«La distruzione di Dresda ha un sapore epico e tragico. Era una città meravigliosa, simbolo dell’umanesimo barocco e di tutto ciò che c’era di più bello in Germania. Allo stesso tempo, conteneva anche il peggio della Germania del periodo nazista. In un certo senso, la tragedia fu un perfetto esempio degli orrori del modo di concepire la guerra nel XX secolo» (Frederick Taylor)
Continuano i festeggiamenti per il ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino ed io continuo la mia piccola ricerca in quello che mi appare sempre più come il Medio Evo nel cuore del ‘900.
Ciò che disorienta non è tanto la crudeltà del mostro nazista, l’idra malefica dipinta fin nel dettaglio dai paladini che salvarono l’Europa, quanto le sfumature e gli spazi buii che emergono da ciò che tutti sanno ma che nessuno può dire. Per 28 anni l’Europa rimase divisa in due, spezzata perchè meditasse sul suo ruolo in quello che era il nuovo mondo, un mondo dove il vecchio continente era solo un territorio da spartire.
In realtà Americani, Inglesi e Russi avevano diviso l’Europa e la Germania molto prima del 13 Agosto del 1961, 16 anni dopo la fine del 2° conflitto mondiale che li vedeva vincitori. Le parti erano state fatte molto prima, l’11 Febbraio del ’45 e siglate nella Conferenza di Jalta dove Stalin, Roosvlet e Churchill decisero i termini con cui retribuire la relativa partecipazione nella guerra contro l’asse del Male.
Lo smembramento, il disarmo e la smilitarizzazione della Germania, visti come “prerequisiti per la pace futura” erano uno dei nodi centrali su cui verteva l’incontro. Gli accordi prevedevano che USA, URSS, Regno Unito e Francia, una volta sconfitta la Germania, gestissero ciascuno una zona di occupazione che doveva essere provvisoria. In realtà questo diede vita a “dettagli” come la divisione della Germania fra Est ed Ovest, che finì solo nel 1989, e la Guerra Fredda, che forse si è solo cambiata d’abito.
Ma Dresda? Durante la conferenza, l’11 Febbraio, gli alleti stabilirono di dare supporto all’avanzata sovietica impiegando le forze aeree americane ed inglesi in un massiccio bombardamento della città di Dresda effettuato proprio tra il 13 ed il 15 Febbraio. Il primo risultato di Jalta fu dare vita ad una delle azioni militari più terribili della seconda guerra mondiale, il secondo fu l’ONU.
Il bombardamento aereo come atto terroristico nei confronti della popolazione civile. Lo scopo di un bombardamento a tappeto, nome in codice Operazione Thunderclap, si legge nei manuali inglesi essere questo: “The ultimate aim of an attack on a town area is to break the morale of the population which occupies it. To ensure this, we must achieve two things: first, we must make the town physically uninhabitable and, secondly, we must make the people conscious of constant personal danger. The immediate aim, is therefore, twofold, namely, to produce destruction and fear of death”
[Lo scopo finale di un attacco ad una città è di infrangere il morale della popolazione che la occupa. Per ottenere questo dobbiamo acquisire due risultati: primo, dobbiamo rendere la città fisicamente inabitabile e, secondariamente, dobbiamo rendere le persone consapevoli di un costante pericolo personale. L’obbiettivo immediato è comunque quello di creare distruzione, paura e morte.]
1478 tonnellate di bombe esplosive e 1182 tonnellate di bombe incendiarie colpirono Dresda la prima notte. Il giorno successivo la città fu attaccata dai B-17 americani che, in quattro raid, la colpirono con 3900 tonnellate di bombe fra esplosive e incendiarie. Il bombardamento creò una tempesta di fuoco con temperature che raggiunsero i 1500°C. L’incendio che avvolse la città si estese per 18 kilometri quadrati.
Il calore provocato dal bombardamento diede vita, come era successo per il bombardamento del Porto di Amburgo, ad un vero e proprio ciclone. L’equipaggio di un bombardiere americano, tornato nelle ore successive, vide arrivare ad 8 mila metri di quota travi di legno ed altri tipi di materiale sollevato da una forte corrente ascensionale.
Gli archivi tedeschi parlano di 21.271 sepolture effettuate dopo il bombardamento. Il numero delle vittime il cui corpo non fu sepolto o ritrovato, distrutto o cremato dalle oltre 2000 bombe incendiarie, non può essere calcolato. Kurt Vonnegut, scrittore americano che si trovava a Dresda come prigioniero di guerra proprio durante il bombardamento, riporta nel suo libro, Mattatoio n. 5, l’impressionante cifra di 135.000 morti. Così tante vittime civili in meno di due giorni. Forse Hitler andava sconfitto perchè era un dilettante…
La città fu nuovamente bombardata dalla USAAF il 2 marzo, con altre 1000 tonnellate di bombe esplosive e incendiarie, e il 17 aprile, con 1554 tonnellate di bombe esplosive e 164 di bombe incendiarie.
La Battaglia d’Inghilterra, l’epico scontro aereo tra la Luftwaffe e la RAF, durò da Luglio al Dicembre 1940 e provocò un totale di perdite civili inglesi pari a 23.002 morti e 32.138 feriti. Una delle incursioni più drammatiche fu quella del 29 dicembre 1940 in cui morirono circa 3.000 civili. I numeri a volte si dimostrano incredibili ed enigmatici nella loro drammaticità!
Questi sono coloro che hanno salvato l’Europa. Non c’è da stupirsi se il vecchio continente non abbia più una sua identità e festeggi con tanta allegrezza la caduta del muro proprio con chi lo edificò…
Davide “Birillo” Valsecchi