Alle volte ci sono occasioni da cogliere al volo, ieri era una di quelle: Enzo Santambrogio, arista scultore e fotografo Assese, è uno dei personaggi di spicco del panorama artistico lariano e mi ha gentilmente invitato a prendere parte con lui all’inaugurazione della 17ª edizione della mostra d’arte contemporanea che si tiene in questi giorni a Como. Grazie ad uno {en:Chaperone (social)|chaperon} d’eccezione come Enzo ho potuto conoscere sia gli organizzatori che gli artisti, partecipando sia alla cerimonia di apertura che al rinfresco privato che sei è tenuto la sera.
La mostra, che ha la sua prima edizione nel 1991, è stata ideata e mantenuta negli anni grazie all’impegno di Nazzarena Bortolaso e Mimmo Totaro che hanno creato un punto d’ incontro tra la storica vocazione tessile di Como ed il mondo dell’arte. Grazie al loro impegno il Presidente della Repubblica ha voluto destinare una medaglia al “Premio Antonio Ratti”, inziativa organizzata nell’ambito della XVIII edizione della Mostra Internazionale d’arte tessile contemporanea “Matrix Natura – Miniartextil Como”
Nell suggestivo scenario della Chiesa di San Francesco si alternano grandi installazioni a piccole opere scultoree della dimensione massima di 20x20x20, tutto realizzato utilizzando tecniche proprie della tessitura sul tema attuale e delicato della salvaguardia e protezione della natura. Altre installazioni della mostra sono presenti anche al Museo Civico Archeologico “Paolo Giovio” e nel Palazzo del Borletto, quest’ultima offre un’atmosfera magica e coinvolgente in grado di confondere ed affascinare anche lo sgorbutico montagnino che è in me.
Alla rinfresco privato erano presenti personalità Comasce ed artisti rinomati a livello internazionale, come ricorda Massimo Baraldi “muoversi perfettamente a proprio agio tanto nei raffinati salotti dell’alta società quanto in rugginose fucine“ è uno dei talenti di Enzo, non certo il mio, specie se si tratta di arte!
A salvarmi dall’impaccio e dall’imbarazzante ruolo di tappezzeria artistica è stata Fiona, artista scozzese che vive da anni in Sud Africa. Grazie al mio inglese approsimativo e alla sua pazienza le ho raccontato del nostro lago e del Lario mentre lei mi ha descritto meraviglie selvagge popolate da leoni e rinoceronti.
Rotto il ghiaccio grazie a Fiona anche un profano come me ha potuto accostarsi e meglio comprendere le opere esposte superando l’impalpabile barriera che spesso avvolge l’arte. Parlare con una persona straniera è sempre affascinante, quando si è costretti ad utilizzare un linguaggio che non è il proprio, come l’inglese in questo caso, si deve compiere uno sforzo per comunicare ed alla base di questo impegno deve esserci una chiara volontà di condividere. Per questo è subito evidente se si sta semplicemente riempiendo il silenzio o se si ha un sincero interesse a capirsi.
Alla nostra piccola e rumorosa conversazione fatta di gesti, sorrisi e parole storpiate si sono aggiunte Irina, dalla Germania, Anna e Joanna, dalla Polonia, Parul, dall’india e Mihoko dal Giappone. In mezzo all’allegria di queste artiste provenienti dalle piu’ disparate parti del mondo ho capito che l’arte è semplicemente uno strumento diverso per comunicare un mesaggio laddove i linguaggi naturali non riescono ad arrivare.
Cosi come avviene quando si usa una lingua straniera serve passione ed impegno per capirsi attraverso l’arte. Non si deve essere spaventati dalla complessità culturale del messaggio, spesso è qualcosa di semplice ma profondo e gentile come un “io credo che questo sia bello”.
La mostra è aperta dal 27 Settembre al 16 Novembre e credo meriti di essere visitata. Nella sua bellezza offre la possibilià di un contatto immediato e sincero. Sono molto felice di avervi preso parte.
Per questo motivo riporto il giudizio di “uno che ci capisce” e che ho la fortuna di avere per amico, Enzo Santambrogio ha pubblicato sulla nuova testata giornalistica di Como, L’Ordine, una recensione in anteprima della mostra:
Andate a fare un giro nel paese delle meraviglie
Wowwwww….. eh sì, è proprio ciò che ti viene in mente appena varchi la porta della chiesa di San Francesco, sede dell’attuale appuntamento con Miniartextil, l’ormai storica e consacrata mostra di arte legata al mondo del tessile. Entrando in quello spazio mi è sembrato di oltrepassare una barriera e ritrovarmi in un altro luogo e la prima cosa che mi è balzata alla mente è stata “Alice nel paese delle meraviglie”, eh sì perchè proprio come lei rimango a bocca aperta, stupito, affascinato e, anche se per poco tempo, rapito da quella dimensione che l’ingegno ed il gusto di chi ha fatto il tutto è riuscito a trasmettere al visitatore. Giro per il grande spazio cercando di restare concentrato su ogni singolo pezzo che guardo, ma purtroppo vengo continuamente distratto dalle varie situazioni e già dall’inizio capisco che un solo giorno non mi basterà per ammirare e sopratutto per capire il tutto. Gli ultimi preparativi fervono sotto gli occhi attenti di chi dirige, artisti, stranieri e non, si aiutano a vicenda come se fossero amici da sempre, io scambio qualche parola con alcuni di loro e tutti sono concordi su una cosa…che quello sapzio è meraviglioso.
Continuo il mio giro e sul fondo della chiesa, proprio nell’abside, mi ritrovo nel bel mezzo di un bosco con alberi i cui rami salgono fino all’alto soffitto, avvolti da una luce quasi crepuscolare che conferisce al tutto un’ atmosfera surreale. Rimango stupito quando mi imbatto in un vestito fatto di quelli che io chiamo “soffioni”, quei fiori bianchi che si trovano comunemente nei nostri prati e che da bambini amiamo tanto soffiare per poi vederli esplodere e volare in tutte le direzioni portati dal vento.
La leggerezza e la grazia di quest’opera mi fanno pensare a chi possa aver avuto un’idea tanto “impalpabile” da creare un abito che potrebbe essere tranquillamente indossato in un film dal personaggio di una saga elfica.
Alla fine del mio giro riflettendo su quanto visto e sulle emozioni provate mi ritorna alla mente un’altra mostra nella quale ho avuto sensazioni simili: “stanze dell’anima” alla Rotonda della Besana di Milano, mostra a cui erano stati invitati numerosi registri e scenografi internazionali del calibro di Emir Kusturica, questi artisti hanno realizzato in maniera cinematografica interni ed esterni di situazioni emozionanti per il visitatore , cosa pienamente riuscita visto il grande afflusso di pubblico e che portò a dover rinviare la chiusra di oltre due settimane. Ma comunque si parla di Milano, grande città con grandi sponsor…
Per concludere dico a tutte le persone che si prodigano per creare eventi del genere a Como: grazie.
Maggiori informazioni sulla mostra sono disponibili al sito web: www.miniartextil.it