che scendeva ieri dalla montagna proseguendo verso Valmadrera, il resto è immacolato ed “invernale”.
Giunti alla forcella possiamo gettare finalmente lo sguardo oltre, verso nord. Il Lario è di un azzurro intenso che rivaleggia con quello del cielo mentre all’orizzonte corre una catena di monti innevati. Davanti a noi le Grigne “trionfano” in tutta la loro bellezza!
Lascio che la zia mangi qualcosa e tiri fiato. Il difficile comincia ora: il mio piano infatti è salire sulla cima del Corno Centrale e per lei arrampicare sulla roccia con la neve lungo il versante in ombra sarà una bella prova!
Giunti sotto la parete, all’attacco del sentiero EE che porta alla vetta, inizio ad attrezzare la nostra salita. Con uno cordino da tre metri costruisco per la zia una Swiss Seat, una pratica imbragatura di corda con cui le cingo la vita e le gambe. Con un nodo delle guide ed un moschettone la assicuro ad uno spezzone di corda da trenta metri ed inizio a salire. Ogni venti/venticinque metri la zia mi segue tra le rocce mentre le faccio sicura “a spalla”.
Quando raggiungiamo la vetta è come riemergere dal buio per tuffarsi nella luce. Il panorama che ci circonda è strepitoso e la Zia nonostante lo sforzo, la fatica e forse anche un po’ di paura, è davvero entusiasta.
Davanti a noi la croce del Corno Occidentale e dietro di lei, ad oltre 100km di distanza, risplende la magnificenza del Monte Rosa.
La discesa è anche più avventurosa della salita. La zia, che non ha mai fatto nulla di simile in vita sua, arrampica in discesa tra le roccette cercando solidi appigli tra la neve. Io che le faccio sicura dall’alto la osservo, la guido con qualche consiglio e la ascolto ridendo silenziosamente quando, qua e là, si lamenta delle difficoltà: «Ma non ci sono appigli qui!!»
Nuovamente al sicuro sul prato innevato apriamo gli zaini e ridendo allegri ci godiamo il sole ed il pranzo al sacco: «Ma davvero siamo andati lassù?! Non ero mica io quella che è salita!!»
Una giornata di sole strepitosa, un magnifico assaggio di inverno ed una memorabile salita con la Zia Cesy: «Sei stata proprio brava Zia Ce’!!»
Davide Valsecchi