Un ostacolo abbastanza complesso è rappresentato dalla diga che serve la storica Centrale Elettrica Taccani e dalle succesive chiuse e prese d’acqua che si susseguono sotto il ponte dell’Autostrada di Trezzo.
Anche in questo caso è necessario compiere un lungo giro a terra per aggirare gli impedimenti artificiali costruiti lungo il fiume. Ci sono alcuni passaggi da non sottovalutrare ed il miglior consiglio è “prendetela larga“.
Quando siamo passati noi, con la nostra grossa canoa canadese, abbiamo percorso una curiosa “via di mezzo” che, in buona parte, mi sento di sconsigliarvi.
Andiamo però per ordine: il bacino a monte della diga è molto ampio e per nulla pericoloso. In quell’acqua ferma infatti si allenano gli atleti della Canottieri Trezzo che ha la propria sede proprio sulla riva destra (sempre seguendo il corso del fiume). Fermatevi a chiere informazioni fresche se passate da quelle parti, le canottieri sono sempre molto disponibili.
La Centrale Taccani è costruita sullo stesso sperone di roccia al di sopra del quale sorgono i ruderi del Castello di Trezzo. L’acuqa, di fatto, è costretta in buona parte a canalizzarsi attraverso la collina, a far girare le numerose turbine della centrale e ad essere restituita al fiume sul lato opposto. La diga ha lo scopo di mantere costante il livello del bacino e di far defluire l’acqua in eccesso. Per questo motivo fate attenzione a non avvicianrvi troppo sia alla chiusa che alla centrale. Non vi è tuttavia gran pericolo: si intuisce facilmente da cosa stare alla larga.
A valle dello sbarramento, dopo che il fiume effettua il salto in un ampia ansa, abbiamo un nuovo stretto bacino lungo un chilometro e mezzo. In questo bacino si riversano però sia il flusso della diga che quello della centrale e lo stesso termina in una nuova chiusa con diversi nuovi canali e condotte. Noi l’abbiamo trovata in un momento di calma senza troppa acqua ma ho idea che possa diventare un tratto abbastanza agitato e che conviene saltare a piedi pari.
Noi abbiamo attraccato al piccolo baretto ma è possibile farlo anche al pontile della canottieri allungando il percorso solo di un centinaio di metri [Coords: 45.612175, 9.518366]. Si percorre la ciclabile che costeggia il bacino fino alla vecchia conca di navigazione ormai in disuso, qui la strda comincia a scendere ricongiungendosi con i tornanti che scendono dalle case sopra la collina. In quel punto la stradina sterrata diventa un sentiero che prosegue lungo il fiume. Noi abbiamo aprofittato di una vecchia scala in sasso per rimettere la canoa in acqua.
La scelta non si è rivelata tra le più felici perchè una volta in acqua diventa molto dificcile uscirne. Sotto il ponte dell’autostrada infatti vi è una nuova chiusa a cui si deve fare molta attenzione. In primo luogo, esattamente sotto il ponte sul lato destro, vi una presa molto ampia che cattura l’acqua e la canalizza per otto chilometri sotto terra. Non è molto visibile ma la corrente, anche a distanza, si fa sentire: attenzione!!
Sempre sul lato destro, superato il ponte, vi è l’imbocco del Naviglio della Martesana. Noi l’abbiamo trovato chiuso ed il muro in quel punto supera i due metri dal livello d’acqua. Io mi ci sono arrampicato ma tirare in secca la nostra canoa da quella posizione era quasi impossibile. Era una situazione un po’ di stallo ma esplorando a piedi ho notato il canale sulla sinistra.
Sul lato sinistro del fiume vi è infatti un altro canale che probabilemente serviva un tempo come conca di navigazione o qualcosa di simile. Dal lato destro si vedeva chiaramente che il canale e la grande muraglia inclinata di quasi otto metri che corre parallela e rialzata rispetto al livello del fiume sottostante. Con molta acqua probabilmente il canale ricopre anche il ruolo di tracimatoio ma, in quel momento, l’acqua non superava il muro.
Abbiamo quindi attraversato con prudenza il bacino della diga e ci siamo infilati nel canale. Dopo un centinaio di metri il canale è interrotto da una grossa chiusa, se avete una canoa leggera potete superare l’ostacolo ed utilizzare delle scale poste alle spalle. Noi abbiamo dovuto invece organizzare una “calata” ad un palo utilizzando le corde per far scivolare la nostra canoa lungo le pareti esterne del canale. C’è voluto un po’ dell’esperienza alpinistica per evitare che la cona si sfasciase o che, peggio, ci tirasse giù dal muro. Se fate una “calata” cercate sempre un ancoraggio solido da utilizzare o vi farette tirare a basso dal peso.
In questo modo siamo tornati sul fiume ma abbiamo impiegato molto e rischiato un po’. Informandoci meglio abbiamo scoperto che la soluzione migliore è decisamente il sentierino che costeggia il fiume sul lato destro percorrendolo abbastanza da raggiungere il ponte sulla Martesana e quindi rientrando comodamente nel fiume. Con un chilometro via terra si evitano un sacco di problemi.
Alla fine in totale il percorso da fare con la canoa in spalla o sul carrello sono poco più di due chilometri, inoltre il bacino tra la Taccani ed il ponte dell’autostrada è poco soleggiato e frequentato, per questo motivo troverete poca gente per aiutarvi o “soccorrervi” se qualcosa andasse storto in acqua. Facendo due conti conviene armarsi di pazienza e percorrerea piedi il tratto senza troppo pensarci sopra: è la soluzione migliore.
Davide “Birillo” Valsecchi